In tutto il mondo occidentale, fino agli inizi degli anni Sessanta del Novecento ha dominato un modello familiare rigido e solidamente basato sul matrimonio. A partire dalla metà degli anni Settanta anche in Italia, stiamo assistendo a un processo continuo e inequivocabile di cambiamento nei tempi e nei modi di formazione della famiglia. È proprio in quegli anni che inizia a diffondersi il fenomeno degli scioglimenti coniugali, delle convivenze e quindi la diminuzione del numero di matrimoni. Queste trasformazioni si sono intensificate negli ultimi vent’anni. Le cause alla base della diffusione di questi nuovi comportamenti sono diverse, di tipo socioculturale ed economico. Uno dei primi posti spetta al processo di secolarizzazione della società, ma anche l’accentuazione dell’autonomia individuale, l’aumento dell’importanza attribuita alla realizzazione personale in campo professionale, il cambiamento del ruolo della donna e l’accresciuto senso di incertezza economica e sociale. Oltre al processo di secolarizzazione di massa, e le altre cause sopra citate, non possiamo non dare importanza ai movimenti degli anni Sessanta e Settanta del Novecento, tra cui il femminismo, che hanno messo in discussione l’autorità patriarcale e il modello tradizionale di famiglia. Sono i “giovani del Sessantotto” che interiorizzano valori etici e politici diversi da quelli tradizionali e che spesso si pongono in aperta contrapposizione con la generazione dei genitori. Si tratta di un fenomeno collegato al cambiamento culturale che è chiamato “Seconda Transizione Demografica” [van de Kaa 1987; Lesthaeghe e Surkyn 1988]. Tra le sue considerazioni, la teoria ipotizza anche che si tendono a rifiutare, o per lo meno a rinviare, le scelte irreversibili o difficili da modificare, come il matrimonio. Le giovani generazioni, oltre che sempre meno disposte a limitare la propria libertà, diventano sempre meno propense ad adottare, in età precoce, comportamenti che implichino impegni e assunzioni di responsabilità, con una conseguente tendenza a evitare scelte troppo vincolanti. Perché si dovrebbe studiare il fenomeno della nuzialità? Le risposte sono molteplici. Al fine di cogliere le peculiarità di questa nuova fase che l’Italia sta vivendo in termini di formazione delle unioni, questo lavoro si pone di tracciare un quadro d’insieme sulla base di dati ufficiali più recenti, analizzando da vicino le tendenze, le dinamiche territoriali e le caratteristiche socio-demografiche di chi si sposa. La descrizione si concentrerà essenzialmente sul periodo 2004-2019, durante il quale la diffusione di questi fenomeni ha operato in modo straordinario e inatteso.

La nuzialità italiana nel nuovo secolo. Tendenze, differenze territoriali e caratteristiche socio-demografiche.

DONÀ, LAURA
2021/2022

Abstract

In tutto il mondo occidentale, fino agli inizi degli anni Sessanta del Novecento ha dominato un modello familiare rigido e solidamente basato sul matrimonio. A partire dalla metà degli anni Settanta anche in Italia, stiamo assistendo a un processo continuo e inequivocabile di cambiamento nei tempi e nei modi di formazione della famiglia. È proprio in quegli anni che inizia a diffondersi il fenomeno degli scioglimenti coniugali, delle convivenze e quindi la diminuzione del numero di matrimoni. Queste trasformazioni si sono intensificate negli ultimi vent’anni. Le cause alla base della diffusione di questi nuovi comportamenti sono diverse, di tipo socioculturale ed economico. Uno dei primi posti spetta al processo di secolarizzazione della società, ma anche l’accentuazione dell’autonomia individuale, l’aumento dell’importanza attribuita alla realizzazione personale in campo professionale, il cambiamento del ruolo della donna e l’accresciuto senso di incertezza economica e sociale. Oltre al processo di secolarizzazione di massa, e le altre cause sopra citate, non possiamo non dare importanza ai movimenti degli anni Sessanta e Settanta del Novecento, tra cui il femminismo, che hanno messo in discussione l’autorità patriarcale e il modello tradizionale di famiglia. Sono i “giovani del Sessantotto” che interiorizzano valori etici e politici diversi da quelli tradizionali e che spesso si pongono in aperta contrapposizione con la generazione dei genitori. Si tratta di un fenomeno collegato al cambiamento culturale che è chiamato “Seconda Transizione Demografica” [van de Kaa 1987; Lesthaeghe e Surkyn 1988]. Tra le sue considerazioni, la teoria ipotizza anche che si tendono a rifiutare, o per lo meno a rinviare, le scelte irreversibili o difficili da modificare, come il matrimonio. Le giovani generazioni, oltre che sempre meno disposte a limitare la propria libertà, diventano sempre meno propense ad adottare, in età precoce, comportamenti che implichino impegni e assunzioni di responsabilità, con una conseguente tendenza a evitare scelte troppo vincolanti. Perché si dovrebbe studiare il fenomeno della nuzialità? Le risposte sono molteplici. Al fine di cogliere le peculiarità di questa nuova fase che l’Italia sta vivendo in termini di formazione delle unioni, questo lavoro si pone di tracciare un quadro d’insieme sulla base di dati ufficiali più recenti, analizzando da vicino le tendenze, le dinamiche territoriali e le caratteristiche socio-demografiche di chi si sposa. La descrizione si concentrerà essenzialmente sul periodo 2004-2019, durante il quale la diffusione di questi fenomeni ha operato in modo straordinario e inatteso.
2021
Italian nuptiality in the new century. Trends, territorial differences and socio-demographic characteristics.
matrimoni
tasso di nuzialità
caratteristiche
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/35146