Questo lavoro di ricerca si propone di analizzare come, tra il 1991 e il 2014, l’Ucraina abbia vacillato tra l’Unione europea e ciò che rimaneva dell’Unione sovietica. La Repubblica ucraina, in seguito all’ottenimento dell’indipendenza dall’Unione sovietica nel 1991, ha vissuto un lungo periodo di incertezza per quanto riguarda la sua politica estera. Infatti, questo Paese costituiva di fatto una “terra di confine” tra due potenze: Unione europea e Federazione russa. Tra il 1991 e il 2010, i Presidenti della Repubblica e i Primi ministri che si succedettero portarono avanti una politica estera di sostanziale equidistanza tra le due potenze: Bruxelles rappresentava il sogno della libertà, dello stato di diritto e della democrazia, mentre Mosca tentava di legare a sé il destino di questo Stato tramite politiche economiche e guerre del gas. Successivamente, tra il 2010 e il 2014 il presidente in carica Yanukovyč tentò di procedere con le trattative con l’Unione europea riguardo l’Association Agreement, mantenendo però intatte le relazioni con il Cremlino. Alla fine del 2013, il Presidente decise improvvisamente di accantonare l’imminente accordo di associazione con l’UE, in modo da poter approfittare dei vantaggi che Mosca gli aveva proposto in cambio. Fu questo avvenimento a scatenare le proteste dell’Euromajdan, che nel 2014 favorirono nuove elezioni democratiche nel Paese. Nello stesso anno, in risposta alla situazione in Ucraina, il Cremlino intraprese alcune azioni militari che portarono all’annessione della Crimea e alla proclamazione delle Repubbliche popolari indipendenti di Donec’k, Luhans’k e Slov’jans’k, causando importanti reazioni della comunità internazionale. In questo contesto, l’Unione europea rappresentava un baluardo di democrazia, integrazione e modernità, a cui l’Ucraina decise di ancorarsi. In questo testo di ricerca, attraverso l’analisi di testi, saggi e articoli scientifici, si vedrà come la tesi secondo cui la Federazione russa avrebbe accettato la relazione dell’Ucraina con l’Unione europea, ma non con la NATO, non sia completamente fondata e completa. Infatti, analizzando la posizione della Repubblica ucraina dalla sua indipendenza al 2014, si dimostrerà come l’eredità comunista nel Paese abbia permesso alla Federazione russa di legare in modo profondo (a volte con la forza e sfruttando la sua posizione di forza) il destino dei due Paesi, nonostante la prospettiva europea fosse più seducente e sicura.

Ucraina, "terra di confine" tra sogno europeo e retaggio sovietico (1991-2014)

BERLANDA, ELENA
2021/2022

Abstract

Questo lavoro di ricerca si propone di analizzare come, tra il 1991 e il 2014, l’Ucraina abbia vacillato tra l’Unione europea e ciò che rimaneva dell’Unione sovietica. La Repubblica ucraina, in seguito all’ottenimento dell’indipendenza dall’Unione sovietica nel 1991, ha vissuto un lungo periodo di incertezza per quanto riguarda la sua politica estera. Infatti, questo Paese costituiva di fatto una “terra di confine” tra due potenze: Unione europea e Federazione russa. Tra il 1991 e il 2010, i Presidenti della Repubblica e i Primi ministri che si succedettero portarono avanti una politica estera di sostanziale equidistanza tra le due potenze: Bruxelles rappresentava il sogno della libertà, dello stato di diritto e della democrazia, mentre Mosca tentava di legare a sé il destino di questo Stato tramite politiche economiche e guerre del gas. Successivamente, tra il 2010 e il 2014 il presidente in carica Yanukovyč tentò di procedere con le trattative con l’Unione europea riguardo l’Association Agreement, mantenendo però intatte le relazioni con il Cremlino. Alla fine del 2013, il Presidente decise improvvisamente di accantonare l’imminente accordo di associazione con l’UE, in modo da poter approfittare dei vantaggi che Mosca gli aveva proposto in cambio. Fu questo avvenimento a scatenare le proteste dell’Euromajdan, che nel 2014 favorirono nuove elezioni democratiche nel Paese. Nello stesso anno, in risposta alla situazione in Ucraina, il Cremlino intraprese alcune azioni militari che portarono all’annessione della Crimea e alla proclamazione delle Repubbliche popolari indipendenti di Donec’k, Luhans’k e Slov’jans’k, causando importanti reazioni della comunità internazionale. In questo contesto, l’Unione europea rappresentava un baluardo di democrazia, integrazione e modernità, a cui l’Ucraina decise di ancorarsi. In questo testo di ricerca, attraverso l’analisi di testi, saggi e articoli scientifici, si vedrà come la tesi secondo cui la Federazione russa avrebbe accettato la relazione dell’Ucraina con l’Unione europea, ma non con la NATO, non sia completamente fondata e completa. Infatti, analizzando la posizione della Repubblica ucraina dalla sua indipendenza al 2014, si dimostrerà come l’eredità comunista nel Paese abbia permesso alla Federazione russa di legare in modo profondo (a volte con la forza e sfruttando la sua posizione di forza) il destino dei due Paesi, nonostante la prospettiva europea fosse più seducente e sicura.
2021
Ukraine, "borderland" between European dream and Soviet legacy
Federazione russa
Unione europea
politica estera
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/36838