Con il passare del tempo i cereali si sono diffusi globalmente e ad oggi rappresentano gli alimenti in assoluto più consumati in tutto il mondo. Contemporaneamente, tuttavia, sono aumentati i disturbi clinici legati all’assunzione di glutine (celiachia, allergia al grano, sensibilità al glutine non celiaca) che sono gradualmente emersi come un fenomeno epidemiologico rilevante richiamando l'attenzione della comunità scientifica. Ad oggi, l’unico trattamento efficace per i pazienti affetti da queste patologie, è l'adesione a lungo termine ad una dieta priva di glutine (GFD). Quest’ultima ha guadagnato una crescente popolarità negli ultimi anni tanto che, attualmente, molte persone la seguono anche in assenza di patologie legate al glutine. Risulta dunque di fondamentale importanza una profonda valutazione sui possibili rischi e benefici di questo modello dietetico. Uno studio clinico per determinare la relazione tra GFD e sindrome metabolica non ha mostrato effetti su colesterolo LDL, colesterolo totale, insulina a digiuno, livelli di pressione sistolica e diastolica. La GFD ha invece ridotto significativamente la glicemia a digiuno, la circonferenza della vita e la concentrazione sierica di trigliceridi rispetto alla dieta di controllo. In un altro studio la GFD applicata a pazienti senza malattia celiaca, con diabete di tipo 1, ha migliorato la sensazione di nausea, pienezza, gonfiore, i sintomi dispeptici e nel complesso la qualità della vita. Non ci sono stati cambiamenti nello svuotamento gastrico, nel livello medio di glucosio nel sangue o nei livelli di HbA1c. Un’ulteriore ricerca ha dimostrato che nei bambini con TD1 sottoposti ad una GFD il C-peptide è diminuito più lentamente rispetto al gruppo di controllo. Inoltre, il gruppo in GFD necessitava di dosi di insulina inferiori (U/kg/die), aveva un IDAA1c inferiore e un HbA1c medio inferiore rispetto a quello di controllo. I risultati di diversi studi hanno suggerito che non è chiaro se l’assunzione di glutine sia effettivamente associata ad un aumento di mortalità per tutte le cause, mortalità cardiovascolare e infarto del miocardio non fatale. Una riduzione della sua assunzione sembrava essere associata, però, ad un rischio leggermente aumentato di sviluppare il diabete di tipo 2. Anche per altri fattori di rischio cardiovascolare non è risultato chiaro se vi sia stata una differenza tra una GFD e una dieta normale. Uno studio, confrontando i menù esempio contenenti glutine con gli equivalenti privi di esso, ha rilevato che quest’ultimi erano significativamente meno nutrienti. Inoltre, si è osservato in coloro che seguivano una GFD una bassa assunzione di vitamine e minerali, un maggior consumo di zuccheri e grassi e un minor apporto di fibre. Studi recenti hanno rilevato, inoltre, concentrazioni più elevate di metalli pesanti nel sangue e nelle urine, in particolare arsenico e mercurio, tra le persone che seguivano una GFD. Ciò era dovuto probabilmente ad un elevato consumo di riso, il quale è maggiormente in grado di accumulare sostanze tossiche. Tuttavia, si trattava solo di un’associazione e ulteriori studi sono necessari per scoprire se possa esistere un rapporto di causalità. L'adesione a una GFD negli atleti non celiaci è diventata sempre più popolare come riportato da un sondaggio effettuato su 910 atleti. Chi vi aderiva riportava un miglioramento della salute e delle prestazioni atletiche, anche se questi dati non sono supportati da evidenze scientifiche. È stato dimostrato che evitare il glutine può essere utile per alcuni pazienti affetti da sindrome dell'intestino irritabile. Effetti controversi di questa dieta sono stati invece rilevati nel suo rapporto con la fibromialgia, la sindrome dello spettro autistico e le malattie psichiatriche. I risultati degli studi sono quindi ancora contrastanti, non definitivi e non vi sono ancora prove convincenti che la GFD abbia reali benefici in pazienti non celiaci.
Benefici ed effetti avversi di una dieta senza glutine in assenza di celiachia
BADOCCO, MATTEO
2022/2023
Abstract
Con il passare del tempo i cereali si sono diffusi globalmente e ad oggi rappresentano gli alimenti in assoluto più consumati in tutto il mondo. Contemporaneamente, tuttavia, sono aumentati i disturbi clinici legati all’assunzione di glutine (celiachia, allergia al grano, sensibilità al glutine non celiaca) che sono gradualmente emersi come un fenomeno epidemiologico rilevante richiamando l'attenzione della comunità scientifica. Ad oggi, l’unico trattamento efficace per i pazienti affetti da queste patologie, è l'adesione a lungo termine ad una dieta priva di glutine (GFD). Quest’ultima ha guadagnato una crescente popolarità negli ultimi anni tanto che, attualmente, molte persone la seguono anche in assenza di patologie legate al glutine. Risulta dunque di fondamentale importanza una profonda valutazione sui possibili rischi e benefici di questo modello dietetico. Uno studio clinico per determinare la relazione tra GFD e sindrome metabolica non ha mostrato effetti su colesterolo LDL, colesterolo totale, insulina a digiuno, livelli di pressione sistolica e diastolica. La GFD ha invece ridotto significativamente la glicemia a digiuno, la circonferenza della vita e la concentrazione sierica di trigliceridi rispetto alla dieta di controllo. In un altro studio la GFD applicata a pazienti senza malattia celiaca, con diabete di tipo 1, ha migliorato la sensazione di nausea, pienezza, gonfiore, i sintomi dispeptici e nel complesso la qualità della vita. Non ci sono stati cambiamenti nello svuotamento gastrico, nel livello medio di glucosio nel sangue o nei livelli di HbA1c. Un’ulteriore ricerca ha dimostrato che nei bambini con TD1 sottoposti ad una GFD il C-peptide è diminuito più lentamente rispetto al gruppo di controllo. Inoltre, il gruppo in GFD necessitava di dosi di insulina inferiori (U/kg/die), aveva un IDAA1c inferiore e un HbA1c medio inferiore rispetto a quello di controllo. I risultati di diversi studi hanno suggerito che non è chiaro se l’assunzione di glutine sia effettivamente associata ad un aumento di mortalità per tutte le cause, mortalità cardiovascolare e infarto del miocardio non fatale. Una riduzione della sua assunzione sembrava essere associata, però, ad un rischio leggermente aumentato di sviluppare il diabete di tipo 2. Anche per altri fattori di rischio cardiovascolare non è risultato chiaro se vi sia stata una differenza tra una GFD e una dieta normale. Uno studio, confrontando i menù esempio contenenti glutine con gli equivalenti privi di esso, ha rilevato che quest’ultimi erano significativamente meno nutrienti. Inoltre, si è osservato in coloro che seguivano una GFD una bassa assunzione di vitamine e minerali, un maggior consumo di zuccheri e grassi e un minor apporto di fibre. Studi recenti hanno rilevato, inoltre, concentrazioni più elevate di metalli pesanti nel sangue e nelle urine, in particolare arsenico e mercurio, tra le persone che seguivano una GFD. Ciò era dovuto probabilmente ad un elevato consumo di riso, il quale è maggiormente in grado di accumulare sostanze tossiche. Tuttavia, si trattava solo di un’associazione e ulteriori studi sono necessari per scoprire se possa esistere un rapporto di causalità. L'adesione a una GFD negli atleti non celiaci è diventata sempre più popolare come riportato da un sondaggio effettuato su 910 atleti. Chi vi aderiva riportava un miglioramento della salute e delle prestazioni atletiche, anche se questi dati non sono supportati da evidenze scientifiche. È stato dimostrato che evitare il glutine può essere utile per alcuni pazienti affetti da sindrome dell'intestino irritabile. Effetti controversi di questa dieta sono stati invece rilevati nel suo rapporto con la fibromialgia, la sindrome dello spettro autistico e le malattie psichiatriche. I risultati degli studi sono quindi ancora contrastanti, non definitivi e non vi sono ancora prove convincenti che la GFD abbia reali benefici in pazienti non celiaci.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/49084