La presente tesi è incentrata sulle opere di riforma elettorale di Thomas Hare, inventore del primo sistema proporzionale, il single transferable vote. Scopo della ricerca, attraverso l'analisi dei testi e delle clausole giuridiche di riforma elettorale, è l'individuazione del nucleo filosofico-politico che ne sta alla base. Hare, infatti, forte critico del sistema rappresentativo britannico post-Refom Act (1832), delineando la sua macchina elettorale, sviluppa una serie di argomentazioni che, da una parte, rideterminano il concetto tradizionale (britannico) di rappresentanza e rappresentazione politica e, dall’altro, lambiscono temi concernenti l’organizzazione politica in quanto tale. In particolar modo, si intende enucleare il nuovo concetto di rappresentanza proposto (e i suoi effetti), epitomizzato nella locuzione “personal representation”, secondo la quale i rappresentanti in Parlamento rappresentano esclusivamente e direttamente individui singoli, senza alcun tipo di mediazione, sia essa di classe, partitica o d’interesse territoriale. Inoltre, si intende dimostrare che questo nuovo apparato concettuale è funzionale, nel disegno di Hare, al conseguimento di alcuni obiettivi pragmatici, ovvero la moderazione delle spinte democratiche e il governo delle classi lavoratrici, la marginalizzazione dei partiti politici, la salvaguardia delle minoranze intelligenti e, soprattutto, la produzione di un ceto governativo competente e adatto a gestire il nuovo tessuto socio-economico di un paese industriale.
The latent forces. Governo della democrazia e dispositivi elettorali nell'opera di Thomas Hare
MAROSTICA, STEFANO
2021/2022
Abstract
La presente tesi è incentrata sulle opere di riforma elettorale di Thomas Hare, inventore del primo sistema proporzionale, il single transferable vote. Scopo della ricerca, attraverso l'analisi dei testi e delle clausole giuridiche di riforma elettorale, è l'individuazione del nucleo filosofico-politico che ne sta alla base. Hare, infatti, forte critico del sistema rappresentativo britannico post-Refom Act (1832), delineando la sua macchina elettorale, sviluppa una serie di argomentazioni che, da una parte, rideterminano il concetto tradizionale (britannico) di rappresentanza e rappresentazione politica e, dall’altro, lambiscono temi concernenti l’organizzazione politica in quanto tale. In particolar modo, si intende enucleare il nuovo concetto di rappresentanza proposto (e i suoi effetti), epitomizzato nella locuzione “personal representation”, secondo la quale i rappresentanti in Parlamento rappresentano esclusivamente e direttamente individui singoli, senza alcun tipo di mediazione, sia essa di classe, partitica o d’interesse territoriale. Inoltre, si intende dimostrare che questo nuovo apparato concettuale è funzionale, nel disegno di Hare, al conseguimento di alcuni obiettivi pragmatici, ovvero la moderazione delle spinte democratiche e il governo delle classi lavoratrici, la marginalizzazione dei partiti politici, la salvaguardia delle minoranze intelligenti e, soprattutto, la produzione di un ceto governativo competente e adatto a gestire il nuovo tessuto socio-economico di un paese industriale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/41022