Con la presente tesi si intende analizzare il rapporto tra la Corte Costituzionale e il legislatore,in relazione ai limiti all’operato della prima, specialmente in riferimento agli interventi manipolativi, dati dalla necessità di rispetto della sfera di discrezionalità legislativa. Più in particolare nella trattazione si prende in esame la rilevanza penale, evidenziando la necessità dell’intervento della Consulta anche in materia penale al fine di evitare la creazione di zone esenti dal sindacato di costituzionalità non previste dall’ordinamento. Si prosegue analizzando il principio di riserva di legge in materia penale sancito all’art.25 co.2 Cost. ed i limiti che esso implica in relazione all’operato della Corte Costituzionale in materia. In particolare si evidenzia come un’interpretazione rigida di tale principio comporterebbe l’inammissibilità in materia penale di interventi della Consulta differenti dal modello accoglimento-rigetto, mentre un’interpretazione elastica consentirebbe il rispetto della garanzia di costituzionalità, ammettendo interventi manipolativi relativamente ai giudizi di dosimetria sanzionatoria. In relazione a questi ultimi, mediante l’analisi delle più rilevanti pronunce della Corte Costituzionale, si evidenzia l’ammissibilità degli stessi alla luce di un’interpretazione elastica del principio di riserva di legge e la non contrarietà del giudizio di dosimetria sanzionatoria al principio di legalità e al corollario divieto di analogia in materia penale. Al fine di inquadrare compiutamente il problema dei limiti all’attività della Corte Costituzionale in materia penale, si prende in esame il concetto di rime obbligate ed il limite che esso implica agli interventi manipolativi additivi della Consulta. A tal proposito si evidenzia la scarsa efficacia concreta della tecnica decisoria “interpretativa di rigetto con monito al legislatore”, tradizionalmente adottata dalla Corte Costituzionale per non comprimere la sfera di discrezionalità legislativa, rispetto alla necessità di sanare il vulnus di incostituzionalità ai principi costituzionali in gioco. A fronte di tale inefficacia si analizzano le tecniche decisorie alternative utilizzate dalla Corte, in particolare si pone l’accento sulla tecnica della doppia pronuncia e sulle problematiche di rispetto delle rime obbligate che lo sviluppo di questa comporta. Esaminate le tecniche decisorie di creazione pretoria della Corte Costituzionale, la trattazione si concentra sugli effetti del superamento del limite delle rime obbligate e, conseguentemente, sulla tecnica decisoria di rinvio a data fissa mediante l’analisi della nota sent. 242/2019 e della successiva ordinanza n.132/2020, evidenziando come la natura di casi limite di dette situazioni comporterebbe, se si adottasse un’interpretazione rigida del rispetto della discrezionalità legislativa e del limite delle rime obbligate, l’impossibilità di attuare un reale e completo controllo di costituzionalità. Rilevata la necessità nei suddetti casi limite di un superamento del limite delle rime obbligate da parte della Corte Costituzionale, si procede nella trattazione con una riflessione sulla natura giuridica del problema, ponendo l’accento sulla necessità dell’effettivo esercizio della Corte Costituzionale del proprio ruolo di garante del rispetto dei principi costituzionali e di organo di chiusura dell’ordinamento alla luce del rispetto del principio di riserva di legge, il quale adottando l’interpretazione elastica risulta attuato anche in ipotesi di interventi manipolativi. Inquadrato il reale problema nella necessità del mantenimento del ruolo di garante della costituzionalità della Consulta, si conclude motivando come l’adozione di una tesi elastica si riveli garantista, consentendo al contempo il rispetto del principio di riserva di legge ed il suo corretto bilanciamento con i principi costituzionali in gioco.

I limiti alle sentenze manipolative in materia penale e le più recenti tecniche decisorie adottate dalla Corte Costituzionale

ROCCOBERTON, AURORA
2021/2022

Abstract

Con la presente tesi si intende analizzare il rapporto tra la Corte Costituzionale e il legislatore,in relazione ai limiti all’operato della prima, specialmente in riferimento agli interventi manipolativi, dati dalla necessità di rispetto della sfera di discrezionalità legislativa. Più in particolare nella trattazione si prende in esame la rilevanza penale, evidenziando la necessità dell’intervento della Consulta anche in materia penale al fine di evitare la creazione di zone esenti dal sindacato di costituzionalità non previste dall’ordinamento. Si prosegue analizzando il principio di riserva di legge in materia penale sancito all’art.25 co.2 Cost. ed i limiti che esso implica in relazione all’operato della Corte Costituzionale in materia. In particolare si evidenzia come un’interpretazione rigida di tale principio comporterebbe l’inammissibilità in materia penale di interventi della Consulta differenti dal modello accoglimento-rigetto, mentre un’interpretazione elastica consentirebbe il rispetto della garanzia di costituzionalità, ammettendo interventi manipolativi relativamente ai giudizi di dosimetria sanzionatoria. In relazione a questi ultimi, mediante l’analisi delle più rilevanti pronunce della Corte Costituzionale, si evidenzia l’ammissibilità degli stessi alla luce di un’interpretazione elastica del principio di riserva di legge e la non contrarietà del giudizio di dosimetria sanzionatoria al principio di legalità e al corollario divieto di analogia in materia penale. Al fine di inquadrare compiutamente il problema dei limiti all’attività della Corte Costituzionale in materia penale, si prende in esame il concetto di rime obbligate ed il limite che esso implica agli interventi manipolativi additivi della Consulta. A tal proposito si evidenzia la scarsa efficacia concreta della tecnica decisoria “interpretativa di rigetto con monito al legislatore”, tradizionalmente adottata dalla Corte Costituzionale per non comprimere la sfera di discrezionalità legislativa, rispetto alla necessità di sanare il vulnus di incostituzionalità ai principi costituzionali in gioco. A fronte di tale inefficacia si analizzano le tecniche decisorie alternative utilizzate dalla Corte, in particolare si pone l’accento sulla tecnica della doppia pronuncia e sulle problematiche di rispetto delle rime obbligate che lo sviluppo di questa comporta. Esaminate le tecniche decisorie di creazione pretoria della Corte Costituzionale, la trattazione si concentra sugli effetti del superamento del limite delle rime obbligate e, conseguentemente, sulla tecnica decisoria di rinvio a data fissa mediante l’analisi della nota sent. 242/2019 e della successiva ordinanza n.132/2020, evidenziando come la natura di casi limite di dette situazioni comporterebbe, se si adottasse un’interpretazione rigida del rispetto della discrezionalità legislativa e del limite delle rime obbligate, l’impossibilità di attuare un reale e completo controllo di costituzionalità. Rilevata la necessità nei suddetti casi limite di un superamento del limite delle rime obbligate da parte della Corte Costituzionale, si procede nella trattazione con una riflessione sulla natura giuridica del problema, ponendo l’accento sulla necessità dell’effettivo esercizio della Corte Costituzionale del proprio ruolo di garante del rispetto dei principi costituzionali e di organo di chiusura dell’ordinamento alla luce del rispetto del principio di riserva di legge, il quale adottando l’interpretazione elastica risulta attuato anche in ipotesi di interventi manipolativi. Inquadrato il reale problema nella necessità del mantenimento del ruolo di garante della costituzionalità della Consulta, si conclude motivando come l’adozione di una tesi elastica si riveli garantista, consentendo al contempo il rispetto del principio di riserva di legge ed il suo corretto bilanciamento con i principi costituzionali in gioco.
2021
The limits to manipulative judgements in criminal matters and the latest decision-making techniques adopted by the Constitutional Court
Corte Costituzionale
Riserva di legge
Doppia pronuncia
Limiti alle additive
tecniche decisorie
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/37503