Dopo il collasso della Jugoslavia socialista, la Bosnia-Herzegovina è stata teatro di brutali scontri etnici, terminati grazie all’intervento internazionale. Gli accordi di Dayton hanno sancito, nel 1995, la fine della guerra in Bosnia e la nascita di un nuovo Stato composto dalle tre più importanti componenti etniche del Paese balcanico: bosniaci, croati e serbi. A venticinque anni dagli accordi, però, sembra non essere ancora arrivata nessuna pace promessa. L’obiettivo di questo studio è quello di descrivere la necessità di una riforma del regime costituzionale di Dayton, vista la prospettiva di adesione della Bosnia-Herzegovina all’Unione europea. A questo proposito, la domanda di ricerca è la seguente: come mai dopo più di 25 anni dagli accordi di Dayton non vi è ancora quella stabilità e pace tra i componenti etnici del paese e un avvicinamento alla possibilità di una adesione effettiva all’UE? Nonostante la firma nel giugno 2008 dell’Accordo di Stabilizzazione e di Associazione (ASA) con l'Unione europea, il paese è ancora minacciato nella sua unità e nella sua vita politica da un nazionalismo etnico; inoltre, il suo inefficiente e ingombrante quadro istituzionale richiede un intervento significativo della comunità internazionale. L'unica soluzione possibile per non mettere in pericolo l'unità dello Stato sembra consistere in una scelta federalista, che potrebbe andare oltre il razzismo istituzionale emanato dalla Costituzione di Dayton. Tale soluzione deve essere raggiunta con la massima urgenza, perché uno stato efficiente basato su prospettive e valori europei potrebbe essere perseguito una volta che la situazione politica è finalmente stabilizzata. Inoltre, rappresenta piuttosto una condizione essenziale per consentire alla società bosniaca di svilupparsi, rifiutando così il nazionalismo e l'odio etnico.
Il Fallimento del regime di Dayton (1995) e il declino dell' "UEtopia" in Bosnia-Herzegovina
ANNARELLI, PAMELA
2021/2022
Abstract
Dopo il collasso della Jugoslavia socialista, la Bosnia-Herzegovina è stata teatro di brutali scontri etnici, terminati grazie all’intervento internazionale. Gli accordi di Dayton hanno sancito, nel 1995, la fine della guerra in Bosnia e la nascita di un nuovo Stato composto dalle tre più importanti componenti etniche del Paese balcanico: bosniaci, croati e serbi. A venticinque anni dagli accordi, però, sembra non essere ancora arrivata nessuna pace promessa. L’obiettivo di questo studio è quello di descrivere la necessità di una riforma del regime costituzionale di Dayton, vista la prospettiva di adesione della Bosnia-Herzegovina all’Unione europea. A questo proposito, la domanda di ricerca è la seguente: come mai dopo più di 25 anni dagli accordi di Dayton non vi è ancora quella stabilità e pace tra i componenti etnici del paese e un avvicinamento alla possibilità di una adesione effettiva all’UE? Nonostante la firma nel giugno 2008 dell’Accordo di Stabilizzazione e di Associazione (ASA) con l'Unione europea, il paese è ancora minacciato nella sua unità e nella sua vita politica da un nazionalismo etnico; inoltre, il suo inefficiente e ingombrante quadro istituzionale richiede un intervento significativo della comunità internazionale. L'unica soluzione possibile per non mettere in pericolo l'unità dello Stato sembra consistere in una scelta federalista, che potrebbe andare oltre il razzismo istituzionale emanato dalla Costituzione di Dayton. Tale soluzione deve essere raggiunta con la massima urgenza, perché uno stato efficiente basato su prospettive e valori europei potrebbe essere perseguito una volta che la situazione politica è finalmente stabilizzata. Inoltre, rappresenta piuttosto una condizione essenziale per consentire alla società bosniaca di svilupparsi, rifiutando così il nazionalismo e l'odio etnico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/36831