Il cancro è una malattia genetica, che ha origine da un'unica cellula, che ha subito una o più mutazioni nel proprio genoma, o alterazioni epigenetiche che ne promuovono la trasformazione da cellula sana in cellula neoplastica. A questo segue un processo di promozione, in cui la cellula neoplastica inizia a moltiplicarsi portando alla comparsa di un tumore clinicamente evidente, che potrebbe evolvere in metastasi e andare in questo modo a invadere tessuti circostanti o altri organi. La terapia antitumorale prevede, quando possibile, l’utilizzo della chirurgia, anche associata a radioterapia, chemioterapia o terapia ormonale. Ma possono essere utilizzate anche a terapie biologiche o l’immunoterapia. L’utilizzo di nanoparticelle per il trasporto di farmaci antitumorali rappresenta un approccio di sicuro interesse, in quanto le nanoparticelle sono caratterizzate da un maggior tempo di permanenza in circolo e da un maggiore accumulo nei tessuti con maggior permeabilità e ritenzione, come nel caso di quelli tumorali. Pertanto, l’impiego di nanoparticelle nella chemioterapia antitumorale può consentire, almeno in parte, il superamento di alcuni, limiti relativi alla biodistribuzione e al target non specifici che spesso si riscontrano nei farmaci convenzionali, alla loro scarsa solubilità in acqua, alla scarsa biodisponibilità orale e complessivamente a bassi indici terapeutici. In questo progetto di tesi si è studiato l’effetto antiproliferativo su linee cellulari tumorali umane di nanoparticelle autoassemblanti bifunzionali. Le nanoparticelle oggetto di studio sono costituite da unità autoassemblanti contenenti un farmaco antitumorale noto coniugato mediante due tipologie diverse di linker ad un residuo di acido idrossioleico. In particolare, l’attività antiproliferativa è stata determinata su MSTO-221H (mesotelioma pleurico bifasico), HT-29 (adenocarcinoma al colon-retto), MeT-5A (cellule mesoteliali non tumorigeniche), LN-229 (glioblastoma) e A-2780 (carcinoma ovarico). Sui composti più interessanti dal punto di vista dell’attività citotossica si è infine verificato, mediante analisi citofluorimetriche, il meccanismo d’azione del farmaco di partenza.
Nanoparticelle bifunzionali autoassemblanti ad azione antiproliferativa contenenti acido 2 - idrossioleico
RIGO, LAURA
2022/2023
Abstract
Il cancro è una malattia genetica, che ha origine da un'unica cellula, che ha subito una o più mutazioni nel proprio genoma, o alterazioni epigenetiche che ne promuovono la trasformazione da cellula sana in cellula neoplastica. A questo segue un processo di promozione, in cui la cellula neoplastica inizia a moltiplicarsi portando alla comparsa di un tumore clinicamente evidente, che potrebbe evolvere in metastasi e andare in questo modo a invadere tessuti circostanti o altri organi. La terapia antitumorale prevede, quando possibile, l’utilizzo della chirurgia, anche associata a radioterapia, chemioterapia o terapia ormonale. Ma possono essere utilizzate anche a terapie biologiche o l’immunoterapia. L’utilizzo di nanoparticelle per il trasporto di farmaci antitumorali rappresenta un approccio di sicuro interesse, in quanto le nanoparticelle sono caratterizzate da un maggior tempo di permanenza in circolo e da un maggiore accumulo nei tessuti con maggior permeabilità e ritenzione, come nel caso di quelli tumorali. Pertanto, l’impiego di nanoparticelle nella chemioterapia antitumorale può consentire, almeno in parte, il superamento di alcuni, limiti relativi alla biodistribuzione e al target non specifici che spesso si riscontrano nei farmaci convenzionali, alla loro scarsa solubilità in acqua, alla scarsa biodisponibilità orale e complessivamente a bassi indici terapeutici. In questo progetto di tesi si è studiato l’effetto antiproliferativo su linee cellulari tumorali umane di nanoparticelle autoassemblanti bifunzionali. Le nanoparticelle oggetto di studio sono costituite da unità autoassemblanti contenenti un farmaco antitumorale noto coniugato mediante due tipologie diverse di linker ad un residuo di acido idrossioleico. In particolare, l’attività antiproliferativa è stata determinata su MSTO-221H (mesotelioma pleurico bifasico), HT-29 (adenocarcinoma al colon-retto), MeT-5A (cellule mesoteliali non tumorigeniche), LN-229 (glioblastoma) e A-2780 (carcinoma ovarico). Sui composti più interessanti dal punto di vista dell’attività citotossica si è infine verificato, mediante analisi citofluorimetriche, il meccanismo d’azione del farmaco di partenza.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/47603