Il biofeedback è una metodologia che ha come scopo l’acquisizione di autocontrollo e autoregolazione dell’attività fisiologica. Il neurofeedback è un tipo di biofeedback volto a modulare l’attività cerebrale. Per la rilevazione dell’attività cerebrale possono essere utilizzate tecniche come l’elettroencefalografia (EEG), la magnetoencefalografia (MEG), la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e la spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso (fNIRS). Il neurofeedback si basa sui concetti di feedback, condizionamento operante e consapevolezza enterocettiva. I segnali psicofisiologici dopo essere stati rilevati vengono amplificati e trasformati in pochi millisecondi in un feedback visivo tramite un display o in un segnale di tipo acustico. Il feedback viene presentato al soggetto in pochi millisecondi, affinché possa essere consapevole in tempo reale della propria attività fisiologica e possa sviluppare delle strategie individuali per raggiungere le soglie richieste. Questa metodologia viene applicata nel trattamento di diverse psicopatologie e per il miglioramento delle performance sportive, cognitive ed artistiche. Numerosi studi però, hanno evidenziato alcuni limiti ed un’alta variabilità nella sua efficacia. Diventa quindi cruciale l’identificazione di predittori psicologici e neurofisiologici per questa tecnica, affinché possa essere fatta una migliore previsione di efficacia. Secondo una metanalisi di Kadosh e Staunton (2019) di 271 articoli scientifici sul Neurofeedback, l’EEG, la BCI e la fMRI sono state individuate alcune variabili psicologiche che influenzerebbero il successo nell’apprendimento con neurofeedback. Le categorie identificate sono state l’attenzione, la motivazione, l’umore, i fattori di personalità ed altri fattori, come l’empatia, la severità dei sintomi e il locus of control. L’attenzione in particolare è risultata essere il fattore che influenza maggiormente l’efficacia di questa tecnica. La motivazione e l’umore sembrano avere un ruolo significativo, mentre i dati riguardanti i fattori di personalità sono ancora poco chiari. La ricerca futura dovrà cercare di manipolare sistematicamente variabili psicologiche come l’attenzione, la motivazione e l’umore e definire soglie chiare per questi fattori affinché si possa ottenere una maggiore efficacia nell’utilizzo del neurofeedback.
Fattori psicologici associati all'efficacia del Neurofeedback
ANNUNZIATA, FEDERICO
2022/2023
Abstract
Il biofeedback è una metodologia che ha come scopo l’acquisizione di autocontrollo e autoregolazione dell’attività fisiologica. Il neurofeedback è un tipo di biofeedback volto a modulare l’attività cerebrale. Per la rilevazione dell’attività cerebrale possono essere utilizzate tecniche come l’elettroencefalografia (EEG), la magnetoencefalografia (MEG), la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e la spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso (fNIRS). Il neurofeedback si basa sui concetti di feedback, condizionamento operante e consapevolezza enterocettiva. I segnali psicofisiologici dopo essere stati rilevati vengono amplificati e trasformati in pochi millisecondi in un feedback visivo tramite un display o in un segnale di tipo acustico. Il feedback viene presentato al soggetto in pochi millisecondi, affinché possa essere consapevole in tempo reale della propria attività fisiologica e possa sviluppare delle strategie individuali per raggiungere le soglie richieste. Questa metodologia viene applicata nel trattamento di diverse psicopatologie e per il miglioramento delle performance sportive, cognitive ed artistiche. Numerosi studi però, hanno evidenziato alcuni limiti ed un’alta variabilità nella sua efficacia. Diventa quindi cruciale l’identificazione di predittori psicologici e neurofisiologici per questa tecnica, affinché possa essere fatta una migliore previsione di efficacia. Secondo una metanalisi di Kadosh e Staunton (2019) di 271 articoli scientifici sul Neurofeedback, l’EEG, la BCI e la fMRI sono state individuate alcune variabili psicologiche che influenzerebbero il successo nell’apprendimento con neurofeedback. Le categorie identificate sono state l’attenzione, la motivazione, l’umore, i fattori di personalità ed altri fattori, come l’empatia, la severità dei sintomi e il locus of control. L’attenzione in particolare è risultata essere il fattore che influenza maggiormente l’efficacia di questa tecnica. La motivazione e l’umore sembrano avere un ruolo significativo, mentre i dati riguardanti i fattori di personalità sono ancora poco chiari. La ricerca futura dovrà cercare di manipolare sistematicamente variabili psicologiche come l’attenzione, la motivazione e l’umore e definire soglie chiare per questi fattori affinché si possa ottenere una maggiore efficacia nell’utilizzo del neurofeedback.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/47102