Le opere di Seneca giunte a noi non contengono una trattazione sistematica della metafora (translatio), ma offrono un repertorio - ineguagliato per quantità e qualità all’interno della prosa antica – di immagini metaforiche. Dai Dialoghi alle Tragedie passando per le Lettere, non troviamo solo termini isolati travestiti metaforicamente, ma vere e proprie costellazioni di traslati che si muovono in contesti di ampiezza variabile – dalle poche righe della clausola delle prime lettere a Lucilio all’intero De brevitate vitae : metafore che hanno la funzione di colmare una lacuna semantica nel lessico, metafore che dipingono, mostrandolo davanti agli occhi e illuminandolo da più punti di vista, l’oggetto di cui si tratta; metafore che, ricorrendo al linguaggio tecnico delle attività familiari al lettore, facilitano la comprensione dei concetti e delle astrazioni etiche. A collegare ogni singola costellazione, una rete di traslati del medesimo tipo che si dipanano al di sotto del testo per fare capolino qua e là, contribuendo alla coesione di una prosa che, in mancanza di quelle immagini, potrebbe apparire anche a noi - come la giudicò qualcuno dei contemporanei - harena sine calce. Obiettivo del nostro studio è in primo luogo monitorare la presenza di alcune fra queste compagini metaforiche all’interno delle Lettere a Lucilio senecane . Si tratta in particolare dei traslati di ambito finanziario-contabile-bancario e di quelli di natura giuridica, entro i quali la critica ha fin qui rubricato - a torto secondo noi- anche i primi. A questi si cerca di dare un senso alla luce delle valutazioni del fenomeno metaforico espresse negli ultimi decenni da alcuni tra i più noti studiosi: Mireille Armisen-Marchetti, Paul Ricoeur, George Lakoff, Hans Blumenberg , Marcel Humar. La scelta è caduta su costoro, perché più di altri sono apparsi particolarmente interessati al ruolo che la metafora ha assunto all’interno del discorso propriamente filosofico. Oltre al capitolo appena descritto, il lavoro ne prevede un secondo dedicato all’ immaginario del denaro nella cultura romana, tra elogio e biasimo uno dei protagonisti nella metaforica del filosofo di Cordova. Alla fraseologia del denaro, ma travestita per disquisire sull’interiorità, sullo spreco che il mondo ne fa e sulla sua riappropriazione, è dedicato il terzo capitolo. Dal quarto al sesto capitolo si è optato per una “discesa sul campo”, individuando e interpretando, attraverso personali o altrui riflessioni, alcune delle Lettere – la prima ad esempio e passi di altre – in cui Seneca fa ampiamente uso di un linguaggio metaforico, ora adottando i tecnicismi del banchiere, ora ricorrendo al lessico di chi pratica le aule giudiziarie. Al termine dello studio ci risulta chiaro come per Seneca – e per l’uomo – la metafora non sia una figura retorica, ma molto di più: è un linguaggio, una modalità di esplicarsi del pensiero, una forma di conoscenza del mondo; e un costituente di base di ogni linguaggio. Quanto dell’immaginario qui descritto si deve alla personalità del filosofo e alla particolare stagione in cui visse? Quanto alla consolidata mentalità romana? Quanto a modelli ellenistici di scrittura filosofica? Questi sono temi con cui il capitolo conclusivo si confronta, pur senza la pretesa di giungere a soluzioni definitive.

La contabilità e la giurisdizione dell'anima. Studio del linguaggio metaforico - di ambito finanziario, contabile, bancario e giuridico - nelle Epistulae Morales ad Lucilium di Seneca.

TRIVELLIN, BEATRICE
2022/2023

Abstract

Le opere di Seneca giunte a noi non contengono una trattazione sistematica della metafora (translatio), ma offrono un repertorio - ineguagliato per quantità e qualità all’interno della prosa antica – di immagini metaforiche. Dai Dialoghi alle Tragedie passando per le Lettere, non troviamo solo termini isolati travestiti metaforicamente, ma vere e proprie costellazioni di traslati che si muovono in contesti di ampiezza variabile – dalle poche righe della clausola delle prime lettere a Lucilio all’intero De brevitate vitae : metafore che hanno la funzione di colmare una lacuna semantica nel lessico, metafore che dipingono, mostrandolo davanti agli occhi e illuminandolo da più punti di vista, l’oggetto di cui si tratta; metafore che, ricorrendo al linguaggio tecnico delle attività familiari al lettore, facilitano la comprensione dei concetti e delle astrazioni etiche. A collegare ogni singola costellazione, una rete di traslati del medesimo tipo che si dipanano al di sotto del testo per fare capolino qua e là, contribuendo alla coesione di una prosa che, in mancanza di quelle immagini, potrebbe apparire anche a noi - come la giudicò qualcuno dei contemporanei - harena sine calce. Obiettivo del nostro studio è in primo luogo monitorare la presenza di alcune fra queste compagini metaforiche all’interno delle Lettere a Lucilio senecane . Si tratta in particolare dei traslati di ambito finanziario-contabile-bancario e di quelli di natura giuridica, entro i quali la critica ha fin qui rubricato - a torto secondo noi- anche i primi. A questi si cerca di dare un senso alla luce delle valutazioni del fenomeno metaforico espresse negli ultimi decenni da alcuni tra i più noti studiosi: Mireille Armisen-Marchetti, Paul Ricoeur, George Lakoff, Hans Blumenberg , Marcel Humar. La scelta è caduta su costoro, perché più di altri sono apparsi particolarmente interessati al ruolo che la metafora ha assunto all’interno del discorso propriamente filosofico. Oltre al capitolo appena descritto, il lavoro ne prevede un secondo dedicato all’ immaginario del denaro nella cultura romana, tra elogio e biasimo uno dei protagonisti nella metaforica del filosofo di Cordova. Alla fraseologia del denaro, ma travestita per disquisire sull’interiorità, sullo spreco che il mondo ne fa e sulla sua riappropriazione, è dedicato il terzo capitolo. Dal quarto al sesto capitolo si è optato per una “discesa sul campo”, individuando e interpretando, attraverso personali o altrui riflessioni, alcune delle Lettere – la prima ad esempio e passi di altre – in cui Seneca fa ampiamente uso di un linguaggio metaforico, ora adottando i tecnicismi del banchiere, ora ricorrendo al lessico di chi pratica le aule giudiziarie. Al termine dello studio ci risulta chiaro come per Seneca – e per l’uomo – la metafora non sia una figura retorica, ma molto di più: è un linguaggio, una modalità di esplicarsi del pensiero, una forma di conoscenza del mondo; e un costituente di base di ogni linguaggio. Quanto dell’immaginario qui descritto si deve alla personalità del filosofo e alla particolare stagione in cui visse? Quanto alla consolidata mentalità romana? Quanto a modelli ellenistici di scrittura filosofica? Questi sono temi con cui il capitolo conclusivo si confronta, pur senza la pretesa di giungere a soluzioni definitive.
2022
Accounting and jurisdiction of the soul. Study of the metaphorical language - financial, accounting, banking and legal - in Seneca's Epistulae Morales ad Lucilium.
interiorità
metafora
denaro
contabilità
giurisdizione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/49388