Il seguente elaborato vuole presentare inizialmente la Teoria dell’Attaccamento proposta da Bowlby in una chiave storica, ponendo particolare attenzione allo stile di attaccamento che viene, successivamente, descritto da Mary Ainsworth in termini di attaccamento insicuro, più nello specifico ansioso-ambivalente. Tale forma di attaccamento da parte del bambino nei confronti del suo caregiver è determinata da una responsività incoerente da parte del caregiver stesso che ridurrà, evidentemente la capacità del bambino di esplorare il mondo circostante, conoscerlo e relazionarsi con esso, compromettendo permanentemente il suo senso di autonomia futura. Questa lettura squisitamente psicologica viene integrata con delle evidenze riscontrate a livello neurofisiologico secondo cui il comportamento ansioso è fortemente correlato ad una carente variabilità della frequenza cardiaca, che risulta essere, allo stesso tempo, indice di una difficoltà di adattamento dell’individuo alle circostanze ambientali. A partire dall’integrazione di queste due ottiche di lettura del comportamento umano strettamente interconnesse tra loro, vengono proposte delle possibili evoluzioni ed ipotesi per la ricerca che avrà luogo negli anni a venire, in cui si auspica che l’analisi di un biofeedback relativo alla variabilità della frequenza cardiaca possa rappresentare un ottimo indice nella diagnosi precoce e per il trattamento efficace dei disturbi d’ansia.
La relazione tra variabilità della frequenza cardiaca e l'attaccamento ansioso-ambivalente dal punto di vista clinico e neurofisiologico
GODARINI, ILARIA
2022/2023
Abstract
Il seguente elaborato vuole presentare inizialmente la Teoria dell’Attaccamento proposta da Bowlby in una chiave storica, ponendo particolare attenzione allo stile di attaccamento che viene, successivamente, descritto da Mary Ainsworth in termini di attaccamento insicuro, più nello specifico ansioso-ambivalente. Tale forma di attaccamento da parte del bambino nei confronti del suo caregiver è determinata da una responsività incoerente da parte del caregiver stesso che ridurrà, evidentemente la capacità del bambino di esplorare il mondo circostante, conoscerlo e relazionarsi con esso, compromettendo permanentemente il suo senso di autonomia futura. Questa lettura squisitamente psicologica viene integrata con delle evidenze riscontrate a livello neurofisiologico secondo cui il comportamento ansioso è fortemente correlato ad una carente variabilità della frequenza cardiaca, che risulta essere, allo stesso tempo, indice di una difficoltà di adattamento dell’individuo alle circostanze ambientali. A partire dall’integrazione di queste due ottiche di lettura del comportamento umano strettamente interconnesse tra loro, vengono proposte delle possibili evoluzioni ed ipotesi per la ricerca che avrà luogo negli anni a venire, in cui si auspica che l’analisi di un biofeedback relativo alla variabilità della frequenza cardiaca possa rappresentare un ottimo indice nella diagnosi precoce e per il trattamento efficace dei disturbi d’ansia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/43491