Con l’acronimo PFAS si intende una classe di contaminanti di origine industriale che include le sostanze poli e per-fluoroalchiliche. La particolare natura chimica, conferisce a queste sostanze la capacità di persistere a lungo nell’ambiente e la tendenza ad accumularsi nei tessuti dell’uomo e di diversi animali. I PFAS sono stati largamente utilizzati sin dalla metà del secolo scorso, in campo industriale, per la produzione di rivestimenti idro- o oleo-repellenti, schiume antincendio, e molto altro ancora. Il rilascio incontrollato di queste sostanze nell’ambiente, ha causato la contaminazione di diversi cosi d’acqua superficiali e delle falde acquifere in diverse aree geografiche; in particolare: West Virginia, Paesi bassi, Germania, Cina ed Italia. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2013, in seguito ad una campagna di monitoraggio proposta dall’Europa, della qualità dell’acqua dei maggiori fiumi europei, è stato rilevato che la regione Veneto e diversi suoi corsi d’acqua erano contaminati da PFAS. Successivamente, analisi più approfondite ne hanno rilevato concentrazioni straordinarie nella zona dell’alto Vicentino; è stato quindi possibile ricondurre all’azienda Miteni s.p.a. la principale fonte di inquinamento. Diversi studi scientifici, tra cui svariate analisi epidemiologiche, indicherebbero come la presenza di concentrazioni di PFAS nel sangue e nel siero animale ed umano sia correlabile all’aumento di incidenza di svariate patologie tra cui: ipercolesterolemia, colite ulcerosa, cancro alla prostata, ai testicoli ed al rene; alterazioni enzimatiche a livello epatico; scompensi a livello ormonale e dello sviluppo; alterazioni di sistema respiratorio, nervoso e riproduttivo; effetti immunotossici, ed epatotossici. Aldilà dei rischi per l’uomo, è ovvio che la diffusa presenza di PFAS nelle acque possa rappresentare un pericolo anche per l’ecosistema acquatico. Pertanto, nel presente lavoro di tesi è stata effettuata la valutazione ecotossicologica di molteplici PFAS, utilizzando l’organismo modello d’acqua dolce Daphnia magna. Per ciascuna sostanza la valutazione è stata effettuata mediante il test OECD 202 - Daphnia sp. Acute immobilization test (OECD 2004). Inoltre, allo scopo di evidenziarne la potenziale tossicità ritardata, si è fatto seguire alle 48 ore di esposizione previste dal protocollo OECD, un follow-up di dieci giorni in medium puro. La valutazione degli effetti acuti e la conseguente determinazione delle EC50 dei singoli composti realizzata in questa tesi, getta le basi per un successivo studio delle interazioni tossicologiche (sinergiche, additive o antagonistiche) in miscele di PFAS. Ciò consentirà una più appropriata valutazione del rischio, considerata la usuale compresenza di svariate molecole di questa classe di inquinanti nei bacini contaminati.

Tossicità acuta ritardata di sostanze perfluoroalchiliche in Daphnia magna

ZANELLA, MARTINA
2021/2022

Abstract

Con l’acronimo PFAS si intende una classe di contaminanti di origine industriale che include le sostanze poli e per-fluoroalchiliche. La particolare natura chimica, conferisce a queste sostanze la capacità di persistere a lungo nell’ambiente e la tendenza ad accumularsi nei tessuti dell’uomo e di diversi animali. I PFAS sono stati largamente utilizzati sin dalla metà del secolo scorso, in campo industriale, per la produzione di rivestimenti idro- o oleo-repellenti, schiume antincendio, e molto altro ancora. Il rilascio incontrollato di queste sostanze nell’ambiente, ha causato la contaminazione di diversi cosi d’acqua superficiali e delle falde acquifere in diverse aree geografiche; in particolare: West Virginia, Paesi bassi, Germania, Cina ed Italia. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2013, in seguito ad una campagna di monitoraggio proposta dall’Europa, della qualità dell’acqua dei maggiori fiumi europei, è stato rilevato che la regione Veneto e diversi suoi corsi d’acqua erano contaminati da PFAS. Successivamente, analisi più approfondite ne hanno rilevato concentrazioni straordinarie nella zona dell’alto Vicentino; è stato quindi possibile ricondurre all’azienda Miteni s.p.a. la principale fonte di inquinamento. Diversi studi scientifici, tra cui svariate analisi epidemiologiche, indicherebbero come la presenza di concentrazioni di PFAS nel sangue e nel siero animale ed umano sia correlabile all’aumento di incidenza di svariate patologie tra cui: ipercolesterolemia, colite ulcerosa, cancro alla prostata, ai testicoli ed al rene; alterazioni enzimatiche a livello epatico; scompensi a livello ormonale e dello sviluppo; alterazioni di sistema respiratorio, nervoso e riproduttivo; effetti immunotossici, ed epatotossici. Aldilà dei rischi per l’uomo, è ovvio che la diffusa presenza di PFAS nelle acque possa rappresentare un pericolo anche per l’ecosistema acquatico. Pertanto, nel presente lavoro di tesi è stata effettuata la valutazione ecotossicologica di molteplici PFAS, utilizzando l’organismo modello d’acqua dolce Daphnia magna. Per ciascuna sostanza la valutazione è stata effettuata mediante il test OECD 202 - Daphnia sp. Acute immobilization test (OECD 2004). Inoltre, allo scopo di evidenziarne la potenziale tossicità ritardata, si è fatto seguire alle 48 ore di esposizione previste dal protocollo OECD, un follow-up di dieci giorni in medium puro. La valutazione degli effetti acuti e la conseguente determinazione delle EC50 dei singoli composti realizzata in questa tesi, getta le basi per un successivo studio delle interazioni tossicologiche (sinergiche, additive o antagonistiche) in miscele di PFAS. Ciò consentirà una più appropriata valutazione del rischio, considerata la usuale compresenza di svariate molecole di questa classe di inquinanti nei bacini contaminati.
2021
Delayed acute toxicity of perfluoroalkyl substances in Daphnia magna
PFAS
Daphnia magna
Ecotossicità
Tossicità ritardata
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