Suicide is described as death caused by intentional self-harm, designed to be lethal. The number of deaths per year from suicide has risen again throughout the COVID-19 pandemic, making suicide an increasingly pressing social problem, especially among the younger population. The biopsychosocial model allows us to investigate not only which elements contribute to the formation of suicidal thoughts but also why only some people turn suicidal ideation into a suicidal attempt. To the fragility of the individual, determined by the genetic heredity of psychological disorders, the inclinations of character or traumatic life experiences, are added to the feelings of despair and defeat that create the basis for the formation of suicidal thoughts. Suicide can therefore be described as a complex phenomenon determined by a combination of environmental, psychological, genetic and psychophysiological risk factors that interact with each other in an ever-changing way. Among the different risk factors considered, it was decided to focus on those examined using psychophysiological techniques. Examples are electroencephalography studies that have identified a correlation between attempted suicide and deficits in the ability to distinguish between reward-predicting and non–reward-predicting stimuli and demonstrated the fact that individuals at risk of suicidal behavior have a different way of processing negative stimuli. Other studies examined used techniques such as polysomnography, electrocardiogram, skin conductance and neuroendocrine tests. From this it emerges that the continuation of psychophysiological studies could be particularly important for future research as, it is not only able to provide new insights and details on the etiology of suicide but, at the same time, it allows to establish risk scores to identify individuals with suicidal tendencies. The increase in our knowledge in this area will then provide the basis for the creation of potentially more effective prevention and treatment programs.

Con il termine suicidio ci si riferisce alla morte causata da un atto autolesionistico intenzionale e progettato per essere letale. Il numero di morti annue per atti suicidari è tornato a crescere lungo il periodo della pandemia del COVID-19, rendendo il suicidio un problema sociale sempre più pressante, soprattutto per quanto riguarda le fasce più giovani della popolazione. Il modello biopsicosociale permette di indagare non solo quali elementi contribuiscono alla formazione di pensieri suicidari ma anche perché solo alcuni individui passano dall’ideazione alla messa in atto di tentativi di suicidio concreti. Alla fragilità dell’individuo, determinata dall’ereditarietà genetica dei disturbi psicologici, dalle inclinazioni del carattere o dalle esperienze di vita traumatiche, si sommano i sentimenti di disperazione e di sconfitta che creano le basi per la formazione di pensieri suicidi. Il suicidio può quindi essere descritto come un fenomeno complesso determinato da una combinazione di fattori di rischio ambientali, psicologici, genetici e psicofisiologici che interagiscono tra loro in modo sempre differente. Tra i diversi fattori di rischio presi in considerazione si è deciso di porre l’accento su quelli esaminati tramite tecniche psicofisiologiche. Un esempio sono gli studi condotti tramite elettroencefalografia che hanno identificato una correlazione tra tentato suicidio e deficit nella distinzione tra stimoli di ricompensa e stimoli neutrali e dimostrato il fatto che soggetti a rischio di condotte suicidarie elaborino in modo differente gli stimoli negativi. Altri studi esaminati hanno preso in considerazione tecniche quali la polisonnografia, l’elettrocardiogramma, la conduttanza cutanea e l'analisi delle componenti neuroendocrine. Dagli studi emerge che il prosieguo degli studi in ambito psicofisiologico potrebbe risultare particolarmente importante per la ricerca futura in quanto, non solo è in grado di fornire nuovi spunti e dettagli sull’eziologia del suicidio ma, al contempo, permette di stabilire punteggi di rischio per identificare i soggetti con tendenze suicide. L’incremento delle nostre conoscenze in questo ambito fornirà poi le basi per la creazione di programmi di prevenzione e di trattamento potenzialmente sempre più efficaci.

Il rischio di suicidio: una prospettiva psicofisiologica

POSSAMAI, LUCIA
2022/2023

Abstract

Suicide is described as death caused by intentional self-harm, designed to be lethal. The number of deaths per year from suicide has risen again throughout the COVID-19 pandemic, making suicide an increasingly pressing social problem, especially among the younger population. The biopsychosocial model allows us to investigate not only which elements contribute to the formation of suicidal thoughts but also why only some people turn suicidal ideation into a suicidal attempt. To the fragility of the individual, determined by the genetic heredity of psychological disorders, the inclinations of character or traumatic life experiences, are added to the feelings of despair and defeat that create the basis for the formation of suicidal thoughts. Suicide can therefore be described as a complex phenomenon determined by a combination of environmental, psychological, genetic and psychophysiological risk factors that interact with each other in an ever-changing way. Among the different risk factors considered, it was decided to focus on those examined using psychophysiological techniques. Examples are electroencephalography studies that have identified a correlation between attempted suicide and deficits in the ability to distinguish between reward-predicting and non–reward-predicting stimuli and demonstrated the fact that individuals at risk of suicidal behavior have a different way of processing negative stimuli. Other studies examined used techniques such as polysomnography, electrocardiogram, skin conductance and neuroendocrine tests. From this it emerges that the continuation of psychophysiological studies could be particularly important for future research as, it is not only able to provide new insights and details on the etiology of suicide but, at the same time, it allows to establish risk scores to identify individuals with suicidal tendencies. The increase in our knowledge in this area will then provide the basis for the creation of potentially more effective prevention and treatment programs.
2022
Suicide risk: a psychophysiological perspective
Con il termine suicidio ci si riferisce alla morte causata da un atto autolesionistico intenzionale e progettato per essere letale. Il numero di morti annue per atti suicidari è tornato a crescere lungo il periodo della pandemia del COVID-19, rendendo il suicidio un problema sociale sempre più pressante, soprattutto per quanto riguarda le fasce più giovani della popolazione. Il modello biopsicosociale permette di indagare non solo quali elementi contribuiscono alla formazione di pensieri suicidari ma anche perché solo alcuni individui passano dall’ideazione alla messa in atto di tentativi di suicidio concreti. Alla fragilità dell’individuo, determinata dall’ereditarietà genetica dei disturbi psicologici, dalle inclinazioni del carattere o dalle esperienze di vita traumatiche, si sommano i sentimenti di disperazione e di sconfitta che creano le basi per la formazione di pensieri suicidi. Il suicidio può quindi essere descritto come un fenomeno complesso determinato da una combinazione di fattori di rischio ambientali, psicologici, genetici e psicofisiologici che interagiscono tra loro in modo sempre differente. Tra i diversi fattori di rischio presi in considerazione si è deciso di porre l’accento su quelli esaminati tramite tecniche psicofisiologiche. Un esempio sono gli studi condotti tramite elettroencefalografia che hanno identificato una correlazione tra tentato suicidio e deficit nella distinzione tra stimoli di ricompensa e stimoli neutrali e dimostrato il fatto che soggetti a rischio di condotte suicidarie elaborino in modo differente gli stimoli negativi. Altri studi esaminati hanno preso in considerazione tecniche quali la polisonnografia, l’elettrocardiogramma, la conduttanza cutanea e l'analisi delle componenti neuroendocrine. Dagli studi emerge che il prosieguo degli studi in ambito psicofisiologico potrebbe risultare particolarmente importante per la ricerca futura in quanto, non solo è in grado di fornire nuovi spunti e dettagli sull’eziologia del suicidio ma, al contempo, permette di stabilire punteggi di rischio per identificare i soggetti con tendenze suicide. L’incremento delle nostre conoscenze in questo ambito fornirà poi le basi per la creazione di programmi di prevenzione e di trattamento potenzialmente sempre più efficaci.
Suicidio
Fattori di rischio
Depressione
Psicofisiologia
Psicologia clinica
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Possamai_Lucia.pdf

accesso aperto

Dimensione 991.48 kB
Formato Adobe PDF
991.48 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/51603