La rappresentazione mentale del sé è un costrutto complesso, comprendente sia informazioni concettali che percettive, e influenza diversi processi cognitivi, dirigendo ad esempio la memoria e l’attenzione. L’essere umano è circondato da una moltitudine di stimoli ed è necessario selezionare quelli che sono più utili per la sua sopravvivenza e lo svolgimento della propria vita. Attraverso la rappresentazione del sé, gli stimoli relativi a noi stessi, e che ci riguardano, vengono percepiti come più rilevanti rispetto agli altri, e perciò attirano di più l’attenzione e vengono consolidati meglio in memoria. Questo effetto prende il nome di prioritizzazione del sé. Nella letteratura scientifica è stato confermato in diversi esperimenti la persistenza della prioritizzazione del sé anche quando l’individuo associa il sé a stimoli arbitrari, come una forma geometrica, il volto di una persona estranea o l’avatar di un videogioco. Ma cosa accade quando il sé deve essere associato al volto di una persona appartenente a un altro gruppo sociale? In questo elaborato viene riportata una ricerca attuata per indagare questo quesito, consistente in un esperimento svolto a computer diviso in due parti: -nella prima si è fatto ricorso al IAT Test (Implicit Association Test), strumento solitamente usato per studiare la rilevanza dei legami associativi della memoria, che permette di indagare in particolare le “associazioni implicite” dei soggetti; -nella seconda è stato utilizzato un test in cui il partecipante doveva apprendere delle associazioni tra un volto bianco/nero e delle etichette verbali indicanti sé stesso/un’altra persona e successivamente giudicare se le coppie etichetta-volto ricombinati fossero congruenti o meno con quelle apprese. I partecipanti dovevano rispondere il più velocemente possibile, premendo determinati tasti sulla tastiera e venivano valutati in base ai tempi di reazione (RT) e all’accuratezza delle risposte (ACC). L’obiettivo era quello di indagare se l’associazione del sé fosse presente in maniera più rapida e accurata nel caso di associazioni tra il sé e volti bianchi o nel caso di volti neri, ed eventualmente se ci fossero altre implicazioni legate ai risultati. Dall’analisi dei dati è emerso che i soggetti associano a sé stessi allo stesso modo sia l'identità bianca che nera. Quindi è possibile associare non solo il volto di un estraneo al sé (come quando usiamo l'avatar di un videogioco), ma questo estraneo può appartenere anche a un gruppo etnico diverso dal proprio. Questi risultati possono avere delle importanti implicazioni sia per gli studi passati, dato che si contraddicono, che per quelli futuri.

La salienza sociale e la rappresentazione del Sè in relazione con un altro gruppo sociale: uno studio empirico

MUJAGIC, LORINA
2021/2022

Abstract

La rappresentazione mentale del sé è un costrutto complesso, comprendente sia informazioni concettali che percettive, e influenza diversi processi cognitivi, dirigendo ad esempio la memoria e l’attenzione. L’essere umano è circondato da una moltitudine di stimoli ed è necessario selezionare quelli che sono più utili per la sua sopravvivenza e lo svolgimento della propria vita. Attraverso la rappresentazione del sé, gli stimoli relativi a noi stessi, e che ci riguardano, vengono percepiti come più rilevanti rispetto agli altri, e perciò attirano di più l’attenzione e vengono consolidati meglio in memoria. Questo effetto prende il nome di prioritizzazione del sé. Nella letteratura scientifica è stato confermato in diversi esperimenti la persistenza della prioritizzazione del sé anche quando l’individuo associa il sé a stimoli arbitrari, come una forma geometrica, il volto di una persona estranea o l’avatar di un videogioco. Ma cosa accade quando il sé deve essere associato al volto di una persona appartenente a un altro gruppo sociale? In questo elaborato viene riportata una ricerca attuata per indagare questo quesito, consistente in un esperimento svolto a computer diviso in due parti: -nella prima si è fatto ricorso al IAT Test (Implicit Association Test), strumento solitamente usato per studiare la rilevanza dei legami associativi della memoria, che permette di indagare in particolare le “associazioni implicite” dei soggetti; -nella seconda è stato utilizzato un test in cui il partecipante doveva apprendere delle associazioni tra un volto bianco/nero e delle etichette verbali indicanti sé stesso/un’altra persona e successivamente giudicare se le coppie etichetta-volto ricombinati fossero congruenti o meno con quelle apprese. I partecipanti dovevano rispondere il più velocemente possibile, premendo determinati tasti sulla tastiera e venivano valutati in base ai tempi di reazione (RT) e all’accuratezza delle risposte (ACC). L’obiettivo era quello di indagare se l’associazione del sé fosse presente in maniera più rapida e accurata nel caso di associazioni tra il sé e volti bianchi o nel caso di volti neri, ed eventualmente se ci fossero altre implicazioni legate ai risultati. Dall’analisi dei dati è emerso che i soggetti associano a sé stessi allo stesso modo sia l'identità bianca che nera. Quindi è possibile associare non solo il volto di un estraneo al sé (come quando usiamo l'avatar di un videogioco), ma questo estraneo può appartenere anche a un gruppo etnico diverso dal proprio. Questi risultati possono avere delle importanti implicazioni sia per gli studi passati, dato che si contraddicono, che per quelli futuri.
2021
Social salience and self-representation in relation with another social group: an empirical study
Autorappresentazione
Salienza sociale
Percezione
Out-group
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/33847