Il presente elaborato è dedicato allo studio della Honeycomb Illusion, un’illusione visiva caratterizzata da una texture uniforme di esagoni e linee che li intersecano. Quest’ultime, nonostante siano presenti su tutto il campo visivo, non vengono percepite nella zona periferica, ma bensì solo in una piccola porzione intorno al punto di fissazione. Il lavoro prende l’avvio con una breve riflessione sulla funzione che la percezione ha avuto in alcuni sistemi filosofici moderni. Per diversi filosofi le percezioni erano concepite come lo strumento capace di fornire i dati oggettivi che poi venivano elaborati dall’intelletto. C’era sicuramente una prospettiva realista, in quanto le sensazioni erano viste come fonte oggettiva di dati capaci, quindi, di riprodurre in modo esatto la realtà. In questa prospettiva la percezione oggettiva per eccellenza è stata considerata la vista, e il vedere direttamente una fonte di inequivocabile certezza. Il presente lavoro, basandosi sulla letteratura scientifica delle illusioni, fa emergere come percezione e realtà siano spesso discordanti. Dimostra questa tesi con un esperimento che intende rispondere alla seguente domanda: qual è la misura oggettiva della porzione di campo visivo in cui si è in grado di percepire le linee? Lo studio approfondisce ulteriormente il funzionamento della illusione in esame, rispondendo a due ulteriori domande: 1) L’impossibilità di percepire le linee oltre una certa distanza dal punto di fissazione è dovuta all’effetto dell’illusione o al fatto che esse siano troppo in periferia? 2) La presenza di una differenza di luminanza tra il centro e la periferia può determinare una variazione nella quantità di linee percepite? Per rispondere è stato utilizzato un compito comportamentale su un campione di dieci partecipanti sottoposti alla visione di una variante della Honeycomb Illusion, formata da una griglia di quadrati sui cui spigoli sono presenti delle linee. Il partecipante era all’oscuro del fatto che le linee fossero presenti su tutto lo schermo e doveva quantificare il numero di elementi (croci o linee) che vedeva ad ogni presentazione, premendo dei tasti su un joystick. Una condizione di controllo (linee presenti al centro dei quadrati invece che alle loro intersezioni) è stata inserita per rispondere alla domanda alla prima domanda: il medesimo pattern di risposta nella condizione di illusione e di controllo, al variare della dimensione delle croci centrali, indicherebbe che l’impossibilità di percepire le linee oltre una certa distanza dal punto di fissazione non dipende dall’effetto dell’illusione. Per rispondere alla seconda domanda, è stato controllato se la quantità di elementi percepiti cambiasse al variare della dimensione delle croci centrali, in quanto se all’aumentare delle croci corrisponde un aumento del numero di elementi percepiti è possibile concludere che la luminanza ha un effetto sulla percezione anche nel caso della Honeycomb Illusion. I risultati indicano una differenza nella media delle risposte tra la condizione di illusione e quella di controllo: i partecipanti sono in grado di percepire gli elementi di una texture fino ai 20° di angolo visivo se è presente la Honeycomb Illusion, mentre in assenza dell’illusione la loro detezione si estende fino alla quasi totalità del campo visivo. L’impossibilità di percepire gli elementi oltre una certa distanza dal punto di fissazione è dovuta, quindi, all’effetto dell’illusione e non al fatto che questi siano troppo periferici. Sembra, infine, che la differenza di luminanza abbia un effetto sulla quantità di elementi percepiti anche se è presente un’illusione visiva.

Fenomenologia della percezione e illusioni ottiche: il caso dell'Honeycomb illusion

CEPPARRONE, FREDA FEDERICA
2021/2022

Abstract

Il presente elaborato è dedicato allo studio della Honeycomb Illusion, un’illusione visiva caratterizzata da una texture uniforme di esagoni e linee che li intersecano. Quest’ultime, nonostante siano presenti su tutto il campo visivo, non vengono percepite nella zona periferica, ma bensì solo in una piccola porzione intorno al punto di fissazione. Il lavoro prende l’avvio con una breve riflessione sulla funzione che la percezione ha avuto in alcuni sistemi filosofici moderni. Per diversi filosofi le percezioni erano concepite come lo strumento capace di fornire i dati oggettivi che poi venivano elaborati dall’intelletto. C’era sicuramente una prospettiva realista, in quanto le sensazioni erano viste come fonte oggettiva di dati capaci, quindi, di riprodurre in modo esatto la realtà. In questa prospettiva la percezione oggettiva per eccellenza è stata considerata la vista, e il vedere direttamente una fonte di inequivocabile certezza. Il presente lavoro, basandosi sulla letteratura scientifica delle illusioni, fa emergere come percezione e realtà siano spesso discordanti. Dimostra questa tesi con un esperimento che intende rispondere alla seguente domanda: qual è la misura oggettiva della porzione di campo visivo in cui si è in grado di percepire le linee? Lo studio approfondisce ulteriormente il funzionamento della illusione in esame, rispondendo a due ulteriori domande: 1) L’impossibilità di percepire le linee oltre una certa distanza dal punto di fissazione è dovuta all’effetto dell’illusione o al fatto che esse siano troppo in periferia? 2) La presenza di una differenza di luminanza tra il centro e la periferia può determinare una variazione nella quantità di linee percepite? Per rispondere è stato utilizzato un compito comportamentale su un campione di dieci partecipanti sottoposti alla visione di una variante della Honeycomb Illusion, formata da una griglia di quadrati sui cui spigoli sono presenti delle linee. Il partecipante era all’oscuro del fatto che le linee fossero presenti su tutto lo schermo e doveva quantificare il numero di elementi (croci o linee) che vedeva ad ogni presentazione, premendo dei tasti su un joystick. Una condizione di controllo (linee presenti al centro dei quadrati invece che alle loro intersezioni) è stata inserita per rispondere alla domanda alla prima domanda: il medesimo pattern di risposta nella condizione di illusione e di controllo, al variare della dimensione delle croci centrali, indicherebbe che l’impossibilità di percepire le linee oltre una certa distanza dal punto di fissazione non dipende dall’effetto dell’illusione. Per rispondere alla seconda domanda, è stato controllato se la quantità di elementi percepiti cambiasse al variare della dimensione delle croci centrali, in quanto se all’aumentare delle croci corrisponde un aumento del numero di elementi percepiti è possibile concludere che la luminanza ha un effetto sulla percezione anche nel caso della Honeycomb Illusion. I risultati indicano una differenza nella media delle risposte tra la condizione di illusione e quella di controllo: i partecipanti sono in grado di percepire gli elementi di una texture fino ai 20° di angolo visivo se è presente la Honeycomb Illusion, mentre in assenza dell’illusione la loro detezione si estende fino alla quasi totalità del campo visivo. L’impossibilità di percepire gli elementi oltre una certa distanza dal punto di fissazione è dovuta, quindi, all’effetto dell’illusione e non al fatto che questi siano troppo periferici. Sembra, infine, che la differenza di luminanza abbia un effetto sulla quantità di elementi percepiti anche se è presente un’illusione visiva.
2021
Phenomenology of perception and optical illusion: the case of honeycomb illusion
honeycomb illusion
illusioni ottiche
percezione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/33857