Lo studio vuole dimostrare come politica e sport siano due fenomeni inevitabilmente legati tra loro. Per farlo prima viene dato una panoramica della disciplina della comunicazione politica comprendente i suoi attori, le sue dinamiche e la sua evoluzione nel corso del tempo. In un secondo momento ci si concentra sulla propaganda, particolare tipo di comunicazione politica. Colui che è riuscito meglio di chiunque altro ad usare questa tecnica di comunicazione per i propri fini è stato Adolf Hitler uscito come una sorta di “Homo novus” dal periodo tumultuoso che affliggeva la Germania post Prima guerra mondiale. Hitler riuscì a far passare il messaggio nazista attraverso le arti, la musica, il cinema, la radio, materiali pedagogici, e la stampa grazie soprattutto alla regia occulta di Joseph Goebbels, ministro della propaganda, abile manipolatore e conoscitore delle masse. E poi c’è lo sport. Olimpiadi di Berlino 1936, Goebbels e Hitler decisero di usare i Giochi per fini propagandistici: era l’occasione per promuovere l’immagine di una Germania unita e forte che si riaffacciava nel contesto mondiale dopo la sconfitta della guerra mondiale. Vennero mascherate le politiche antisemite e razziste e il tutto venne organizzato in maniera meticolosa e allo stesso tempo grandiosa per dare l’idea di una nazione pacifica ma allo stesso tempo potente. I Giochi riuscirono alla grande anche se l’atleta che si prese la scena fu l’afroamericano Jesse Owens che vinse ben quattro medaglie d’oro. Questo studio vuole però confutare la tesi che vedeva Hitler e Owens oppositori e nemici, anzi il vero nemico l’atleta della delegazione a stelle e strisce lo trovò nel presidente Franklin D. Roosevelt e il razzismo lo trovò negli Stati Uniti e non in Germania. Questione di acume, di sotterfugi, di propaganda e comunicazione xhe questo lavoro vuol far emergere Il tutto venne ripreso e consegnato alla storia dalla regista tedesca Leni Riefenstahl che, incaricata dal regime di filmare le Olimpiadi, realizza il miglior documentario sportivo di tutti i tempi. Sarà lei con i suoi prodotti cinematografici ad essere un’altro grande strumento di propaganda per il regime nazista. Per approfondire ulteriormente questi temi è stata realizzata un’intervista all’avvocato e giornalista di Sky Federico Buffa che, proprio per quest’emittente, ha realizzato uno speciale sulle Olimpiadi di Berlino 1936.
Propaganda e comunicazione politica: il caso dei Giochi Olimpici di Berlino 1936
ARTICO, ALBERTO
2022/2023
Abstract
Lo studio vuole dimostrare come politica e sport siano due fenomeni inevitabilmente legati tra loro. Per farlo prima viene dato una panoramica della disciplina della comunicazione politica comprendente i suoi attori, le sue dinamiche e la sua evoluzione nel corso del tempo. In un secondo momento ci si concentra sulla propaganda, particolare tipo di comunicazione politica. Colui che è riuscito meglio di chiunque altro ad usare questa tecnica di comunicazione per i propri fini è stato Adolf Hitler uscito come una sorta di “Homo novus” dal periodo tumultuoso che affliggeva la Germania post Prima guerra mondiale. Hitler riuscì a far passare il messaggio nazista attraverso le arti, la musica, il cinema, la radio, materiali pedagogici, e la stampa grazie soprattutto alla regia occulta di Joseph Goebbels, ministro della propaganda, abile manipolatore e conoscitore delle masse. E poi c’è lo sport. Olimpiadi di Berlino 1936, Goebbels e Hitler decisero di usare i Giochi per fini propagandistici: era l’occasione per promuovere l’immagine di una Germania unita e forte che si riaffacciava nel contesto mondiale dopo la sconfitta della guerra mondiale. Vennero mascherate le politiche antisemite e razziste e il tutto venne organizzato in maniera meticolosa e allo stesso tempo grandiosa per dare l’idea di una nazione pacifica ma allo stesso tempo potente. I Giochi riuscirono alla grande anche se l’atleta che si prese la scena fu l’afroamericano Jesse Owens che vinse ben quattro medaglie d’oro. Questo studio vuole però confutare la tesi che vedeva Hitler e Owens oppositori e nemici, anzi il vero nemico l’atleta della delegazione a stelle e strisce lo trovò nel presidente Franklin D. Roosevelt e il razzismo lo trovò negli Stati Uniti e non in Germania. Questione di acume, di sotterfugi, di propaganda e comunicazione xhe questo lavoro vuol far emergere Il tutto venne ripreso e consegnato alla storia dalla regista tedesca Leni Riefenstahl che, incaricata dal regime di filmare le Olimpiadi, realizza il miglior documentario sportivo di tutti i tempi. Sarà lei con i suoi prodotti cinematografici ad essere un’altro grande strumento di propaganda per il regime nazista. Per approfondire ulteriormente questi temi è stata realizzata un’intervista all’avvocato e giornalista di Sky Federico Buffa che, proprio per quest’emittente, ha realizzato uno speciale sulle Olimpiadi di Berlino 1936.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/44543