La società di oggi sta vivendo una crisi per quanto riguarda la ricerca scientifica e l’interesse verso questa disciplina. Ciò è imputato probabilmente ad un modo sbagliato di affrontare le tematiche scientifiche, per le quali spesso viene prediletta una didattica di tipo trasmissivo a discapito di quella laboratoriale, che numerosi studi indicano invece come la più adeguata all’insegnamento e apprendimento di tali ambiti di studio. Questi fatti si riflettono molto anche in ambito biologico, nonostante siano ben sette gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile imputati in tale disciplina. Seguendo la scia di tale tendenza, anche documenti ufficiali, come le Indicazioni Nazionali per il Curricolo del 2012, si presentano incompleti sotto il punto di vista biologico. A causa di ciò molti argomenti, come il regno dei funghi, vengono trattati in modo incompleto alla scuola primaria, dedicandovi spesso solo un totale di quattro ore. Da tali considerazioni è nata quindi la presente ricerca, che si sviluppa a partire da un’ipotesi secondo la quale la didattica di tipo laboratoriale è più efficace per l’insegnamento e l’apprendimento della biologia, in quanto consente di veicolare curiosità ed interesse scientifico, anche nei confronti di argomenti che sembrano all’apparenza estranei al mondo dei bambini. Tali argomenti, anche se non presenti all’interno delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo del 2012, e anche se non sono normalmente approfonditi dagli insegnanti, possono essere affrontati e risultare agli occhi dei bambini stimolanti e meno difficoltosi di quanto la concezione comune porti a pensare. Per verificare tale ipotesi sono state avviate due progettazioni parallele all’interno di due classi quarte di una scuola primaria, una basata su un approccio trasmissivo, l’altra invece su un approccio laboratoriale. Le due classi si sono così trasformate in gruppo di controllo e gruppo sperimentale. La conduzione delle attività nelle due classi e la successiva verifica hanno dimostrato come sul piano delle conoscenze scientifiche sia di molto più efficace il secondo approccio menzionato. Gli esiti maggiormente interessanti riguardano però l’interesse scientifico e il desiderio di svolgere attività dello stesso tipo sviluppatisi nel gruppo sperimentale, con il quale, tra gli altri strumenti, sono stati usati anche la lente di ingrandimento e il microscopio ottico. Grazie alla motivazione verso le scienze messa in luce dai bambini, si può affermare che la didattica basata sull’esperienza laboratoriale, la quale individua gli alunni come protagonisti del proprio apprendimento, debba essere valorizzata nella scuola di oggi, in quanto più efficace e promotrice di una solida cultura scientifica.
ALLA SCOPERTA DEL REGNO DEI FUNGHI. Una ricerca didattica basata sulla scoperta dei miceti in chiave laboratoriale alla scuola primaria
SOLIGO, CRISTIANA
2022/2023
Abstract
La società di oggi sta vivendo una crisi per quanto riguarda la ricerca scientifica e l’interesse verso questa disciplina. Ciò è imputato probabilmente ad un modo sbagliato di affrontare le tematiche scientifiche, per le quali spesso viene prediletta una didattica di tipo trasmissivo a discapito di quella laboratoriale, che numerosi studi indicano invece come la più adeguata all’insegnamento e apprendimento di tali ambiti di studio. Questi fatti si riflettono molto anche in ambito biologico, nonostante siano ben sette gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile imputati in tale disciplina. Seguendo la scia di tale tendenza, anche documenti ufficiali, come le Indicazioni Nazionali per il Curricolo del 2012, si presentano incompleti sotto il punto di vista biologico. A causa di ciò molti argomenti, come il regno dei funghi, vengono trattati in modo incompleto alla scuola primaria, dedicandovi spesso solo un totale di quattro ore. Da tali considerazioni è nata quindi la presente ricerca, che si sviluppa a partire da un’ipotesi secondo la quale la didattica di tipo laboratoriale è più efficace per l’insegnamento e l’apprendimento della biologia, in quanto consente di veicolare curiosità ed interesse scientifico, anche nei confronti di argomenti che sembrano all’apparenza estranei al mondo dei bambini. Tali argomenti, anche se non presenti all’interno delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo del 2012, e anche se non sono normalmente approfonditi dagli insegnanti, possono essere affrontati e risultare agli occhi dei bambini stimolanti e meno difficoltosi di quanto la concezione comune porti a pensare. Per verificare tale ipotesi sono state avviate due progettazioni parallele all’interno di due classi quarte di una scuola primaria, una basata su un approccio trasmissivo, l’altra invece su un approccio laboratoriale. Le due classi si sono così trasformate in gruppo di controllo e gruppo sperimentale. La conduzione delle attività nelle due classi e la successiva verifica hanno dimostrato come sul piano delle conoscenze scientifiche sia di molto più efficace il secondo approccio menzionato. Gli esiti maggiormente interessanti riguardano però l’interesse scientifico e il desiderio di svolgere attività dello stesso tipo sviluppatisi nel gruppo sperimentale, con il quale, tra gli altri strumenti, sono stati usati anche la lente di ingrandimento e il microscopio ottico. Grazie alla motivazione verso le scienze messa in luce dai bambini, si può affermare che la didattica basata sull’esperienza laboratoriale, la quale individua gli alunni come protagonisti del proprio apprendimento, debba essere valorizzata nella scuola di oggi, in quanto più efficace e promotrice di una solida cultura scientifica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/46883