La libertà religiosa nell'ambito del rapporto di lavoro merita un’attenta analisi anche alla luce del nuovo contesto di globalizzazione in cui si immergono le nostre vite. I flussi migratori che contraddistinguono la realtà moderna permettono al mercato del lavoro di arricchirsi non solo grazie alla nuova forza lavoro, ma anche sotto il punto di vista culturale. Tutto ciò porta con sé nuove sfide per il mercato del lavoro, che deve essere in grado di adattarsi alle nuove sfumature della compagine di lavoratori. Questo fenomeno favorisce il contatto con nuove religioni, diverse da quelle tradizionalmente praticate e conosciute all'interno dei diversi Stati, che porta con sé la necessità di una tutela forte del lavoratore credente, non solo con la promozione della tolleranza degli altri colleghi di lavoro, ma con la promozione di un approccio attivo di inclusione in questi contesti che sono sempre più multiculturali, essendo non solo in una posizione di inferiorità rispetto al datore di lavoro, ma anche in un contesto delicato, quello del lavoro, che è parte fondamentale della vita di un individuo. La libertà religiosa è un diritto fondamentale riconosciuto da numerosi Paesi, sia a livello europeo che internazionale, strettamente interconnesso con il principio di uguaglianza. Nonostante ciò, a causa della modalità in cui si è sviluppata la normativa antidiscriminatoria, rispetto ad altri diritti fondamentali talvolta appare compreso in una categoria di diritti di inferiore rilevanza. Partendo dal presupposto che la fede di un individuo spesso ne contraddistingue ogni ambito della vita, possiamo sicuramente dire che lo accompagna anche quando si trova all'interno del posto di lavoro. Inoltre, rispetto ad altri fattori di discriminazione, i precetti del credo di un determinato individuo influenzeranno il rapporto di lavoro ancora prima della sua instaurazione, a partire dalla scelta del lavoro, della mansione, dell'ambiente, delle circostanze e anche degli ipotetici prodotti trattati o con cui potrebbe venire in contatto. L'analisi si basa quindi sul fatto che l'appartenenza ad una certa religione non dovrebbe esser vista come una limitazione né per il lavoratore credente né per il datore di lavoro, ma purtroppo anche se la normativa antidiscriminatoria pone delle basi per la tutela di questo diritto, l’applicazione nei casi concreti non sempre soddisfa. Partendo dall'analisi della disciplina antidiscriminatoria specificatamente riferita alla tutela della libertà religiosa a livello internazionale, comunitario e nazionale, vedremo prima quali possono essere i principali rischi di discriminazione religiosa sul luogo di lavoro, analizzando nello specifico anche il caso della conciliazione tra lavoro e vita di fede dei lavoratori di fede Avventista del 7° Giorno che osservano il sabato biblico come giorno di riposo, precetto talvolta complicato da accomodare con l'orario di lavoro, concludendo infine con una riflessione su come i nuovi processi di digitalizzazione integrati nel mondo del lavoro potrebbero comportare ulteriori e nuove fattispecie di discriminazione religiosa, sia prima che durante lo svolgimento del rapporto di lavoro.

Libertà religiosa e rapporto di lavoro

FUSTO, STELLA
2022/2023

Abstract

La libertà religiosa nell'ambito del rapporto di lavoro merita un’attenta analisi anche alla luce del nuovo contesto di globalizzazione in cui si immergono le nostre vite. I flussi migratori che contraddistinguono la realtà moderna permettono al mercato del lavoro di arricchirsi non solo grazie alla nuova forza lavoro, ma anche sotto il punto di vista culturale. Tutto ciò porta con sé nuove sfide per il mercato del lavoro, che deve essere in grado di adattarsi alle nuove sfumature della compagine di lavoratori. Questo fenomeno favorisce il contatto con nuove religioni, diverse da quelle tradizionalmente praticate e conosciute all'interno dei diversi Stati, che porta con sé la necessità di una tutela forte del lavoratore credente, non solo con la promozione della tolleranza degli altri colleghi di lavoro, ma con la promozione di un approccio attivo di inclusione in questi contesti che sono sempre più multiculturali, essendo non solo in una posizione di inferiorità rispetto al datore di lavoro, ma anche in un contesto delicato, quello del lavoro, che è parte fondamentale della vita di un individuo. La libertà religiosa è un diritto fondamentale riconosciuto da numerosi Paesi, sia a livello europeo che internazionale, strettamente interconnesso con il principio di uguaglianza. Nonostante ciò, a causa della modalità in cui si è sviluppata la normativa antidiscriminatoria, rispetto ad altri diritti fondamentali talvolta appare compreso in una categoria di diritti di inferiore rilevanza. Partendo dal presupposto che la fede di un individuo spesso ne contraddistingue ogni ambito della vita, possiamo sicuramente dire che lo accompagna anche quando si trova all'interno del posto di lavoro. Inoltre, rispetto ad altri fattori di discriminazione, i precetti del credo di un determinato individuo influenzeranno il rapporto di lavoro ancora prima della sua instaurazione, a partire dalla scelta del lavoro, della mansione, dell'ambiente, delle circostanze e anche degli ipotetici prodotti trattati o con cui potrebbe venire in contatto. L'analisi si basa quindi sul fatto che l'appartenenza ad una certa religione non dovrebbe esser vista come una limitazione né per il lavoratore credente né per il datore di lavoro, ma purtroppo anche se la normativa antidiscriminatoria pone delle basi per la tutela di questo diritto, l’applicazione nei casi concreti non sempre soddisfa. Partendo dall'analisi della disciplina antidiscriminatoria specificatamente riferita alla tutela della libertà religiosa a livello internazionale, comunitario e nazionale, vedremo prima quali possono essere i principali rischi di discriminazione religiosa sul luogo di lavoro, analizzando nello specifico anche il caso della conciliazione tra lavoro e vita di fede dei lavoratori di fede Avventista del 7° Giorno che osservano il sabato biblico come giorno di riposo, precetto talvolta complicato da accomodare con l'orario di lavoro, concludendo infine con una riflessione su come i nuovi processi di digitalizzazione integrati nel mondo del lavoro potrebbero comportare ulteriori e nuove fattispecie di discriminazione religiosa, sia prima che durante lo svolgimento del rapporto di lavoro.
2022
Religious Freedom and employment relationship
Lavoro
Libertà religiosa
Discriminazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/49478