Background: i pazienti con cirrosi epatica presentano un rischio di sviluppare infezioni fino a tre volte maggiore rispetto alla popolazione generale. Secondo una recente ipotesi, l’infiammazione sistemica e lo stress ossidativo, che si instaurano durante l’infezione, possono peggiorare il decorso della malattia epatica, predisponendo alla transizione da una fase di cirrosi compensata ad una fase scompensata. In corso d’infezione, il rischio di mortalità ad un anno aumenta notevolmente in questa popolazione (fino a quattro volte) rispetto ad una popolazione generale. Risulta, quindi, chiara l’importanza di effettuare una diagnosi precoce di infezione e acquisire informazioni di tipo prognostico al fine di ridurre il rischio di morbilità e di mortalità. Tra i numerosi marker di infezione, alcuni si sono dimostrati utili per fornire informazioni prognostiche. In questo contesto, la PCT ha assunto un ruolo centrale, in quanto, oltre ad essere un buon indicatore di infezione, si è dimostrata un buon marcatore per predire la mortalità e guidare la terapia antibiotica nella popolazione generale dei pazienti con infezione. Gli studi condotti su pazienti con malattia epatica, hanno tuttavia portato a risultati contrastanti e non è stato ancora chiarito se l’accuratezza prognostica della PCT sia mantenuta nei soggetti affetti da cirrosi. Obiettivo dello studio: L’obiettivo di questo studio retrospettivo è valutare se il valore della PCT all’ingresso è un marker prognostico valido in pazienti con cirrosi epatica ricoverati per infezione acuta, confrontando i risultati con quelli di una popolazione di pazienti senza cirrosi, ricoverati per quadro infettivo. Per valutare il valore prognostico della PCT sono stati valutati i seguenti outcome: mortalità durante il ricovero, durata del ricovero, durata della terapia antibiotica. Materiali e metodi: In questo studio retrospettivo sono stati inclusi 279 pazienti (133 con cirrosi e 146 senza cirrosi) ricoverati per infezione acuta nel reparto Clinica Medica 5 dell’Azienda Ospedaliera di Padova dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2021. Risultati: La durata del ricovero e della terapia antibiotica sono risultate maggiori nella popolazione con cirrosi (p value rispettivamente inferiore a 0.001 e uguale a 0.002). I valori misurati all’ingresso dei leucociti, neutrofili e proteina C reattiva (PCR), sono risultati maggiori nella popolazione non cirrotica (p<0.001), mentre i lattati sono risultati essere più elevati nella popolazione con cirrosi (p=0.006). Il livello di PCT, invece, non è risultato diverso tra cirrotici e non cirrotici (p=0.19). Attraverso un modello logistico si è valutato il valore predittivo della PCT sull’outcome mortalità: i valori di PCT compresi all’interno del secondo e terzo terzile della variabile sono correlati con l’aumento di circa il 50% della mortalità (Odd Ratio rispettivamente di 1,49 e 1.56). Non è però risultata alcuna significatività statistica all’interno di tale modello tramite il test di Wald; si è deciso, quindi, di non proseguire oltre con l’analisi statistica. Attraverso un modello di regressione di Cox è risultato che valori compresi all’interno del secondo e terzo terzile della PCT correlano con l’aumento della durata del ricovero e della terapia antibiotica. Per testare l’ipotesi centrale si è effettuato un test di ANOVA per valutare il valore prognostico della PCT in funzione del gruppo e non si è osservata una differenza statistica del valore predittivo della PCT tra le due popolazioni per entrambi gli outcome. Conclusione: nel nostro studio la PCT è risultata essere un buon marcatore prognostico per il paziente con cirrosi epatica in corso di infezione. La sua capacità di predire la durata del ricovero e della terapia antibiotica non differisce tra la popolazione cirrotica e non cirrotica.
Stato infettivo nel paziente cirrotico: ruolo della procalcitonina come marker prognostico
BISAZZA, CAMILLA
2021/2022
Abstract
Background: i pazienti con cirrosi epatica presentano un rischio di sviluppare infezioni fino a tre volte maggiore rispetto alla popolazione generale. Secondo una recente ipotesi, l’infiammazione sistemica e lo stress ossidativo, che si instaurano durante l’infezione, possono peggiorare il decorso della malattia epatica, predisponendo alla transizione da una fase di cirrosi compensata ad una fase scompensata. In corso d’infezione, il rischio di mortalità ad un anno aumenta notevolmente in questa popolazione (fino a quattro volte) rispetto ad una popolazione generale. Risulta, quindi, chiara l’importanza di effettuare una diagnosi precoce di infezione e acquisire informazioni di tipo prognostico al fine di ridurre il rischio di morbilità e di mortalità. Tra i numerosi marker di infezione, alcuni si sono dimostrati utili per fornire informazioni prognostiche. In questo contesto, la PCT ha assunto un ruolo centrale, in quanto, oltre ad essere un buon indicatore di infezione, si è dimostrata un buon marcatore per predire la mortalità e guidare la terapia antibiotica nella popolazione generale dei pazienti con infezione. Gli studi condotti su pazienti con malattia epatica, hanno tuttavia portato a risultati contrastanti e non è stato ancora chiarito se l’accuratezza prognostica della PCT sia mantenuta nei soggetti affetti da cirrosi. Obiettivo dello studio: L’obiettivo di questo studio retrospettivo è valutare se il valore della PCT all’ingresso è un marker prognostico valido in pazienti con cirrosi epatica ricoverati per infezione acuta, confrontando i risultati con quelli di una popolazione di pazienti senza cirrosi, ricoverati per quadro infettivo. Per valutare il valore prognostico della PCT sono stati valutati i seguenti outcome: mortalità durante il ricovero, durata del ricovero, durata della terapia antibiotica. Materiali e metodi: In questo studio retrospettivo sono stati inclusi 279 pazienti (133 con cirrosi e 146 senza cirrosi) ricoverati per infezione acuta nel reparto Clinica Medica 5 dell’Azienda Ospedaliera di Padova dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2021. Risultati: La durata del ricovero e della terapia antibiotica sono risultate maggiori nella popolazione con cirrosi (p value rispettivamente inferiore a 0.001 e uguale a 0.002). I valori misurati all’ingresso dei leucociti, neutrofili e proteina C reattiva (PCR), sono risultati maggiori nella popolazione non cirrotica (p<0.001), mentre i lattati sono risultati essere più elevati nella popolazione con cirrosi (p=0.006). Il livello di PCT, invece, non è risultato diverso tra cirrotici e non cirrotici (p=0.19). Attraverso un modello logistico si è valutato il valore predittivo della PCT sull’outcome mortalità: i valori di PCT compresi all’interno del secondo e terzo terzile della variabile sono correlati con l’aumento di circa il 50% della mortalità (Odd Ratio rispettivamente di 1,49 e 1.56). Non è però risultata alcuna significatività statistica all’interno di tale modello tramite il test di Wald; si è deciso, quindi, di non proseguire oltre con l’analisi statistica. Attraverso un modello di regressione di Cox è risultato che valori compresi all’interno del secondo e terzo terzile della PCT correlano con l’aumento della durata del ricovero e della terapia antibiotica. Per testare l’ipotesi centrale si è effettuato un test di ANOVA per valutare il valore prognostico della PCT in funzione del gruppo e non si è osservata una differenza statistica del valore predittivo della PCT tra le due popolazioni per entrambi gli outcome. Conclusione: nel nostro studio la PCT è risultata essere un buon marcatore prognostico per il paziente con cirrosi epatica in corso di infezione. La sua capacità di predire la durata del ricovero e della terapia antibiotica non differisce tra la popolazione cirrotica e non cirrotica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/34061