Background: Dalla letteratura e dall’esperienza di tirocinio nel corso di laurea in infermieristica, si riscontra come la permanenza in terapia intensiva dopo un intervento invasivo, possa rappresentare un’esperienza traumatica sia per l’assistito sia per i famigliari. L’infermiere si affianca all’utente 24 ore su 24 nel reparto intensivo ed intreccia rapporti diretti (durante le visite) o indiretti (tramite telefonate) anche con i suoi famigliari. La conoscenza, l’esperienza, la professionalità, il tipo di comunicazione scelta, l’empatia, strategie organizzative e comunicative sono tutte caratteristiche che permettono all’infermiere di fornire supporto ed equilibrio durante il delicato incontro tra l’utente ed il suo caregiver che vivono una situazione nuova e significativa. Obiettivo: esplorare come l’infermiere in terapia intensiva rivesta il ruolo di mediatore tra famigliare ed utente che ha subito un intervento specialistico invasivo, migliorando la qualità dell’ assistenza. Materiali e Metodi: a seguito della revisione di letteratura utilizzando la banca dati PubMed, è stato condotto uno studio fenomenologico qualitativo attraverso focus group che ha coinvolto un campione di infermieri della terapia intensiva cardiochirurgica del P.O. Cà Foncello di Treviso. I dati sono stati analizzati ed interpretati con il metodo della long table analysis di Krueger. Risultati del focus group: dalla discussione sono risultati con maggior frequenza i commenti rispetto a quattro concetti: la necessità di orari di visita flessibili e personalizzati per ogni persona assistita, la presentazione dell’unità di terapia intensiva e dei principali dispositivi con l’utilizzo di video e/o dépliant e/o carta servizi, il colloquio preoperatorio anche con l’infermiere e il colloquio postoperatorio medico-infermiere-famigliare. Discussione e conclusioni: la maggioranza degli infermieri risultano prepositivi rispetto i concetti emersi dal focus group, molti dei quali trovano riscontro anche in letteratura con ottimi risultati rispetto alla riduzione di stress ed ansia in assistito e famigliari. Con la creazione di eventuali progetti e/o l’implementazione dei colloqui si potrebbe in seguito verificare se in terapia intensiva cardiochirurgica è aumentata la soddisfazione e la percezione di qualità assistenziale di assistiti e famigliari; inoltre si potrebbe verificare la soddisfazione del team infermieristico ed assistenziale rispetto alla presa in cura e alla qualità della relazione.
Il ruolo dell'infermiere come trait d'union tra famigliari ed utente in terapia intensiva: uno studio qualitativo in TICCH
PARONETTO, LICIA
2021/2022
Abstract
Background: Dalla letteratura e dall’esperienza di tirocinio nel corso di laurea in infermieristica, si riscontra come la permanenza in terapia intensiva dopo un intervento invasivo, possa rappresentare un’esperienza traumatica sia per l’assistito sia per i famigliari. L’infermiere si affianca all’utente 24 ore su 24 nel reparto intensivo ed intreccia rapporti diretti (durante le visite) o indiretti (tramite telefonate) anche con i suoi famigliari. La conoscenza, l’esperienza, la professionalità, il tipo di comunicazione scelta, l’empatia, strategie organizzative e comunicative sono tutte caratteristiche che permettono all’infermiere di fornire supporto ed equilibrio durante il delicato incontro tra l’utente ed il suo caregiver che vivono una situazione nuova e significativa. Obiettivo: esplorare come l’infermiere in terapia intensiva rivesta il ruolo di mediatore tra famigliare ed utente che ha subito un intervento specialistico invasivo, migliorando la qualità dell’ assistenza. Materiali e Metodi: a seguito della revisione di letteratura utilizzando la banca dati PubMed, è stato condotto uno studio fenomenologico qualitativo attraverso focus group che ha coinvolto un campione di infermieri della terapia intensiva cardiochirurgica del P.O. Cà Foncello di Treviso. I dati sono stati analizzati ed interpretati con il metodo della long table analysis di Krueger. Risultati del focus group: dalla discussione sono risultati con maggior frequenza i commenti rispetto a quattro concetti: la necessità di orari di visita flessibili e personalizzati per ogni persona assistita, la presentazione dell’unità di terapia intensiva e dei principali dispositivi con l’utilizzo di video e/o dépliant e/o carta servizi, il colloquio preoperatorio anche con l’infermiere e il colloquio postoperatorio medico-infermiere-famigliare. Discussione e conclusioni: la maggioranza degli infermieri risultano prepositivi rispetto i concetti emersi dal focus group, molti dei quali trovano riscontro anche in letteratura con ottimi risultati rispetto alla riduzione di stress ed ansia in assistito e famigliari. Con la creazione di eventuali progetti e/o l’implementazione dei colloqui si potrebbe in seguito verificare se in terapia intensiva cardiochirurgica è aumentata la soddisfazione e la percezione di qualità assistenziale di assistiti e famigliari; inoltre si potrebbe verificare la soddisfazione del team infermieristico ed assistenziale rispetto alla presa in cura e alla qualità della relazione.File | Dimensione | Formato | |
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