La tesi mira ad approfondire la produzione artistica di Jordan Wolfson, le cui controverse opere realizzate dai primi anni Duemila ad oggi, lo hanno reso uno degli artisti più interessanti dell’emergente generazione del Post-Internet. Delineando il contesto del nuovo millennio che ha visto l’avvento della Rete e del digitale, la dissertazione riflette sulla realizzazione di quell’utopia della creatività diffusa auspicata dalle Avanguardie e da Fluxus. L’amatorialità ha infatti avuto la sua massima espansione grazie ad Internet, il quale ha reso possibile il coinvolgimento del pubblico dal punto di vista creativo, ma anche la diffusione virale di contenuti di bassa qualità o che sfociano nella banalità. Le nuove tecnologie hanno aperto la strada alle esperienze artistiche della New Media Art, della Net Art e del Post-Internet. All’interno della tesi quest’ultimo fenomeno viene concepito come una condizione che descrive un certo modo di fare arte che nasce in seguito ad aver navigato sul web ed esserne stati influenzati. La ricerca artistica di Jordan Wolfson, infatti, è riconducibile a questa modalità artistica poiché nasce dalla necessità di unione tra reale e virtuale e si rivela come specchio tragico di una contemporaneità iperconnessa che implica lo sfocarsi dei confini della nostra identità. Analizzando le prime opere su supporto film e video, la dissertazione delinea i metodi di rappresentazione scelti dall’artista per riflettere sulla cultura pop, sul concetto di distorsione e manipolazione delle immagini. Questi temi si riscontrano anche nelle animazioni di Wolfson realizzate attraverso la tecnologia CGI, le quali mettono in evidenza graficamente il sovraccarico digitale che pervade la nostra quotidianità e la violenza a cui ci espongono gli schermi che ci circondano. È però attraverso la realizzazione di animatronic, sculture in movimento, che l’artista dà vita e pregnanza fisica al perturbante del digitale, all’inquietante spettro del doppio che trae ispirazione dal Surrealismo e dal Post-human e che è leggibile come surrogato umano che si pone tra realtà e virtualità. Utilizzando anche il mezzo della realtà virtuale, infatti, Wolfson mette alla prova l’osservatore rendendolo partecipe passivo di una violenza, esplorata nella tesi come tema che apre ad una discussione sull’empatia e sui limiti dell’immersione virtuale.

Jordan Wolfson: la rappresentazione della violenza nell'era del Post-Internet

GENTA CIVIERO, MADDALENA
2021/2022

Abstract

La tesi mira ad approfondire la produzione artistica di Jordan Wolfson, le cui controverse opere realizzate dai primi anni Duemila ad oggi, lo hanno reso uno degli artisti più interessanti dell’emergente generazione del Post-Internet. Delineando il contesto del nuovo millennio che ha visto l’avvento della Rete e del digitale, la dissertazione riflette sulla realizzazione di quell’utopia della creatività diffusa auspicata dalle Avanguardie e da Fluxus. L’amatorialità ha infatti avuto la sua massima espansione grazie ad Internet, il quale ha reso possibile il coinvolgimento del pubblico dal punto di vista creativo, ma anche la diffusione virale di contenuti di bassa qualità o che sfociano nella banalità. Le nuove tecnologie hanno aperto la strada alle esperienze artistiche della New Media Art, della Net Art e del Post-Internet. All’interno della tesi quest’ultimo fenomeno viene concepito come una condizione che descrive un certo modo di fare arte che nasce in seguito ad aver navigato sul web ed esserne stati influenzati. La ricerca artistica di Jordan Wolfson, infatti, è riconducibile a questa modalità artistica poiché nasce dalla necessità di unione tra reale e virtuale e si rivela come specchio tragico di una contemporaneità iperconnessa che implica lo sfocarsi dei confini della nostra identità. Analizzando le prime opere su supporto film e video, la dissertazione delinea i metodi di rappresentazione scelti dall’artista per riflettere sulla cultura pop, sul concetto di distorsione e manipolazione delle immagini. Questi temi si riscontrano anche nelle animazioni di Wolfson realizzate attraverso la tecnologia CGI, le quali mettono in evidenza graficamente il sovraccarico digitale che pervade la nostra quotidianità e la violenza a cui ci espongono gli schermi che ci circondano. È però attraverso la realizzazione di animatronic, sculture in movimento, che l’artista dà vita e pregnanza fisica al perturbante del digitale, all’inquietante spettro del doppio che trae ispirazione dal Surrealismo e dal Post-human e che è leggibile come surrogato umano che si pone tra realtà e virtualità. Utilizzando anche il mezzo della realtà virtuale, infatti, Wolfson mette alla prova l’osservatore rendendolo partecipe passivo di una violenza, esplorata nella tesi come tema che apre ad una discussione sull’empatia e sui limiti dell’immersione virtuale.
2021
Jordan Wolfson: the representation of violence in the Post-Internet era
Jordan Wolfson
Post-Internet
Violenza
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/36309