Il carcinoma mammario è la neoplasia maggiormente diffusa nel sesso femminile e rappresenta la principale causa di morte per tumore. La strategia terapeutica del tumore della mammella prevede una valutazione di tipo multidisciplinare e ha come obiettivo quello di preservare l’organo, favorendo tecniche chirurgiche conservative e l’integrazione con radioterapia e terapia medica. Il trattamento radioterapico prevede nella maggior parte dei casi un dosaggio suddiviso in 16 frazioni a cui può essere aggiunta la somministrazione di un supplemento di dose sul letto operatorio che ha l’obiettivo di ridurre il rischio di recidive in sede senza aggiungere tossicità al trattamento e mantenendo il risultato estetico evitando effetti collaterali attinici. Per effettuare il sovradosaggio a livello del letto chirurgico, denominato boost, si può ricorrere a due differenti tecniche di irradiazione: il campo unico diretto di elettroni e il campo di fotoni. Da un’analisi della letteratura è emerso che il boost effettuato con fotoni permette una maggiore precisione a livello geometrico e dosimetrico; verrà analizzato un campione di 40 casi clinici trattati nella Radioterapia Oncologica dell’Ospedale Cà Foncello di Treviso confrontando la dosimetria, il set-up e il tempo macchina e la tossicità acuta e tardiva (skin reactions).
Tecniche d'irradiazione del letto operatorio in pazienti con tumore alla mammella
GAIARDO, ELISA
2021/2022
Abstract
Il carcinoma mammario è la neoplasia maggiormente diffusa nel sesso femminile e rappresenta la principale causa di morte per tumore. La strategia terapeutica del tumore della mammella prevede una valutazione di tipo multidisciplinare e ha come obiettivo quello di preservare l’organo, favorendo tecniche chirurgiche conservative e l’integrazione con radioterapia e terapia medica. Il trattamento radioterapico prevede nella maggior parte dei casi un dosaggio suddiviso in 16 frazioni a cui può essere aggiunta la somministrazione di un supplemento di dose sul letto operatorio che ha l’obiettivo di ridurre il rischio di recidive in sede senza aggiungere tossicità al trattamento e mantenendo il risultato estetico evitando effetti collaterali attinici. Per effettuare il sovradosaggio a livello del letto chirurgico, denominato boost, si può ricorrere a due differenti tecniche di irradiazione: il campo unico diretto di elettroni e il campo di fotoni. Da un’analisi della letteratura è emerso che il boost effettuato con fotoni permette una maggiore precisione a livello geometrico e dosimetrico; verrà analizzato un campione di 40 casi clinici trattati nella Radioterapia Oncologica dell’Ospedale Cà Foncello di Treviso confrontando la dosimetria, il set-up e il tempo macchina e la tossicità acuta e tardiva (skin reactions).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/39447