Il settore vitivinicolo italiano ha un’importanza storica e culturale riconosciuta in tutto il mondo. Questo, associato all’innovazione e al perfezionamento delle tecniche enologiche e di coltivazione della vite, ha portato l’Italia a diventare il principale produttore di vino in Europa. L’agroecosistema vigneto può risentire dell’uso eccessivo di prodotti fitosanitari, dell’adozione di pratiche atte a limitare la competizione tra il cotico erboso e le piante coltivate, come ad esempio lavorazioni del terreno, sfalci eccessivi, diserbi, nonché della semplificazione del paesaggio. Questa tesi si pone l’obiettivo di valutare l’abbondanza di fitofagi e artropodi predatori in vigneti gestiti secondo la viticoltura biologica e convenzionale. Per valutare gli effetti di queste due differenti modalità di gestione nei confronti dell’artropodofauna, sono state effettuate delle misurazioni in campo tramite la cattura di quattro gruppi di predatori (Araneae, Carabidae, Opiliones e Staphylinidae) con l’utilizzo di pitfall traps e il monitoraggio di sette specie di fitofagi dannosi per la vite (Empoasca vitis, Zygina rhamni, Erythroneura vulnerata, Scaphoideus titanus, Orientus ishidae, Dictyophara europaea, Hyalesthes obsoletus) mediante l’uso di sticky traps. Le misurazioni per lo studio sono state svolte in concomitanza di tre fasi fenologiche (fioritura, allegagione e invaiatura) in due coppie di vigneti individuate nei Colli Euganei in provincia di Padova. Ciascuna coppia era composta da una azienda biologica e una convenzionale vicine tra loro, mentre le due coppie distano circa 6,5 km l’una dall’altra. I campioni raccolti dalle trappole sono poi stati smistati e conteggiati in laboratorio e i dati sono stati elaborati tramite dei fogli di lavoro Excel. Dai risultati ottenuti possiamo affermare che non c’è un’evidente differenza nell’abbondanza dei due gruppi di artropodi nelle aziende convenzionali e biologiche. La componente paesaggio e la collocazione delle aziende nello stesso sembra risultare un fattore di notevole importanza, poiché la quantità di ambienti naturali permette lo spill-over di artropodi utili. Tuttavia, sarebbe necessario un campione più ampio di aziende per una valutazione concreta delle due metodologie di gestione. In conclusione, le singole scelte agronomiche e gestionali del produttore sembrano essere più impattanti del metodo, convenzionale o biologico che sia.

Effetti della gestione biologica e convenzionale sulla presenza di artropodi predatori e fitofagi in vigneto

TONIN, ANDREA
2021/2022

Abstract

Il settore vitivinicolo italiano ha un’importanza storica e culturale riconosciuta in tutto il mondo. Questo, associato all’innovazione e al perfezionamento delle tecniche enologiche e di coltivazione della vite, ha portato l’Italia a diventare il principale produttore di vino in Europa. L’agroecosistema vigneto può risentire dell’uso eccessivo di prodotti fitosanitari, dell’adozione di pratiche atte a limitare la competizione tra il cotico erboso e le piante coltivate, come ad esempio lavorazioni del terreno, sfalci eccessivi, diserbi, nonché della semplificazione del paesaggio. Questa tesi si pone l’obiettivo di valutare l’abbondanza di fitofagi e artropodi predatori in vigneti gestiti secondo la viticoltura biologica e convenzionale. Per valutare gli effetti di queste due differenti modalità di gestione nei confronti dell’artropodofauna, sono state effettuate delle misurazioni in campo tramite la cattura di quattro gruppi di predatori (Araneae, Carabidae, Opiliones e Staphylinidae) con l’utilizzo di pitfall traps e il monitoraggio di sette specie di fitofagi dannosi per la vite (Empoasca vitis, Zygina rhamni, Erythroneura vulnerata, Scaphoideus titanus, Orientus ishidae, Dictyophara europaea, Hyalesthes obsoletus) mediante l’uso di sticky traps. Le misurazioni per lo studio sono state svolte in concomitanza di tre fasi fenologiche (fioritura, allegagione e invaiatura) in due coppie di vigneti individuate nei Colli Euganei in provincia di Padova. Ciascuna coppia era composta da una azienda biologica e una convenzionale vicine tra loro, mentre le due coppie distano circa 6,5 km l’una dall’altra. I campioni raccolti dalle trappole sono poi stati smistati e conteggiati in laboratorio e i dati sono stati elaborati tramite dei fogli di lavoro Excel. Dai risultati ottenuti possiamo affermare che non c’è un’evidente differenza nell’abbondanza dei due gruppi di artropodi nelle aziende convenzionali e biologiche. La componente paesaggio e la collocazione delle aziende nello stesso sembra risultare un fattore di notevole importanza, poiché la quantità di ambienti naturali permette lo spill-over di artropodi utili. Tuttavia, sarebbe necessario un campione più ampio di aziende per una valutazione concreta delle due metodologie di gestione. In conclusione, le singole scelte agronomiche e gestionali del produttore sembrano essere più impattanti del metodo, convenzionale o biologico che sia.
2021
Effects of organic and conventional management on arthropod predators and herbivores in vineyards
vigneto
biologico
convenzionale
predatori
fitofagi
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Tonin_Andrea.pdf

accesso aperto

Dimensione 1.66 MB
Formato Adobe PDF
1.66 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/40898