Ho deciso di affrontare l’argomento dell’approccio psicomotorio nella relazione educativa perché sono profondamente convinta che senza di esso non sia possibile parlare di qualità nei servizi rivolti ai bambini e alle bambine in età infantile. Nel 2005 ho potuto formarmi come educatrice psicomotoria e da quel momento ne ho sperimentato l’efficacia nelle attività proposte ai bambini dai 2 ai 7 anni. Durante il mio percorso universitario ho approfondito l’argomento della relazione educativa incontrando teorie pedagogiche e prassi innovative che, pur non riferendosi esplicitamente a questo approccio, promuovevano l’utilizzo di strumenti e tecniche che ne sottintendevano i presupposti. L’approccio psicomotorio è legato all’idea che il bambino non possa essere incontrato se non nella sua unicità di corpo e mente. Intendo quindi delinearne le caratteristiche illustrandone le potenzialità. Nel primo capitolo approfondirò le origini teoriche dell’approccio, identificando gli autori che ne hanno posto le basi , non affronterò ogni autore nello specifico ma metterò in evidenza il percorso e le tappe che hanno dato al corpo, nella relazione col bambino e nella sua evoluzione, il giusto valore. Nel secondo capitolo tratterò gli strumenti fondamentali, le tecniche che l’educatrice/l’educatore può mettere in pratica per migliorare la propria funzione. Nel terzo capitolo presenterò un percorso di Attività psicomotoria rivolta ai bambini dai 2 ai 7 anni, le modalità in cui ha permesso di rafforzare il raggiungimento degli obiettivi della Scuola dell’infanzia Sant’Anna In ultimo illustrerò esempi concreti in cui ho utilizzato l’approccio psicomotorio in ambito educativo: il servizio integrativo “Arcobaluna “, che per cinque anni ha ospitato bambini di età compresa dai 12 ai 36 mesi, proponendo una programmazione centrata sul corpo e il dialogo tonico e due percorsi, rivolti a bambini della scuola dell’infanzia, in cui corpo e movimento facevano da protagonisti.
Alla ricerca dello sguardo bambino. L'approccio psicomotorio come stile educativo
GABRIEL, JUDIT
2021/2022
Abstract
Ho deciso di affrontare l’argomento dell’approccio psicomotorio nella relazione educativa perché sono profondamente convinta che senza di esso non sia possibile parlare di qualità nei servizi rivolti ai bambini e alle bambine in età infantile. Nel 2005 ho potuto formarmi come educatrice psicomotoria e da quel momento ne ho sperimentato l’efficacia nelle attività proposte ai bambini dai 2 ai 7 anni. Durante il mio percorso universitario ho approfondito l’argomento della relazione educativa incontrando teorie pedagogiche e prassi innovative che, pur non riferendosi esplicitamente a questo approccio, promuovevano l’utilizzo di strumenti e tecniche che ne sottintendevano i presupposti. L’approccio psicomotorio è legato all’idea che il bambino non possa essere incontrato se non nella sua unicità di corpo e mente. Intendo quindi delinearne le caratteristiche illustrandone le potenzialità. Nel primo capitolo approfondirò le origini teoriche dell’approccio, identificando gli autori che ne hanno posto le basi , non affronterò ogni autore nello specifico ma metterò in evidenza il percorso e le tappe che hanno dato al corpo, nella relazione col bambino e nella sua evoluzione, il giusto valore. Nel secondo capitolo tratterò gli strumenti fondamentali, le tecniche che l’educatrice/l’educatore può mettere in pratica per migliorare la propria funzione. Nel terzo capitolo presenterò un percorso di Attività psicomotoria rivolta ai bambini dai 2 ai 7 anni, le modalità in cui ha permesso di rafforzare il raggiungimento degli obiettivi della Scuola dell’infanzia Sant’Anna In ultimo illustrerò esempi concreti in cui ho utilizzato l’approccio psicomotorio in ambito educativo: il servizio integrativo “Arcobaluna “, che per cinque anni ha ospitato bambini di età compresa dai 12 ai 36 mesi, proponendo una programmazione centrata sul corpo e il dialogo tonico e due percorsi, rivolti a bambini della scuola dell’infanzia, in cui corpo e movimento facevano da protagonisti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/42259