La tesi si propone di analizzare lo stile degli articoli della raccolta Auto da fé di Eugenio Montale; evidenziandone le costanti, ma anche rendendo ragione delle disomogeneità e delle singolarità. In particolare si tiene presente per l’intero lavoro la profonda differenza fra gli scritti pubblicati nei «due tempi diversi e separati da un lungo intervallo» che lo stesso autore indica nella nota introduttiva. La tesi, dopo un’introduzione generale al testo, consiste in un capitolo sulla testualità, uno sulla retorica, uno sul lessico e uno sull’intertestualità. Il primo affronta elementi del testo quali i titoli e gli incipit; fenomeni testuali particolari (discorso riportato, ritratti di personaggi, etc); e inoltre il problema del genere letterario del saggio, con le sue commistioni con la recensione, la narrativa, l’epistola, e i confini permeabili che separano questa dalle altre raccolte di prose dell’autore. Il secondo analizza alcune delle figure retoriche più presenti nel testo: innanzitutto l’ironia, pervasiva dell’intera opera, e poi le metafore e varie figure di parola. Si dedica spazio tanto ai caratteri comuni e diffusi quanto a singoli casi peculiari. Il capitolo sul lessico analizza le scelte di un vocabolario sostanzialmente piano, ma che non rinuncia a latinismi e forestierismi (francesismi e anglismi soprattutto). Ci si sofferma su vari casi singoli marcati e su articoli caratterizzati da lessici particolari. Infine il capitolo sull’intertestualità affronta il problema, impossibile da aggirare con un autore come Montale, delle riprese costanti fra prosa e poesia, oltre che fra una prosa e l’altra; e in particolare alcuni casi di ripresa testuale o concettuale chiara, dei quali si rendono a maggior ragione interessanti le differenze nella trattazione di uno stesso tema in un genere o nell’altro.
«Il temuto elzevirismo». Analisi stilistica di Auto da fé di Eugenio Montale
FANTUCCHIO, CLAUDIA
2021/2022
Abstract
La tesi si propone di analizzare lo stile degli articoli della raccolta Auto da fé di Eugenio Montale; evidenziandone le costanti, ma anche rendendo ragione delle disomogeneità e delle singolarità. In particolare si tiene presente per l’intero lavoro la profonda differenza fra gli scritti pubblicati nei «due tempi diversi e separati da un lungo intervallo» che lo stesso autore indica nella nota introduttiva. La tesi, dopo un’introduzione generale al testo, consiste in un capitolo sulla testualità, uno sulla retorica, uno sul lessico e uno sull’intertestualità. Il primo affronta elementi del testo quali i titoli e gli incipit; fenomeni testuali particolari (discorso riportato, ritratti di personaggi, etc); e inoltre il problema del genere letterario del saggio, con le sue commistioni con la recensione, la narrativa, l’epistola, e i confini permeabili che separano questa dalle altre raccolte di prose dell’autore. Il secondo analizza alcune delle figure retoriche più presenti nel testo: innanzitutto l’ironia, pervasiva dell’intera opera, e poi le metafore e varie figure di parola. Si dedica spazio tanto ai caratteri comuni e diffusi quanto a singoli casi peculiari. Il capitolo sul lessico analizza le scelte di un vocabolario sostanzialmente piano, ma che non rinuncia a latinismi e forestierismi (francesismi e anglismi soprattutto). Ci si sofferma su vari casi singoli marcati e su articoli caratterizzati da lessici particolari. Infine il capitolo sull’intertestualità affronta il problema, impossibile da aggirare con un autore come Montale, delle riprese costanti fra prosa e poesia, oltre che fra una prosa e l’altra; e in particolare alcuni casi di ripresa testuale o concettuale chiara, dei quali si rendono a maggior ragione interessanti le differenze nella trattazione di uno stesso tema in un genere o nell’altro.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/41908