Alessandro Manzoni si propone come autore romantico di due tragedie, Il conte di Carmagnola e l’Adelchi, che si scostano da quelle tipicamente definite classiche. In diversi suoi scritti teorici è possibile rintracciare la poetica su cui si basa, che ha al centro l’importanza del vero storico, l’utilità nei confronti dello spettatore, l’interesse che in quest’ultimo deve scaturire. Inoltre, elemento fondamentale è la cristianità che pervade la sua ideologia ma anche le sue opere successive alla conversione, e che si lega fermamente alla necessità di produrre scritti che abbiano un carattere anche morale. In questo contesto Manzoni recupera il genere dell’idillio e lo inserisce nelle tragedie risemantizzandolo grazie alla prospettiva cristiana. Dunque, ai luoghi storici e “antropologici” che aderiscono alla realtà si affiancano quelli idillici, ma anche guerreschi, descritti con un linguaggio che si fa adeguato al contesto drammatico in cui tali descrizioni si trovano. Il paesaggio non è una semplice cornice agli avvenimenti che si susseguono, bensì è parte della scena, contribuisce a fornire un significato alla storia narrata: le espressioni, i singoli termini, lo stile, l’atmosfera che si crea e che vengono accuratamente scelti da Manzoni rispecchiano valori e significati più profondi di quelli che potrebbe trasmettere la semplice delineazione di un paesaggio, in quanto intessuti della sua poetica romantica e della sua etica cristiana. L’indagine volge dunque ad analizzare in che modo il poeta, nel rappresentare il paesaggio, abbia saputo incastrare e far funzionare nella tragedia la sua ricerca del vero con la morale religiosa, in particolare rispetto a come trasfigura il genere dell’idillio. Grazie alla sintesi mirata sulla sua visione della letteratura e del mondo e alla lettura puntuale di alcuni passi specifici delle due tragedie, vengono messi in luce i suddetti aspetti.
Il paesaggio ‘in scena’: ‘idillio’ e ‘guerra’ nelle tragedie di Manzoni
RIZZO, LUCREZIA
2021/2022
Abstract
Alessandro Manzoni si propone come autore romantico di due tragedie, Il conte di Carmagnola e l’Adelchi, che si scostano da quelle tipicamente definite classiche. In diversi suoi scritti teorici è possibile rintracciare la poetica su cui si basa, che ha al centro l’importanza del vero storico, l’utilità nei confronti dello spettatore, l’interesse che in quest’ultimo deve scaturire. Inoltre, elemento fondamentale è la cristianità che pervade la sua ideologia ma anche le sue opere successive alla conversione, e che si lega fermamente alla necessità di produrre scritti che abbiano un carattere anche morale. In questo contesto Manzoni recupera il genere dell’idillio e lo inserisce nelle tragedie risemantizzandolo grazie alla prospettiva cristiana. Dunque, ai luoghi storici e “antropologici” che aderiscono alla realtà si affiancano quelli idillici, ma anche guerreschi, descritti con un linguaggio che si fa adeguato al contesto drammatico in cui tali descrizioni si trovano. Il paesaggio non è una semplice cornice agli avvenimenti che si susseguono, bensì è parte della scena, contribuisce a fornire un significato alla storia narrata: le espressioni, i singoli termini, lo stile, l’atmosfera che si crea e che vengono accuratamente scelti da Manzoni rispecchiano valori e significati più profondi di quelli che potrebbe trasmettere la semplice delineazione di un paesaggio, in quanto intessuti della sua poetica romantica e della sua etica cristiana. L’indagine volge dunque ad analizzare in che modo il poeta, nel rappresentare il paesaggio, abbia saputo incastrare e far funzionare nella tragedia la sua ricerca del vero con la morale religiosa, in particolare rispetto a come trasfigura il genere dell’idillio. Grazie alla sintesi mirata sulla sua visione della letteratura e del mondo e alla lettura puntuale di alcuni passi specifici delle due tragedie, vengono messi in luce i suddetti aspetti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/40765