Il ritmo è una caratteristica fondamentale di gran parte degli stimoli che percepiamo quotidianamente: basandoci sulle regolarità temporali che li caratterizzano, siamo in grado di riconoscere in essi un certo ritmo. Sembra, secondo recenti studi, che la struttura ritmica di un certo stimolo (sia esso una canzone, una persona che ci parla, un orologio che ticchetta) riesca a influenzare le nostre abilità percettive facendole “oscillare a tempo”. Com’è possibile tutto ciò? Alcuni pensano che il meccanismo che permette tutto questo sia un processo bottom-up di sincronizzazione automatica (chiamata anche entrainment) tra il ritmo dello stimolo e le onde cerebrali. Hickok, Farahbod e Saberi (2015) hanno investigato ciò presentando a cinque ascoltatori una serie di stimoli acustici la cui ampiezza in una prima parte oscillava a una frequenza di 3 Hz, e poi rimaneva costante. In metà degli stimoli, nella seconda parte, era presente un breve suono (a 1k Hz) nascosto. Quello che veniva richiesto ai soggetti era di stabilire se il suono era presente o meno, e i risultati evidenziano come l’accuratezza dei partecipanti nel compito tendesse ad oscillare nel tempo alla stessa frequenza (3 Hz) dello stimolo ritmico presentato poco prima, ma con fase invertita. Questo risultato, se confermato, proverebbe quindi l’esistenza nell’uomo di fenomeni di entrainment di tipo oscillatorio, oltre che del prolungarsi dei suoi effetti nei momenti immediatamente successivi alla stimolazione ritmica. Ci sono, però, dei dubbi che aleggiano attorno allo studio di Hickok e colleghi ed è attualmente in corso un esperimento di replica diretta su larga scala che vuole cercare di testare in modo definitivo la solidità di questi risultati. I dati che andrò a presentare in questa tesi sono stati raccolti, tra le altre cose, per contribuire ad essa, e costituiscono il risultato di una replica diretta dello studio originale di Hickok e colleghi. L’obiettivo, seppur con un campione molto piccolo, rimane quello di stabilire quanto i risultati di questo esperimento siano riscontrabili a livello individuale.

"THE RHYTHM OF PERCEPTION: ENTRAINMENT TO ACOUSTIC RHYTHMS INDUCES SUBSEQUENT PERCEPTUAL OSCILLATION, HICKOK, FARAHBOD & SABERI, 2015”: UNO STUDIO DI REPLICA DIRETTA

MEGIGHIAN, CARLO
2021/2022

Abstract

Il ritmo è una caratteristica fondamentale di gran parte degli stimoli che percepiamo quotidianamente: basandoci sulle regolarità temporali che li caratterizzano, siamo in grado di riconoscere in essi un certo ritmo. Sembra, secondo recenti studi, che la struttura ritmica di un certo stimolo (sia esso una canzone, una persona che ci parla, un orologio che ticchetta) riesca a influenzare le nostre abilità percettive facendole “oscillare a tempo”. Com’è possibile tutto ciò? Alcuni pensano che il meccanismo che permette tutto questo sia un processo bottom-up di sincronizzazione automatica (chiamata anche entrainment) tra il ritmo dello stimolo e le onde cerebrali. Hickok, Farahbod e Saberi (2015) hanno investigato ciò presentando a cinque ascoltatori una serie di stimoli acustici la cui ampiezza in una prima parte oscillava a una frequenza di 3 Hz, e poi rimaneva costante. In metà degli stimoli, nella seconda parte, era presente un breve suono (a 1k Hz) nascosto. Quello che veniva richiesto ai soggetti era di stabilire se il suono era presente o meno, e i risultati evidenziano come l’accuratezza dei partecipanti nel compito tendesse ad oscillare nel tempo alla stessa frequenza (3 Hz) dello stimolo ritmico presentato poco prima, ma con fase invertita. Questo risultato, se confermato, proverebbe quindi l’esistenza nell’uomo di fenomeni di entrainment di tipo oscillatorio, oltre che del prolungarsi dei suoi effetti nei momenti immediatamente successivi alla stimolazione ritmica. Ci sono, però, dei dubbi che aleggiano attorno allo studio di Hickok e colleghi ed è attualmente in corso un esperimento di replica diretta su larga scala che vuole cercare di testare in modo definitivo la solidità di questi risultati. I dati che andrò a presentare in questa tesi sono stati raccolti, tra le altre cose, per contribuire ad essa, e costituiscono il risultato di una replica diretta dello studio originale di Hickok e colleghi. L’obiettivo, seppur con un campione molto piccolo, rimane quello di stabilire quanto i risultati di questo esperimento siano riscontrabili a livello individuale.
2021
"THE RHYTHM OF PERCEPTION: ENTRAINMENT TO ACOUSTIC RHYTHMS INDUCES SUBSEQUENT PERCEPTUAL OSCILLATION, HICKOK, FARAHBOD & SABERI, 2015”: A DIRECT REPLICATION STUDY
percezione uditiva
musica
ritmo
oscillazioni neurali
percezione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/33969