Questo studio si propone di sviscerare, almeno nelle sue parti essenziali, alcune caratteristiche della plastica veneta rinascimentale, seguendo nello specifico due opere che sono conservate nelle due principali chiese della città di Rovigo. Partendo da una contestualizzazione generale sulla storia della città (che tra Quattro e Cinquecento si inserisce nelle dinamiche delle guerre d’Italia), della chiesa e della famiglia che l’ha commissionata, si prosegue con lo studio della Pietà, realizzata dal maestro scalpellino Tullio Lombardo, figlio del celeberrimo Pietro, che lavorò a Venezia nel pieno Rinascimento nord-italiano per grandi famiglie patrizie. In questa fase verranno approfondite anche le spinosità che riguardano la produzione di Tullio - come il “problema della scultura tarda” introdotto da Anne Markham Schulz - e i rapporti all’interno della bottega dei Lombardo, in cui lavorava anche il fratello Antonio, particolarmente conosciuto per aver esportato la maniera veneziana nella corte ferrarese di Ercole e poi di Alfonso I d’Este. La seconda opera cardine di questa tesi è il candelabro pasquale realizzato per la Chiesa di Santo Stefano, oggi Duomo di Rovigo, di cui però non sono certi né il committente né tanto meno l’autore. Sono state fatte numerose ipotesi in merito alla maestranza, sicuramente si tratta di una figura che si è formata o ha avuto modo di assorbire il milieu culturale intorno a Andrea Briosco e il suo candelabro padovano. Leo Planiscig ha voluto riconoscervi la mano dei Lombardo-Solari, figli di Antonio Lombardo che dopo un breve periodo ferrarese hanno fondato una bottega a Recanati; Charles Avery pensa invece al Bresciano, vista la quasi totale coincidenza col suo candelabro barese. Seppur affascinante, l’ipotesi di Planiscig perde la sua fondatezza nel confronto tra le opere del Bresciano, che sembrano essere l’una la copia dell’altra.
La Pietà di Tullio Lombardo e il candelabro del Duomo. Rovigo e la plastica veneta tra Quattro e Cinquecento.
CHINARELLO, MATILDA
2022/2023
Abstract
Questo studio si propone di sviscerare, almeno nelle sue parti essenziali, alcune caratteristiche della plastica veneta rinascimentale, seguendo nello specifico due opere che sono conservate nelle due principali chiese della città di Rovigo. Partendo da una contestualizzazione generale sulla storia della città (che tra Quattro e Cinquecento si inserisce nelle dinamiche delle guerre d’Italia), della chiesa e della famiglia che l’ha commissionata, si prosegue con lo studio della Pietà, realizzata dal maestro scalpellino Tullio Lombardo, figlio del celeberrimo Pietro, che lavorò a Venezia nel pieno Rinascimento nord-italiano per grandi famiglie patrizie. In questa fase verranno approfondite anche le spinosità che riguardano la produzione di Tullio - come il “problema della scultura tarda” introdotto da Anne Markham Schulz - e i rapporti all’interno della bottega dei Lombardo, in cui lavorava anche il fratello Antonio, particolarmente conosciuto per aver esportato la maniera veneziana nella corte ferrarese di Ercole e poi di Alfonso I d’Este. La seconda opera cardine di questa tesi è il candelabro pasquale realizzato per la Chiesa di Santo Stefano, oggi Duomo di Rovigo, di cui però non sono certi né il committente né tanto meno l’autore. Sono state fatte numerose ipotesi in merito alla maestranza, sicuramente si tratta di una figura che si è formata o ha avuto modo di assorbire il milieu culturale intorno a Andrea Briosco e il suo candelabro padovano. Leo Planiscig ha voluto riconoscervi la mano dei Lombardo-Solari, figli di Antonio Lombardo che dopo un breve periodo ferrarese hanno fondato una bottega a Recanati; Charles Avery pensa invece al Bresciano, vista la quasi totale coincidenza col suo candelabro barese. Seppur affascinante, l’ipotesi di Planiscig perde la sua fondatezza nel confronto tra le opere del Bresciano, che sembrano essere l’una la copia dell’altra.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/49400