L’essere umano vive oggi una fase storica in cui si parla sempre più spesso e con maggiore urgenza di crisi ecologica. Il mondo che si conosceva un tempo come stabile, regolare, quasi immutabile è oggi un mondo che ci appare come imprevedibile, precario e, di conseguenza, sempre meno ospitale. È inoltre ormai dimostrato che la responsabilità di tali cambiamenti sia da attribuire alle cattive abitudini di vita dell’uomo e alla sua visione della natura come insieme di risorse da sfruttare instancabilmente. Secondo alcuni studiosi siamo infatti entrati in una fase della storia chiamata antropocene, ovvero un’epoca geologica in cui i cambiamenti del pianeta Terra sono fortemente condizionati dall’azione umana. Dinnanzi a questo scenario diventa importante il ruolo della filosofia che, fin dai suoi albori, si pone domande sull’uomo e cerca di ripensare e problematizzare il suo rapporto con il mondo. A tal proposito risulta molto interessante il pensiero di Arne Naess, filosofo norvegese nato nel 1912. Più precisamente egli ritiene che per far fronte alla crisi ambientale sia innanzitutto necessario ripensare sé stessi. Il filosofo sostiene che la tradizione del pensiero occidentale abbia, nella sua storia, sottovalutato l’uomo, riducendolo a mero individuo. Il filosofo rivendica un sé più ampio che concepisca al suo interno, non solo il proprio ego, ma anche tutte le relazioni con l’ambiente che lo circonda. Naess elabora l’idea di un “sé ecologico” da cui consegue una nuova visione del nostro rapporto con la natura. Tale teorizzazione avrà importanti conseguenze anche sul piano etico.
Il sé ecologico nell'ecosofia di Arne Naess
FUSARO, MARTINA
2021/2022
Abstract
L’essere umano vive oggi una fase storica in cui si parla sempre più spesso e con maggiore urgenza di crisi ecologica. Il mondo che si conosceva un tempo come stabile, regolare, quasi immutabile è oggi un mondo che ci appare come imprevedibile, precario e, di conseguenza, sempre meno ospitale. È inoltre ormai dimostrato che la responsabilità di tali cambiamenti sia da attribuire alle cattive abitudini di vita dell’uomo e alla sua visione della natura come insieme di risorse da sfruttare instancabilmente. Secondo alcuni studiosi siamo infatti entrati in una fase della storia chiamata antropocene, ovvero un’epoca geologica in cui i cambiamenti del pianeta Terra sono fortemente condizionati dall’azione umana. Dinnanzi a questo scenario diventa importante il ruolo della filosofia che, fin dai suoi albori, si pone domande sull’uomo e cerca di ripensare e problematizzare il suo rapporto con il mondo. A tal proposito risulta molto interessante il pensiero di Arne Naess, filosofo norvegese nato nel 1912. Più precisamente egli ritiene che per far fronte alla crisi ambientale sia innanzitutto necessario ripensare sé stessi. Il filosofo sostiene che la tradizione del pensiero occidentale abbia, nella sua storia, sottovalutato l’uomo, riducendolo a mero individuo. Il filosofo rivendica un sé più ampio che concepisca al suo interno, non solo il proprio ego, ma anche tutte le relazioni con l’ambiente che lo circonda. Naess elabora l’idea di un “sé ecologico” da cui consegue una nuova visione del nostro rapporto con la natura. Tale teorizzazione avrà importanti conseguenze anche sul piano etico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/36199