Grazie alle lotte portate avanti dai movimenti femministi, in Italia si è arrivati ad una regolamentazione legale dell’interruzione di gravidanza il 22 Maggio 1978 con la legge 194, prevedendo zone apposite negli ospedali in cui poter svolgere l’intervento in piena tutela della propria integrità fisica. L’esperienza di un’Interruzione Volontaria di Gravidanza comporta delle conseguenze psicologiche, soprattutto in donne che hanno percepito il proprio feto come un vero e proprio bambino, tanto che alcuni studiosi hanno introdotto un’associazione tra perdita del feto e l’esperienza di perdita avvenuta in un lutto, definendolo come “Disenfranchised grief” o lutto delegittimato. L’esperienza di lutto è strettamente ricollegata alle aree cimiteriali, luoghi in cui poter vivere ed elaborare la perdita; in Italia sono previste zone, all’interno dei cimiteri, in cui vengono seppelliti i feti e, su richiesta, i feti stessi possono essere sepolti secondo le normali procedure di tumulazione. Di recente, la cronaca italiana ha coinvolto questi “cimiteri degli angeli” (così definiti dalla stampa e dai movimenti contro l’aborto), in riferimento a fatti di cronaca avvenuti nel nostro paese. Da qui l’importanza dello scopo di questa ricerca, che si propone di indagare il significato attribuito da donne che hanno fatto esperienza di un aborto spontaneo e non alle aree cimiteriali adibite alla sepoltura di feti. In particolare, si vuole indagare come credenze religiose, background culturale e vissuto psicologico successivo all’aborto possano influenzare tale percezione.
Percezione delle aree cimiteriali dedicate ai feti e le conseguenze psicologiche dell’aborto per donne che hanno affrontato un’interruzione di gravidanza
INZOLI GOVONI, MATILDE
2021/2022
Abstract
Grazie alle lotte portate avanti dai movimenti femministi, in Italia si è arrivati ad una regolamentazione legale dell’interruzione di gravidanza il 22 Maggio 1978 con la legge 194, prevedendo zone apposite negli ospedali in cui poter svolgere l’intervento in piena tutela della propria integrità fisica. L’esperienza di un’Interruzione Volontaria di Gravidanza comporta delle conseguenze psicologiche, soprattutto in donne che hanno percepito il proprio feto come un vero e proprio bambino, tanto che alcuni studiosi hanno introdotto un’associazione tra perdita del feto e l’esperienza di perdita avvenuta in un lutto, definendolo come “Disenfranchised grief” o lutto delegittimato. L’esperienza di lutto è strettamente ricollegata alle aree cimiteriali, luoghi in cui poter vivere ed elaborare la perdita; in Italia sono previste zone, all’interno dei cimiteri, in cui vengono seppelliti i feti e, su richiesta, i feti stessi possono essere sepolti secondo le normali procedure di tumulazione. Di recente, la cronaca italiana ha coinvolto questi “cimiteri degli angeli” (così definiti dalla stampa e dai movimenti contro l’aborto), in riferimento a fatti di cronaca avvenuti nel nostro paese. Da qui l’importanza dello scopo di questa ricerca, che si propone di indagare il significato attribuito da donne che hanno fatto esperienza di un aborto spontaneo e non alle aree cimiteriali adibite alla sepoltura di feti. In particolare, si vuole indagare come credenze religiose, background culturale e vissuto psicologico successivo all’aborto possano influenzare tale percezione.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
InzoliGovoni_elaboratofinale.pdf
accesso aperto
Dimensione
323.89 kB
Formato
Adobe PDF
|
323.89 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License
https://hdl.handle.net/20.500.12608/33908