Il luogo di lavoro può essere teatro di vessazioni psicologiche e morali nei confronti dei propri lavoratori e così è sempre stato. Pur essendo un fenomeno antico, è solo negli ultimi decenni del secolo scorso che si è iniziato a studiarlo, prendendo gradualmente sempre più consapevolezza del forte impatto che potesse avere sulle sue vittime. Fu Heinz Leymann, psicologo svedese, il pioniere della teorizzazione del Mobbing, grazie ai suoi studi risalenti al 1986. Il mobbing o terrore psicologico sul posto di lavoro consiste in messaggi ostili e moralmente scorretti, diretti sistematicamente da colleghi, superiori o dall’azienda stessa verso un solo un solo individuo, il quale, a causa del perpetuarsi di tali azioni, viene posto e mantenuto in una condizione di impotenza e incapacità di difendersi. Questo fenomeno si rivela essere sicuramente un aspetto negativo nella vita delle organizzazioni, con conseguenze devastanti a livello sociale e individuale, soprattutto considerando gli effetti negativi che ha per le vittime. (Hoel, Einarsen, Cooper, 2003) L’esposizione al mobbing è stata classificata come una significante sorgente di stress sociale sul lavoro e come il problema più paralizzante per i lavoratori rispetto a tutti gli altri stressori correlati al lavoro messi insieme (Wilson, 1991 in Einarsen e Mikkelsen, 2003). Il Mobbizzato, la così definita vittima di Mobbing, può andare incontro ad alterazioni dell’equilibrio socio-emotivo (ansia, depressione, attacchi di panico, anestesia emozionale), dell’equilibrio psicofisico (cefalea, disturbi del sonno, vertigini) o vedere l’insorgere di disturbi a livello comportamentale. Tutti questi effetti, ricollegabili ad una condizione di forte stress e pressione psicologica a cui la vittima viene sottoposta, possono portare quest’ultima a riversare tutta la sua sofferenza e il suo disagio nel contesto famigliare, il quale diventerà inizialmente fonte di sostegno e supporto, ma si caricherà crescentemente di negatività. In questo lavoro verrà affrontato il tema del mobbing, prima nel suo complesso, per avere un quadro generale del fenomeno e della sua evoluzione, per poi concentrarsi sulle conseguenze negative che possa portare nei confronti dell’individuo che lo subisce, ponendo l’accento su i risvolti possibili all’interno del contesto famigliare, nello specifico considerando il fenomeno del doppio-mobbing, riscontrato dallo studioso Harald Ege nella sua analisi della situazione italiana, osservando come un disagio scaturito in ambito lavorativo, frutto di un’ingiustizia nei confronti di un individuo, possa dar via ad un eventuale circolo vizioso di malessere e disagio, con conseguenze dannose per i rapporti e i legami famigliari.

Le conseguenze del Mobbing nel contesto familiare: il caso del Doppio-Mobbing

ARRIGHI, TOMMASO
2021/2022

Abstract

Il luogo di lavoro può essere teatro di vessazioni psicologiche e morali nei confronti dei propri lavoratori e così è sempre stato. Pur essendo un fenomeno antico, è solo negli ultimi decenni del secolo scorso che si è iniziato a studiarlo, prendendo gradualmente sempre più consapevolezza del forte impatto che potesse avere sulle sue vittime. Fu Heinz Leymann, psicologo svedese, il pioniere della teorizzazione del Mobbing, grazie ai suoi studi risalenti al 1986. Il mobbing o terrore psicologico sul posto di lavoro consiste in messaggi ostili e moralmente scorretti, diretti sistematicamente da colleghi, superiori o dall’azienda stessa verso un solo un solo individuo, il quale, a causa del perpetuarsi di tali azioni, viene posto e mantenuto in una condizione di impotenza e incapacità di difendersi. Questo fenomeno si rivela essere sicuramente un aspetto negativo nella vita delle organizzazioni, con conseguenze devastanti a livello sociale e individuale, soprattutto considerando gli effetti negativi che ha per le vittime. (Hoel, Einarsen, Cooper, 2003) L’esposizione al mobbing è stata classificata come una significante sorgente di stress sociale sul lavoro e come il problema più paralizzante per i lavoratori rispetto a tutti gli altri stressori correlati al lavoro messi insieme (Wilson, 1991 in Einarsen e Mikkelsen, 2003). Il Mobbizzato, la così definita vittima di Mobbing, può andare incontro ad alterazioni dell’equilibrio socio-emotivo (ansia, depressione, attacchi di panico, anestesia emozionale), dell’equilibrio psicofisico (cefalea, disturbi del sonno, vertigini) o vedere l’insorgere di disturbi a livello comportamentale. Tutti questi effetti, ricollegabili ad una condizione di forte stress e pressione psicologica a cui la vittima viene sottoposta, possono portare quest’ultima a riversare tutta la sua sofferenza e il suo disagio nel contesto famigliare, il quale diventerà inizialmente fonte di sostegno e supporto, ma si caricherà crescentemente di negatività. In questo lavoro verrà affrontato il tema del mobbing, prima nel suo complesso, per avere un quadro generale del fenomeno e della sua evoluzione, per poi concentrarsi sulle conseguenze negative che possa portare nei confronti dell’individuo che lo subisce, ponendo l’accento su i risvolti possibili all’interno del contesto famigliare, nello specifico considerando il fenomeno del doppio-mobbing, riscontrato dallo studioso Harald Ege nella sua analisi della situazione italiana, osservando come un disagio scaturito in ambito lavorativo, frutto di un’ingiustizia nei confronti di un individuo, possa dar via ad un eventuale circolo vizioso di malessere e disagio, con conseguenze dannose per i rapporti e i legami famigliari.
2021
The consequences of Mobbing in the family context: the case of Double-Mobbing
mobbing
doppio mobbing
disagio lavorativo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/33657