Introduzione: Nell’ambito della psichiatria moderna, una nuova rilevanza diagnostica è stata data a quei fattori che possono concorrere all’insorgenza e al mantenimento della patologia psichiatria, e allo sviluppo di una prognosi più infausta. Quando parliamo di bias attentivi ci riferiamo alla tendenza a focalizzarci maggiormente sugli stimoli ambientali che sono salienti per il disturbo, come nel caso dell’Anoressia Nervosa lo sono i corpi. Lo scopo della nostra ricerca è di indagare il bias attentivo nei confronti dei corpi, e nello specifico, di quelli sotto, normo o sovrappeso tramite eye-tracking. Metodologia: Hanno preso parte allo studio 35 pazienti con diagnosi di anoressia nervosa AN e 30 controlli sani (HC). A tutti i partecipanti è stato somministrato il paradigma del dot probe strutturato con un punto di fissazione centrale della durata di 500ms, a cui faceva seguito la presentazione contemporanea di due diverse immagini, una saliente (corpo sovra, normo o sottopeso) e una neutra. Le due immagini sono state mostrate, in egual numero, per 500 o 1500ms. Tramite eye-tracking abbiamo tenuto in considerazione: la percentuale di trial in cui lo sguardo è rivolto verso lo stimolo saliente alla prima fissazione (T1), a 500ms (T2) e a 1500ms (T3), e la percentuale di tempo passata a guardare lo stimolo saliente in T2 e T3. Le analisi sono state condotte con un ANOVA a misure ripetute gruppo x tempo x tipo di corpo. Risultati: I risultati relativi alla percentuale di fissazioni mostrano un effetto significativo del corpo (F=3,273, p=,043), evidenziando un bias maggiore nei confronti dei corpi sottopeso; un effetto significativo del tempo (F=7,792, p=,001) con più fissazioni a 500ms (T2); e un effetto del gruppo (F=5,279, p=,025) che conferma un maggiore bias delle pazienti AN per i corpi; e infine, un’interazione tempo x corpo (F=3,931, p=,011), che mostra come per i corpi normo e sovrappeso aumentino le fissazioni tra T1 e T2, e diminuiscano tra T2 e T3, mentre per gli stimoli sottopeso ci siano meno diminuzioni. Analizzando, invece, la percentuale di tempo passato a guardare gli stimoli salienti a 500 e 1500ms, osserviamo: un effetto del tempo (F=9,388, p=,003) con un bias più accentuato a 1500ms (T2); un effetto dato dal gruppo (F=4,834, p=,032) con un bias maggiore per le pazienti; un’interazione corpo x tempo (F=8,38, p<,001) in cui il tempo trascorso a guardare stimoli sottopeso è maggiore per entrambi i gruppi. Conclusioni: Le pazienti AN mostrano una netta ed immediata preferenza per gli stimoli corporei, sono attratte maggiormente dai corpi sottopeso che restano nel focus in maniera marcata, senza seguire la tendenza di aumento delle fissazioni tra T1 e T2 e diminuzione tra T2 e T3. Sia nelle fasi di orientamento attentivo precoce, che successivamente, nell’orientamento volontario avanzato dell’attenzione, mostrano come non solo l’attenzione venga catturata in modo automatico, ma vi sia anche una specifica difficoltà di disancoraggio attentivo. Un’alterazione a livello dei processi attentivi potrebbe rappresentare un meccanismo coinvolto non solo nello sviluppo e nel mantenimento dell’AN, ma costituire anche un importante target terapeutico per un disturbo così grave e difficile da trattare come l’AN.
“Non riesco a staccarti gli occhi da dosso!”: uno studio eye-tracking per indagare il bias attentivo nei confronti dei corpi nelle pazienti con Anoressia Nervosa
GERVASIO, ROBERTA
2021/2022
Abstract
Introduzione: Nell’ambito della psichiatria moderna, una nuova rilevanza diagnostica è stata data a quei fattori che possono concorrere all’insorgenza e al mantenimento della patologia psichiatria, e allo sviluppo di una prognosi più infausta. Quando parliamo di bias attentivi ci riferiamo alla tendenza a focalizzarci maggiormente sugli stimoli ambientali che sono salienti per il disturbo, come nel caso dell’Anoressia Nervosa lo sono i corpi. Lo scopo della nostra ricerca è di indagare il bias attentivo nei confronti dei corpi, e nello specifico, di quelli sotto, normo o sovrappeso tramite eye-tracking. Metodologia: Hanno preso parte allo studio 35 pazienti con diagnosi di anoressia nervosa AN e 30 controlli sani (HC). A tutti i partecipanti è stato somministrato il paradigma del dot probe strutturato con un punto di fissazione centrale della durata di 500ms, a cui faceva seguito la presentazione contemporanea di due diverse immagini, una saliente (corpo sovra, normo o sottopeso) e una neutra. Le due immagini sono state mostrate, in egual numero, per 500 o 1500ms. Tramite eye-tracking abbiamo tenuto in considerazione: la percentuale di trial in cui lo sguardo è rivolto verso lo stimolo saliente alla prima fissazione (T1), a 500ms (T2) e a 1500ms (T3), e la percentuale di tempo passata a guardare lo stimolo saliente in T2 e T3. Le analisi sono state condotte con un ANOVA a misure ripetute gruppo x tempo x tipo di corpo. Risultati: I risultati relativi alla percentuale di fissazioni mostrano un effetto significativo del corpo (F=3,273, p=,043), evidenziando un bias maggiore nei confronti dei corpi sottopeso; un effetto significativo del tempo (F=7,792, p=,001) con più fissazioni a 500ms (T2); e un effetto del gruppo (F=5,279, p=,025) che conferma un maggiore bias delle pazienti AN per i corpi; e infine, un’interazione tempo x corpo (F=3,931, p=,011), che mostra come per i corpi normo e sovrappeso aumentino le fissazioni tra T1 e T2, e diminuiscano tra T2 e T3, mentre per gli stimoli sottopeso ci siano meno diminuzioni. Analizzando, invece, la percentuale di tempo passato a guardare gli stimoli salienti a 500 e 1500ms, osserviamo: un effetto del tempo (F=9,388, p=,003) con un bias più accentuato a 1500ms (T2); un effetto dato dal gruppo (F=4,834, p=,032) con un bias maggiore per le pazienti; un’interazione corpo x tempo (F=8,38, p<,001) in cui il tempo trascorso a guardare stimoli sottopeso è maggiore per entrambi i gruppi. Conclusioni: Le pazienti AN mostrano una netta ed immediata preferenza per gli stimoli corporei, sono attratte maggiormente dai corpi sottopeso che restano nel focus in maniera marcata, senza seguire la tendenza di aumento delle fissazioni tra T1 e T2 e diminuzione tra T2 e T3. Sia nelle fasi di orientamento attentivo precoce, che successivamente, nell’orientamento volontario avanzato dell’attenzione, mostrano come non solo l’attenzione venga catturata in modo automatico, ma vi sia anche una specifica difficoltà di disancoraggio attentivo. Un’alterazione a livello dei processi attentivi potrebbe rappresentare un meccanismo coinvolto non solo nello sviluppo e nel mantenimento dell’AN, ma costituire anche un importante target terapeutico per un disturbo così grave e difficile da trattare come l’AN.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/36655