Il lavoro indaga una linea della letteratura italiana contemporanea che porta alla ribalta personaggi strambi, emblemi di una marginalità che può essere a un tempo psicologica e sociale, i quali veicolano nei testi la funzione comica proprio in virtù della loro stramberia. Si tratta di matti monologanti, vagabondi stralunati, scrittori disagiati, vecchi "scemi del villaggio": una messe di balordi che attraverso il punto di vista straniante e deragliato sulla realtà, attraverso una lingua spesso alterata e visionaria, e una corporalità carnevalesca trasformano anche ciò che è tragico in un'occasione di risata. Gli strambi comici abitano in maniera latente già i testi di primo Novecento, ma la vera «controepopea dei marginali» inizia negli anni '70 quando Gianni Celati crea i suoi primi mattoidi, influendo su una grande schiera di scrittori di area padana che nei decenni successivi raccoglieranno la sua lezione. Dopo una ricognizione di alcuni dei testi più significativi di questa "linea padana" del romanzo comico, in particolare "Le avventure di Guizzardi" (1973) di Celati, "Storia naturale dei giganti" (2007) di Cavazzoni e "La vita dispari" (2019) di Colagrande, l'attenzione è rivolta all'analisi di "Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio" (2019), dell'autore abruzzese Remo Rapino. Ereditando a sua volta la lezione padana, attraverso modalità comunque personali, Rapino dà vita a un personaggio "cocciamatte", un vecchio semicolto e isolato, che alle soglie della morte racconta con un italiano arrangiato, al limite del dialetto, la storia della sua vita, che è però anche la tormentata storia del Novecento: ecco, allora, che la vitalità del racconto di Liborio, percorso continuamente dai leitmotiv della festa e del carnevale, finisce per alleggerire il secolo tragico dalla gravità con cui lo si è sempre narrato.
La «controepopea dei marginali»: una linea della letteratura italiana contemporanea fra comicità e stramberia
DI NUCCI, SEFORA
2022/2023
Abstract
Il lavoro indaga una linea della letteratura italiana contemporanea che porta alla ribalta personaggi strambi, emblemi di una marginalità che può essere a un tempo psicologica e sociale, i quali veicolano nei testi la funzione comica proprio in virtù della loro stramberia. Si tratta di matti monologanti, vagabondi stralunati, scrittori disagiati, vecchi "scemi del villaggio": una messe di balordi che attraverso il punto di vista straniante e deragliato sulla realtà, attraverso una lingua spesso alterata e visionaria, e una corporalità carnevalesca trasformano anche ciò che è tragico in un'occasione di risata. Gli strambi comici abitano in maniera latente già i testi di primo Novecento, ma la vera «controepopea dei marginali» inizia negli anni '70 quando Gianni Celati crea i suoi primi mattoidi, influendo su una grande schiera di scrittori di area padana che nei decenni successivi raccoglieranno la sua lezione. Dopo una ricognizione di alcuni dei testi più significativi di questa "linea padana" del romanzo comico, in particolare "Le avventure di Guizzardi" (1973) di Celati, "Storia naturale dei giganti" (2007) di Cavazzoni e "La vita dispari" (2019) di Colagrande, l'attenzione è rivolta all'analisi di "Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio" (2019), dell'autore abruzzese Remo Rapino. Ereditando a sua volta la lezione padana, attraverso modalità comunque personali, Rapino dà vita a un personaggio "cocciamatte", un vecchio semicolto e isolato, che alle soglie della morte racconta con un italiano arrangiato, al limite del dialetto, la storia della sua vita, che è però anche la tormentata storia del Novecento: ecco, allora, che la vitalità del racconto di Liborio, percorso continuamente dai leitmotiv della festa e del carnevale, finisce per alleggerire il secolo tragico dalla gravità con cui lo si è sempre narrato.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/49023