Il ruolo svolto dalla violenza di genere durante la Dittatura argentina (1976-1983) è stato per molto tempo ignorato nonostante la diffusione di racconti testimoniali che all’indomani della fine della Dittatura cercarono di attirare l’attenzione sulla questione. Il regime cercò di restaurare il patriarcato e i valori tradizionali di stabilità familiare secondo cui la donna poteva avere solo un ruolo passivo all’interno della società, una posizione del tutto subordinata all’uomo, fosse esso padre, marito o fratello. Coloro che erano sospettate di minacciare o voler sovvertire quest’ordine venivano brutalmente perseguitate, discriminate e torturate. L’obiettivo dell’elaborato è, innanzitutto, analizzare le numerose testimonianze di sopravvissuti, ma soprattutto delle sopravvissute, i racconti ed i testi di donne che hanno subito la dura repressione perpetrata dal regime dittatoriale e documentare come questo regime sia caratterizzato dal fatto che imprigionò, torturò, violentò, uccise e annientò le donne. Per un corretto inquadramento del tema affrontato si è provveduto a soffermarsi dapprima sulla definizione di tortura, sull’origine dell'istituto della tortura, sul suo utilizzo nel corso della storia, partendo dall'epoca classica per arrivare agli antefatti delle politiche repressive poste in essere dai numerosi regimi dittatoriali affermatisi nel Sudamerica ed i quali operavano secondo i principi della “Dottrina della sicurezza nazionale”. Si è ritenuto altresì di procedere all’illustrazione dei diversi strumenti internazionali che sanciscono il divieto di tortura: il Patto ONU sui diritti civili e politici del 1966, la Convenzione ONU contro la Tortura del 1984, lo Statuto di Roma, la Convenzione Europea sui Diritti Umani. Tale inquadramento appare in particolar modo necessario, poiché le pratiche di tortura hanno ormai assunto lo status di crimine di jus cogens, lesivo dei valori supremi dell'ordinamento giuridico internazionale. In tale modo si è potuto dimostrare che una riflessione su violenza e tortura vanno oltre i confini nazionali per inserirsi in un discorso più ampio che affronti il tema dei diritti umani. Per una comprensione della spietata politica di repressione attuata dalla Dittatura militare argentina ed un suo inquadramento storico l’elaborato ripercorre anche una breve storia del Paese, soffermandosi più specificamente nel periodo immediatamente precedente al Golpe del 1976 ed agli anni in cui governò la Junta militar che instaurò un regime autoritario e totalitario e che si è resa colpevole di crimini e torture per attuare una repressione che non ha precedenti nella storia del Sudamerica a tal punto che si può parlare di una sorta di “marchio argentino” per tale sistema repressivo. Il suo simbolo più potente e devastante è l’invisibilità dei sequestrati, il tentativo di cancellarli completamente, di eliminare ogni elemento di prova sulla loro sorte: si tratta dei desaparecidos. Per dimostrare la particolare efferatezza della repressione durante la Dittatura argentina si è cercato di descrivere le orribili condizioni in cui vissero sequestrati e detenuti nei numerosi Centri Clandestini di Detenzione e nelle carceri sparsi in tutto il paese, gli strumenti di repressione e tortura a cui ricorsero le Forze Armate e le menomazioni fisiche e psicologiche anche molto gravi subite dalle vittime. A ciò si è affiancata l’analisi dell’annientamento non solo fisico ma anche psicologico causato dalle terribili torture a cui furono sottoposti i prigionieri e le numerose prigioniere, della minaccia dell’oblio e del tentativo di restituzione di un valore alla memoria ed alla ricostruzione del passato attraverso il racconto testimoniale ed il ricordo da tramandare perché quanto raccontato dai sopravvissuti sia da monito per la tutela di diritti fondamentali, quali il diritto alla vita, all’integrità fisica, alla dignità ed identità della persona.

REPRESSIONE, TORTURA E VIOLENZA DI GENERE NEL REGIME DITTATORIALE ARGENTINO. TESTIMONIANZE.

SAMPAOLI, CLAUDIA
2022/2023

Abstract

Il ruolo svolto dalla violenza di genere durante la Dittatura argentina (1976-1983) è stato per molto tempo ignorato nonostante la diffusione di racconti testimoniali che all’indomani della fine della Dittatura cercarono di attirare l’attenzione sulla questione. Il regime cercò di restaurare il patriarcato e i valori tradizionali di stabilità familiare secondo cui la donna poteva avere solo un ruolo passivo all’interno della società, una posizione del tutto subordinata all’uomo, fosse esso padre, marito o fratello. Coloro che erano sospettate di minacciare o voler sovvertire quest’ordine venivano brutalmente perseguitate, discriminate e torturate. L’obiettivo dell’elaborato è, innanzitutto, analizzare le numerose testimonianze di sopravvissuti, ma soprattutto delle sopravvissute, i racconti ed i testi di donne che hanno subito la dura repressione perpetrata dal regime dittatoriale e documentare come questo regime sia caratterizzato dal fatto che imprigionò, torturò, violentò, uccise e annientò le donne. Per un corretto inquadramento del tema affrontato si è provveduto a soffermarsi dapprima sulla definizione di tortura, sull’origine dell'istituto della tortura, sul suo utilizzo nel corso della storia, partendo dall'epoca classica per arrivare agli antefatti delle politiche repressive poste in essere dai numerosi regimi dittatoriali affermatisi nel Sudamerica ed i quali operavano secondo i principi della “Dottrina della sicurezza nazionale”. Si è ritenuto altresì di procedere all’illustrazione dei diversi strumenti internazionali che sanciscono il divieto di tortura: il Patto ONU sui diritti civili e politici del 1966, la Convenzione ONU contro la Tortura del 1984, lo Statuto di Roma, la Convenzione Europea sui Diritti Umani. Tale inquadramento appare in particolar modo necessario, poiché le pratiche di tortura hanno ormai assunto lo status di crimine di jus cogens, lesivo dei valori supremi dell'ordinamento giuridico internazionale. In tale modo si è potuto dimostrare che una riflessione su violenza e tortura vanno oltre i confini nazionali per inserirsi in un discorso più ampio che affronti il tema dei diritti umani. Per una comprensione della spietata politica di repressione attuata dalla Dittatura militare argentina ed un suo inquadramento storico l’elaborato ripercorre anche una breve storia del Paese, soffermandosi più specificamente nel periodo immediatamente precedente al Golpe del 1976 ed agli anni in cui governò la Junta militar che instaurò un regime autoritario e totalitario e che si è resa colpevole di crimini e torture per attuare una repressione che non ha precedenti nella storia del Sudamerica a tal punto che si può parlare di una sorta di “marchio argentino” per tale sistema repressivo. Il suo simbolo più potente e devastante è l’invisibilità dei sequestrati, il tentativo di cancellarli completamente, di eliminare ogni elemento di prova sulla loro sorte: si tratta dei desaparecidos. Per dimostrare la particolare efferatezza della repressione durante la Dittatura argentina si è cercato di descrivere le orribili condizioni in cui vissero sequestrati e detenuti nei numerosi Centri Clandestini di Detenzione e nelle carceri sparsi in tutto il paese, gli strumenti di repressione e tortura a cui ricorsero le Forze Armate e le menomazioni fisiche e psicologiche anche molto gravi subite dalle vittime. A ciò si è affiancata l’analisi dell’annientamento non solo fisico ma anche psicologico causato dalle terribili torture a cui furono sottoposti i prigionieri e le numerose prigioniere, della minaccia dell’oblio e del tentativo di restituzione di un valore alla memoria ed alla ricostruzione del passato attraverso il racconto testimoniale ed il ricordo da tramandare perché quanto raccontato dai sopravvissuti sia da monito per la tutela di diritti fondamentali, quali il diritto alla vita, all’integrità fisica, alla dignità ed identità della persona.
2022
REPRESSION, TORTURE AND GENDER VIOLENCE IN THE ARGENTINE DICTATORIAL REGIME. TESTIMONIES
Argentina
dittatura
testimonianza
tortura
violenza di genere
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/42917