Il seguente studio mira ad approfondire la stretta connessione tra il esercizio del diritto di cronaca e la garanzia del giusto processo; in particolare, si guarderà all'impatto che i mezzi di comunicazione determineranno sul corretto svolgimento di un processo in aula, nonchè al possibile pregiudizio arrecato agli interessi privati propri delle parti in causa. Di conseguenza, si andrà ad approfondire la disciplina prevista dal codice di rito in materia di segretezza degli atti di indagine e contestuale divieto di pubblicazione degli stessi e del loro contenuto (artt. 114, 115 e 329 c.p.p.), anche con riferimento al regime sanzionatorio e disciplinare previsto del legislatore a fronte della violazione di detta disciplina e dei diritti della personalità. Si guarderà, poi, alla garanzia di presunzione di innocenza riconosciuta dal nostro codice all’imputato e a come la stessa difficilmente trovi applicazione nel processo parallelo narrato dai mezzi di comunicazione. Si andrà, quindi, ad approfondire il tema analizzando la direttiva europea n. 343/2016 e il suo recentissimo recepimento mediante d.lgs 188/2018, il quale, in punto di rafforzamento del principio dell’ in dubio pro reo, responsabilizza le pubbliche autorità circa le modalità con cui vanno comunicate ai mass media le informazioni sui procedimenti penali e sugli atti di indagine effettuati. Con riferimento all’organo giudicante, si approfondirà il rapporto tra esercizio del diritto di informazione e garanzia di verginità cognitiva e serenità del giudizio, a fronte delle possibili distorsioni mediatiche e, dunque, dei condizionamenti che potrebbero ostacolare l’operato del giudice terzo ed imparziale. Anche qui, si valuteranno i possibili rimedi (es. rimessione, ricusazione ed astensione). Sempre con riferimento alle possibili ricadute che il processo mediatico determina sul processo penale, si farà un breve riferimento alla nascente figura del c.d. “testimone mediatico”. Si andrà, infine, ad indagare il rapporto tra le le attività investigative e il trattamento dei dati personali presenti in Rete per la repressione e la prevenzione dei reati, di cui alla Dir. 2016/680/UE, recepita con d.lgs. 51/2018. Con apposito riguardo alla permanenza dei dati nella memoria di Internet, si approfondirà la definizione di oblio digitale e la disciplina di c.d. data retention, anche alla luce della recente Riforma Cartabia.
Giustizia penale e interferenze mediatiche.
BIONDO, AURORA
2021/2022
Abstract
Il seguente studio mira ad approfondire la stretta connessione tra il esercizio del diritto di cronaca e la garanzia del giusto processo; in particolare, si guarderà all'impatto che i mezzi di comunicazione determineranno sul corretto svolgimento di un processo in aula, nonchè al possibile pregiudizio arrecato agli interessi privati propri delle parti in causa. Di conseguenza, si andrà ad approfondire la disciplina prevista dal codice di rito in materia di segretezza degli atti di indagine e contestuale divieto di pubblicazione degli stessi e del loro contenuto (artt. 114, 115 e 329 c.p.p.), anche con riferimento al regime sanzionatorio e disciplinare previsto del legislatore a fronte della violazione di detta disciplina e dei diritti della personalità. Si guarderà, poi, alla garanzia di presunzione di innocenza riconosciuta dal nostro codice all’imputato e a come la stessa difficilmente trovi applicazione nel processo parallelo narrato dai mezzi di comunicazione. Si andrà, quindi, ad approfondire il tema analizzando la direttiva europea n. 343/2016 e il suo recentissimo recepimento mediante d.lgs 188/2018, il quale, in punto di rafforzamento del principio dell’ in dubio pro reo, responsabilizza le pubbliche autorità circa le modalità con cui vanno comunicate ai mass media le informazioni sui procedimenti penali e sugli atti di indagine effettuati. Con riferimento all’organo giudicante, si approfondirà il rapporto tra esercizio del diritto di informazione e garanzia di verginità cognitiva e serenità del giudizio, a fronte delle possibili distorsioni mediatiche e, dunque, dei condizionamenti che potrebbero ostacolare l’operato del giudice terzo ed imparziale. Anche qui, si valuteranno i possibili rimedi (es. rimessione, ricusazione ed astensione). Sempre con riferimento alle possibili ricadute che il processo mediatico determina sul processo penale, si farà un breve riferimento alla nascente figura del c.d. “testimone mediatico”. Si andrà, infine, ad indagare il rapporto tra le le attività investigative e il trattamento dei dati personali presenti in Rete per la repressione e la prevenzione dei reati, di cui alla Dir. 2016/680/UE, recepita con d.lgs. 51/2018. Con apposito riguardo alla permanenza dei dati nella memoria di Internet, si approfondirà la definizione di oblio digitale e la disciplina di c.d. data retention, anche alla luce della recente Riforma Cartabia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/41219