Quando arrivano i dispiaceri non arrivano a un a uno, ma a battaglioni. Non era passato neanche un anno da quando Pasteur con il microscopio aveva sconfitto le malattie del vino francese, apparve un nemico che minacciava qualcosa di peggiore, letteralmente da tagliare la produzione di vino fino alla radice. Un killer silente, feroce e inatteso: la Bête come l’hanno soprannominato i francesi nel XIX secolo, primi europei a doverci fare i conti, e conosciuta in Italia come “insetto” per antonomasia. Nell’arco di un quarto di secolo i vigneti della Francia e attraverso questa nazione quelli di tutta Europa vennero contagiati da questo “morbo”. La fillossera è la seconda piaga, quella peggiore, che aveva investito la viticoltura europea dopo lo oidio e seguita dalla peronospora. Una sorta di vendetta, quasi una nemesi storica del “Nuovo continente” per le varie malattie contagiose trasportate dai conquistatori europei che portarono alla decimazione delle popolazioni amerinde. Il vino perse la sua “innocenza”, questa catastrofe segnò la fine dell’età d’oro della viticultura europea. L’evento inizialmente sottovalutato, si colloca in un quadro politico ed economico della nascente Europa in profondo cambiamento, dove da un’agricoltura di sostentamento e autoconsumo, si sta lentamente passando ad una attività di produzione e di trasformazione delle materie agricole. Alla fine del 1800 la devastazione della viticoltura europea provocata dalla fillossera un piccolo afide rincote, arrivato dall’America fu alla base di una delle più grandi se non la più grande crisi economica e sociale che dovette superare la viticoltura del Vecchio Continente in età moderna. Ci vollero trent’anni di ricerche, prove, tentativi di lotta spesso non risolutivi, errori, contrasti anche violenti all’interno del mondo viticolo. Per ironia della sorte, fu la stessa America a salvarci; attraverso la creazione dei portainnesti costruiti da esimi scienziati, botanici e vivaisti utilizzando le viti americane; ed è proprio questo episodio che diede inizio alla così detta “viticultura moderna”. Si passo da una viticoltura passata di tipo indiziario, costituita da segni e riti ad una viticoltura della conoscenza.
La devastazione della fillossera nell’Europa dell’800, e la nascita della “viticoltura moderna”.
ZULIN, ALESSANDRO
2022/2023
Abstract
Quando arrivano i dispiaceri non arrivano a un a uno, ma a battaglioni. Non era passato neanche un anno da quando Pasteur con il microscopio aveva sconfitto le malattie del vino francese, apparve un nemico che minacciava qualcosa di peggiore, letteralmente da tagliare la produzione di vino fino alla radice. Un killer silente, feroce e inatteso: la Bête come l’hanno soprannominato i francesi nel XIX secolo, primi europei a doverci fare i conti, e conosciuta in Italia come “insetto” per antonomasia. Nell’arco di un quarto di secolo i vigneti della Francia e attraverso questa nazione quelli di tutta Europa vennero contagiati da questo “morbo”. La fillossera è la seconda piaga, quella peggiore, che aveva investito la viticoltura europea dopo lo oidio e seguita dalla peronospora. Una sorta di vendetta, quasi una nemesi storica del “Nuovo continente” per le varie malattie contagiose trasportate dai conquistatori europei che portarono alla decimazione delle popolazioni amerinde. Il vino perse la sua “innocenza”, questa catastrofe segnò la fine dell’età d’oro della viticultura europea. L’evento inizialmente sottovalutato, si colloca in un quadro politico ed economico della nascente Europa in profondo cambiamento, dove da un’agricoltura di sostentamento e autoconsumo, si sta lentamente passando ad una attività di produzione e di trasformazione delle materie agricole. Alla fine del 1800 la devastazione della viticoltura europea provocata dalla fillossera un piccolo afide rincote, arrivato dall’America fu alla base di una delle più grandi se non la più grande crisi economica e sociale che dovette superare la viticoltura del Vecchio Continente in età moderna. Ci vollero trent’anni di ricerche, prove, tentativi di lotta spesso non risolutivi, errori, contrasti anche violenti all’interno del mondo viticolo. Per ironia della sorte, fu la stessa America a salvarci; attraverso la creazione dei portainnesti costruiti da esimi scienziati, botanici e vivaisti utilizzando le viti americane; ed è proprio questo episodio che diede inizio alla così detta “viticultura moderna”. Si passo da una viticoltura passata di tipo indiziario, costituita da segni e riti ad una viticoltura della conoscenza.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Zulin_Alessandro.pdf
accesso riservato
Dimensione
4.28 MB
Formato
Adobe PDF
|
4.28 MB | Adobe PDF |
The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License
https://hdl.handle.net/20.500.12608/42952