La Cannabis sativa o canapa è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Cannabinacee che trova la sua origine in Asia. La sua grande versatilità d’uso era nota già alle popolazioni dell’antichità dalle quali veniva sfruttata per produrre carta e vestiti, usata come alimento o cura o ancora usata in ambito religioso. In passato la canapa è passata dall’essere una coltura molto diffusa nel nostro Paese, ad un periodo in cui la coltivazione era vietata. Il motivo del divieto era dovuto alla presenza del tetraidrocannabinolo che ha comportato la classificazione della canapa come pianta da droga. Il tetraidrocannabinolo (THC) è un fitocannabinoide prodotto dai tricomi della pianta conosciuto principalmente per gli effetti psicoattivi, ma in grado di esercitare anche effetti benefici (es. antinfiammatorio, antidolorifico, ecc.); esso non è l’unico fitocannabinoide prodotto dalla pianta, ma ve ne sono molti altri tra i quali il più noto è il cannabidiolo (CBD). Anche questo svolge importanti effetti benefici ed il suo uso è considerato come “sicuro” poiché non psicotropo. Proprio per gli effetti benefici THC e CBD trovano impiego nella medicina moderna come farmaci. La coltura di canapa è potuta tornare in Europa nel 1970, grazie al Reg. (CEE) n. 1308/1970; mentre il ritorno in Italia si è verificato solo nel 1998 e attualmente è consentita per legge la coltivazione della sola “canapa industriale”. Solo i prodotti di queste piante possono essere usati negli ambiti industriali consentiti ai sensi della legge stessa, tra i quali quello alimentare; dove i semi trovano ampia applicazione date le loro caratteristiche nutritive. Dagli studi di sorveglianza per le reazioni avverse ai farmaci contenenti THC ci è dato conoscere quali effetti avversi acuti derivano dalla sua assunzione orale. Poiché il THC può essere ingerito nel caso si consumino alimenti contenenti canapa, l’EFSA nel 2015 ha svolto una valutazione del rischio tossicologico, sui risultati della quale ha stabilito la necessità di determinare una Dose Acuta di Riferimento di 1µg∆9-THC/kgp.c./giorno, da non superare. Successivamente, nel 2020, ha valutato l’esposizione alimentare al THC per gli alimenti contenenti canapa dalla quale è emerso che la DAR veniva effettivamente superata per la maggior parte delle categorie alimentari. Basandosi su questi studi sono stati stabiliti i limiti massimi per il contenuto di THC nei semi di canapa e i loro derivati, definiti nel regolamento europeo n. 2022/1393. Tali limiti sono considerati protettivi per il consumatore in quanto non permettono il superamento della DAR. I semi sono l’unica parte di pianta per cui è stata fatta chiarezza in ambito della legislazione alimentare. Per le altre parti di pianta (foglie e infiorescenze), la situazione è più complicata perché possono rientrare nell’ambito della disciplina degli stupefacenti, come nel caso dell’Italia; pertanto la decisione riguardo all’uso alimentare o meno è in mano ai singoli stati UE. Infine per quanto riguarda i fitocannabinoidi (diversi dal THC e non psicoattivi; come ad es. il CBD) che è possibile estrarre dalla pianta, questi non si possono usare in ambito alimentare perché non autorizzati ai sensi del regolamento sui Novel Food.

Alimenti contenenti canapa: aspetti legali ed esposizione del consumatore

PIGAIANI, MICHELA
2021/2022

Abstract

La Cannabis sativa o canapa è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Cannabinacee che trova la sua origine in Asia. La sua grande versatilità d’uso era nota già alle popolazioni dell’antichità dalle quali veniva sfruttata per produrre carta e vestiti, usata come alimento o cura o ancora usata in ambito religioso. In passato la canapa è passata dall’essere una coltura molto diffusa nel nostro Paese, ad un periodo in cui la coltivazione era vietata. Il motivo del divieto era dovuto alla presenza del tetraidrocannabinolo che ha comportato la classificazione della canapa come pianta da droga. Il tetraidrocannabinolo (THC) è un fitocannabinoide prodotto dai tricomi della pianta conosciuto principalmente per gli effetti psicoattivi, ma in grado di esercitare anche effetti benefici (es. antinfiammatorio, antidolorifico, ecc.); esso non è l’unico fitocannabinoide prodotto dalla pianta, ma ve ne sono molti altri tra i quali il più noto è il cannabidiolo (CBD). Anche questo svolge importanti effetti benefici ed il suo uso è considerato come “sicuro” poiché non psicotropo. Proprio per gli effetti benefici THC e CBD trovano impiego nella medicina moderna come farmaci. La coltura di canapa è potuta tornare in Europa nel 1970, grazie al Reg. (CEE) n. 1308/1970; mentre il ritorno in Italia si è verificato solo nel 1998 e attualmente è consentita per legge la coltivazione della sola “canapa industriale”. Solo i prodotti di queste piante possono essere usati negli ambiti industriali consentiti ai sensi della legge stessa, tra i quali quello alimentare; dove i semi trovano ampia applicazione date le loro caratteristiche nutritive. Dagli studi di sorveglianza per le reazioni avverse ai farmaci contenenti THC ci è dato conoscere quali effetti avversi acuti derivano dalla sua assunzione orale. Poiché il THC può essere ingerito nel caso si consumino alimenti contenenti canapa, l’EFSA nel 2015 ha svolto una valutazione del rischio tossicologico, sui risultati della quale ha stabilito la necessità di determinare una Dose Acuta di Riferimento di 1µg∆9-THC/kgp.c./giorno, da non superare. Successivamente, nel 2020, ha valutato l’esposizione alimentare al THC per gli alimenti contenenti canapa dalla quale è emerso che la DAR veniva effettivamente superata per la maggior parte delle categorie alimentari. Basandosi su questi studi sono stati stabiliti i limiti massimi per il contenuto di THC nei semi di canapa e i loro derivati, definiti nel regolamento europeo n. 2022/1393. Tali limiti sono considerati protettivi per il consumatore in quanto non permettono il superamento della DAR. I semi sono l’unica parte di pianta per cui è stata fatta chiarezza in ambito della legislazione alimentare. Per le altre parti di pianta (foglie e infiorescenze), la situazione è più complicata perché possono rientrare nell’ambito della disciplina degli stupefacenti, come nel caso dell’Italia; pertanto la decisione riguardo all’uso alimentare o meno è in mano ai singoli stati UE. Infine per quanto riguarda i fitocannabinoidi (diversi dal THC e non psicoattivi; come ad es. il CBD) che è possibile estrarre dalla pianta, questi non si possono usare in ambito alimentare perché non autorizzati ai sensi del regolamento sui Novel Food.
2021
Foods containing hemp: legal aspects and consumer exposure
canapa alimentare
legislazione
esposizione
THC
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/40961