La pandemia COVID-19 ha portato enormi difficoltà nei distretti sanitari di tutto il mondo, che si sono trovati impreparati nell’affrontare una problematica di questo genere. Gli ospedali hanno dovuto gestire questa emergenza mediante l’utilizzo delle medesime risorse umane e materiali, facendosi carico delle moli di lavoro derivanti sia dalla crisi sanitaria e sia dalla routine di lavoro precedente alla pandemia stessa. Tra le conseguenze più complesse e maggiormente frequenti dell’infezione è presente la polmonite, che porta spesso alla necessità di uno studio diretto sullo stato polmonare mediante esami radiografici o di tomografia computerizzata. Questi esami radiologici hanno gravato ulteriormente sui distretti e sulle unità radiologiche, in cui, per ogni esame, i diversi operatori dovevano seguire procedure specifiche volte ad evitare nuovi contagi. Il tempo richiesto da tali procedure ha portato alla ricerca di alcune soluzioni che potessero adoperare al meglio le risorse disponibili. A tale scopo, sono stati costruiti percorsi diagnostici alternativi per coloro che eseguivano l’accesso all’ospedale a causa di una prestazione COVID-associata. In questa tesi viene effettuata un’analisi in merito a questi iter specifici, in modo particolare quello predisposto all’interno dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso. Lo studio è stato svolto mediante analisi diretta su una popolazione di pazienti ambulatoriali che hanno richiesto questa nuova procedura, in quanto affetti dall’infezione e preoccupati sul loro stato di salute a causa della conseguente sintomatologia. L’indagine ha quindi permesso una valutazione finale in merito all’utilità di percorsi diagnostici secondari, esaminandone l’efficacia.
COVID-19 sospetto o confermato: percorso diagnostico in radiologia convenzionale
CAZZIN, STEFANO
2021/2022
Abstract
La pandemia COVID-19 ha portato enormi difficoltà nei distretti sanitari di tutto il mondo, che si sono trovati impreparati nell’affrontare una problematica di questo genere. Gli ospedali hanno dovuto gestire questa emergenza mediante l’utilizzo delle medesime risorse umane e materiali, facendosi carico delle moli di lavoro derivanti sia dalla crisi sanitaria e sia dalla routine di lavoro precedente alla pandemia stessa. Tra le conseguenze più complesse e maggiormente frequenti dell’infezione è presente la polmonite, che porta spesso alla necessità di uno studio diretto sullo stato polmonare mediante esami radiografici o di tomografia computerizzata. Questi esami radiologici hanno gravato ulteriormente sui distretti e sulle unità radiologiche, in cui, per ogni esame, i diversi operatori dovevano seguire procedure specifiche volte ad evitare nuovi contagi. Il tempo richiesto da tali procedure ha portato alla ricerca di alcune soluzioni che potessero adoperare al meglio le risorse disponibili. A tale scopo, sono stati costruiti percorsi diagnostici alternativi per coloro che eseguivano l’accesso all’ospedale a causa di una prestazione COVID-associata. In questa tesi viene effettuata un’analisi in merito a questi iter specifici, in modo particolare quello predisposto all’interno dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso. Lo studio è stato svolto mediante analisi diretta su una popolazione di pazienti ambulatoriali che hanno richiesto questa nuova procedura, in quanto affetti dall’infezione e preoccupati sul loro stato di salute a causa della conseguente sintomatologia. L’indagine ha quindi permesso una valutazione finale in merito all’utilità di percorsi diagnostici secondari, esaminandone l’efficacia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/39444