Le malattie cardiache e cardiovascolari sono in aumento a livello globale e rappresentano la prima causa di morte nel mondo occidentale. Il numero di impianti e sostituzioni di pacemaker cardiaci elettronici aumenta di conseguenza ed in Italia se ne registrano circa 30000 ogni anno. I pacemaker artificiali si presentano come piccoli dispositivi metallici che contengono al loro interno una batteria, un generatore di impulsi e uno o più elettrocateteri a seconda delle esigenze del paziente. La loro funzione è quella di percepire l’attività elettrica spontanea del cuore e di erogare stimoli che attivano la contrazione cardiaca qualora emergano irregolarità del ritmo cardiaco. Dall’impianto del primo pacemaker, nel 1958, ad oggi, sono stati numerosi i progressi tecnici che hanno permesso notevoli miglioramenti ai dispositivi stessi e ai sistemi di elettrocateteri, consentendo un utilizzo sicuro e più diffuso dell’elettrostimolazione cardiaca. L’impiego di batterie di ioduro di litio, che hanno permesso la realizzazione di dispositivi più piccoli con una maggiore longevità, l’introduzione del pacemaker rate-reponsive, che consente di regolare la frequenza di stimolazione in base alle necessità del soggetto, e l’utilizzo di antenne telemetriche per monitorare il dispositivo da remoto sono il risultato di decine di anni di studi. Oggi ci si orienta verso lo sviluppo di sistemi leadless (senza elettrocateteri) al fine di ridurre il rischio iatrogeno derivante dall’impianto di pacemaker, ma essi presentano ancora rilevanti limiti.
Analisi della struttura del pacemaker artificiale e funzionalità della tecnologia leadless.
MATTEAZZI, GAIA
2022/2023
Abstract
Le malattie cardiache e cardiovascolari sono in aumento a livello globale e rappresentano la prima causa di morte nel mondo occidentale. Il numero di impianti e sostituzioni di pacemaker cardiaci elettronici aumenta di conseguenza ed in Italia se ne registrano circa 30000 ogni anno. I pacemaker artificiali si presentano come piccoli dispositivi metallici che contengono al loro interno una batteria, un generatore di impulsi e uno o più elettrocateteri a seconda delle esigenze del paziente. La loro funzione è quella di percepire l’attività elettrica spontanea del cuore e di erogare stimoli che attivano la contrazione cardiaca qualora emergano irregolarità del ritmo cardiaco. Dall’impianto del primo pacemaker, nel 1958, ad oggi, sono stati numerosi i progressi tecnici che hanno permesso notevoli miglioramenti ai dispositivi stessi e ai sistemi di elettrocateteri, consentendo un utilizzo sicuro e più diffuso dell’elettrostimolazione cardiaca. L’impiego di batterie di ioduro di litio, che hanno permesso la realizzazione di dispositivi più piccoli con una maggiore longevità, l’introduzione del pacemaker rate-reponsive, che consente di regolare la frequenza di stimolazione in base alle necessità del soggetto, e l’utilizzo di antenne telemetriche per monitorare il dispositivo da remoto sono il risultato di decine di anni di studi. Oggi ci si orienta verso lo sviluppo di sistemi leadless (senza elettrocateteri) al fine di ridurre il rischio iatrogeno derivante dall’impianto di pacemaker, ma essi presentano ancora rilevanti limiti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/52959