Background - I disturbi del comportamento alimentare riguardano un sempre maggior numero di individui, soprattutto quelli più vulnerabili all’influenza sociale. In aderenza a parametri e morfologie corporali idealizzate, che potrebbero venir meno a seguito di presunti regimi alimentari inadeguati, vengono attuate condotte compensatorie ed eliminatorie, quali il vomito autoindotto, l’uso di lassativi e l’eccessivo esercizio fisico, che vengono tenute nascoste, come il disturbo alimentare stesso, per il senso di vergogna e per il timore di essere giudicati. Eventi traumatici e di cambiamento vissuti nel passato possono influire notevolmente nello sviluppo del disturbo del comportamento alimentare e, quindi, per poter attuare interventi di supporto utili al fine di instaurare un’alleanza terapeutica, è fondamentale verificare l’esistenza di tali elementi, come anche la percezione che la persona ha di sé, nonché i suoi livelli di autostima. Scopo - Lo scopo della presente revisione di letteratura è quello di indagare gli interventi utili al fine di migliorare l’adesione dell’assistito al trattamento, promuovendo l’alleanza terapeutica tra assistito ed infermiere e dando risalto anche al ruolo dei caregivers. Materiali e metodi - È stata condotta una revisione della letteratura sulle banche dati di bibliografia medica Pubmed e Cinahl, attraverso l’utilizzo di diverse stringhe di ricerca, combinando con gli operatori booleani AND e OR le parole chiave. La ricerca ha riguardato materiale presente in “Full text” e pubblicato tra il 2008 ed il 2023. La definizione di criteri di inclusione e di esclusione ha permesso la selezione di 23 articoli. Risultati - Un ambiente in cui vengono favorite la privacy e l’ascolto attivo può incentivare la condivisione, da parte del paziente, di sensazioni, volontà e dubbi riguardo il disturbo ed il trattamento stesso. È necessario anche che l’infermiere, oltre a mostrarsi empatico ed essere motivante, si mostri fermo nelle decisioni e che monitori costantemente il paziente, soprattutto in concomitanza con i pasti, controllando che non vengano attuate condotte eliminatorie. Il tutto fino a quando l’assistito non si dimostra capace di prendere decisioni responsabili relativamente al suo regime alimentare. I disturbi del comportamento alimentare implicano una tendenza, da parte di chi ne soffre, a sottovalutarne o negarne l’esistenza, pertanto è auspicabile che l’infermiere educhi l’assistito e i caregivers in riferimento alle modalità di presentazione di tali disturbi e sui comportamenti caratteristici che vengono attuati da chi ne è afflitto. I famigliari possono fornire un prezioso aiuto nell’identificazione di abitudini alterate del congiunto e, sia durante il ricovero sia dopo la dimissione, anche un ruolo di supporto per quest’ultimo. Conclusioni - Gli studi individuati evidenziano come un’assistenza personalizzata può incentivare l’instaurazione dell’alleanza terapeutica tra professionista e paziente ma, per rendere quest’ultimo consapevole ed accrescere la sua responsabilità in riferimento alla tematica dell’alimentazione, è importante che venga coinvolto negli incontri di discussione e condivisione degli obiettivi di trattamento di lungo e breve termine. Attraverso l’educazione sanitaria l’assistito può essere messo nelle condizioni di migliorare il proprio autocontrollo, prevedendo quelle situazioni che potrebbero indurlo ad adoperare le condotte compensatorie. Il coinvolgimento dei caregivers, l’utilizzo dell’ascolto attivo e l’infondere motivazione promuovono, anch’essi, l’alleanza terapeutica.

Interventi Infermieristici nei Disturbi del Comportamento Alimentare: Ricerca e Revisione della Letteratura

PJANIC, SARA
2021/2022

Abstract

Background - I disturbi del comportamento alimentare riguardano un sempre maggior numero di individui, soprattutto quelli più vulnerabili all’influenza sociale. In aderenza a parametri e morfologie corporali idealizzate, che potrebbero venir meno a seguito di presunti regimi alimentari inadeguati, vengono attuate condotte compensatorie ed eliminatorie, quali il vomito autoindotto, l’uso di lassativi e l’eccessivo esercizio fisico, che vengono tenute nascoste, come il disturbo alimentare stesso, per il senso di vergogna e per il timore di essere giudicati. Eventi traumatici e di cambiamento vissuti nel passato possono influire notevolmente nello sviluppo del disturbo del comportamento alimentare e, quindi, per poter attuare interventi di supporto utili al fine di instaurare un’alleanza terapeutica, è fondamentale verificare l’esistenza di tali elementi, come anche la percezione che la persona ha di sé, nonché i suoi livelli di autostima. Scopo - Lo scopo della presente revisione di letteratura è quello di indagare gli interventi utili al fine di migliorare l’adesione dell’assistito al trattamento, promuovendo l’alleanza terapeutica tra assistito ed infermiere e dando risalto anche al ruolo dei caregivers. Materiali e metodi - È stata condotta una revisione della letteratura sulle banche dati di bibliografia medica Pubmed e Cinahl, attraverso l’utilizzo di diverse stringhe di ricerca, combinando con gli operatori booleani AND e OR le parole chiave. La ricerca ha riguardato materiale presente in “Full text” e pubblicato tra il 2008 ed il 2023. La definizione di criteri di inclusione e di esclusione ha permesso la selezione di 23 articoli. Risultati - Un ambiente in cui vengono favorite la privacy e l’ascolto attivo può incentivare la condivisione, da parte del paziente, di sensazioni, volontà e dubbi riguardo il disturbo ed il trattamento stesso. È necessario anche che l’infermiere, oltre a mostrarsi empatico ed essere motivante, si mostri fermo nelle decisioni e che monitori costantemente il paziente, soprattutto in concomitanza con i pasti, controllando che non vengano attuate condotte eliminatorie. Il tutto fino a quando l’assistito non si dimostra capace di prendere decisioni responsabili relativamente al suo regime alimentare. I disturbi del comportamento alimentare implicano una tendenza, da parte di chi ne soffre, a sottovalutarne o negarne l’esistenza, pertanto è auspicabile che l’infermiere educhi l’assistito e i caregivers in riferimento alle modalità di presentazione di tali disturbi e sui comportamenti caratteristici che vengono attuati da chi ne è afflitto. I famigliari possono fornire un prezioso aiuto nell’identificazione di abitudini alterate del congiunto e, sia durante il ricovero sia dopo la dimissione, anche un ruolo di supporto per quest’ultimo. Conclusioni - Gli studi individuati evidenziano come un’assistenza personalizzata può incentivare l’instaurazione dell’alleanza terapeutica tra professionista e paziente ma, per rendere quest’ultimo consapevole ed accrescere la sua responsabilità in riferimento alla tematica dell’alimentazione, è importante che venga coinvolto negli incontri di discussione e condivisione degli obiettivi di trattamento di lungo e breve termine. Attraverso l’educazione sanitaria l’assistito può essere messo nelle condizioni di migliorare il proprio autocontrollo, prevedendo quelle situazioni che potrebbero indurlo ad adoperare le condotte compensatorie. Il coinvolgimento dei caregivers, l’utilizzo dell’ascolto attivo e l’infondere motivazione promuovono, anch’essi, l’alleanza terapeutica.
2021
Nursing Interventions in Eating Disorders: a Research and a Review of the Literature
nursing
eating disorders
feeding
anorexia nervosa
bulimia nervosa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/45366