Presupposti dello studio: lo iodio è un micronutriente essenziale ed è coinvolto nella biosintesi degli ormoni tiroidei. Le linee guida raccomandano un intake iodico in gravidanza di 250 μg/die e l’assunzione di un integratore di iodio. Tuttavia, non sono presenti ancora indicazioni concordi nel raccomandare l’integrazione in gravide affette da tiroidite di Hashimoto e sottoposte a terapia con levotiroxina (LT4). Scopo dello studio: indagare lo status iodico in un campione di gravide affette da tiroidite autoimmune rapportandolo alle condizioni socioeconomiche, alle abitudini alimentari, ai parametri di funzionalità tiroidea, all’assunzione o meno di terapia con LT4 e agli outcomes neonatali. Materiali e metodi: si sono arruolate in modo consecutivo 81 gravide affette da tiroidite di Hashimoto, sottoposte o meno a terapia con LT4. I criteri di inclusione prevedevano la maggiore età, la residenza in Veneto e il consenso alla partecipazione allo studio, mentre i criteri di esclusione erano la presenza di barriera linguistica, di ipertiroidismi o ipotiroidismi di natura non autoimmune e la pregressa tiroidectomia o terapia ablativa con iodio-131. In sede ambulatoriale era somministrato un questionario per indagare l’intake iodico giornaliero. In seguito, era prescritta l’esecuzione di un prelievo venoso per la valutazione del TSH e dell’FT4 e di un esame delle urine spot del primo mattino, per la determinazione del rapporto tra ioduria e creatinuria (UI/Creat). Post-partum, si sono raccolti i dati antropometrici del bambino e il valore del TSH neonatale. Risultati: il campione presentava un valore di UI/Creat mediana di 276 μg/g. Nelle pazienti sottoposte a terapia con LT4 il valore di ioduria mediana era di 286 μg/g rispetto a 168 μg/g tra le donne che non assumevano terapia. La campagna di iodoprofilassi era ignorata dall’ 87,6% delle gravide. D’altra parte, il sale iodato era consumato dall’ 82,7% del campione ed era associato al titolo di studio (p=0,02), ma non alla ioduria mediana. Quest’ultima si associava al regolare consumo di formaggio (364 μg/g versus 238 μg/g, p=0,03). L’assunzione dell’integratore è risultata associata ad un titolo di studio più elevato (p<0,0001) e alla ioduria dicotomizzata secondo i range di iodosufficienza e di status iodico più che adeguato, mostrando una ioduria insufficiente (<150 μg/g) nel 66,7% delle gravide che non utilizzavano l’integratore rispetto al 23,9% in chi l’utilizzava. L’analisi multivariata ha confermato l’importanza dell’assunzione dell’integratore che è risultata essere l’unica variabile in grado di influenzare indipendentemente il raggiungimento della iodosufficienza. Un maggiore peso neonatale si è associato, ai limiti della significatività statistica (p=0,056), a una UI/Creat ≥250 μg/g e, in gravide che assumevano l’integratore, si sono riscontrati valori maggiori di TSH neonatale (2,5 mIU/L versus 1,2 mIU/L).Conclusioni: il presente studio è il primo svoltosi in Veneto su un campione di donne gravide affette da tiroidite di Hashimoto, popolazione che si è dimostrata avere uno status iodico più che adeguato. La conoscenza della campagna di iodoprofilassi è ancora carente, l’utilizzo del sale iodato coinvolge meno del 90% della popolazione e il suo consumo è correlato a fattori socioeconomici. Sebbene, nel nostro campione, la contemporanea assunzione di LT4 e di integratore abbia contribuito all’innalzamento dei livelli di ioduria mediana, il mancato utilizzo dello stesso ha determinato la comparsa di iodocarenza. Viceversa, l’integrazione con iodio non si è dimostrata dannosa, ma ha determinato dei valori di TSH neonatale maggiori, sebbene nel range di normalità, mostrando la maggior suscettibilità della tiroide fetale ai carichi di iodio. Quanto ricavato può suggerire l’attuazione di un’integrazione a dosaggio iodico minore in donne affette da tiroidite autoimmune sottoposte a terapia con LT4.

Lo status iodico nella gravida con tiroidite cronica autoimmune: analisi di una serie consecutiva e monocentrica

FELIGIOTTI, EMMA
2022/2023

Abstract

Presupposti dello studio: lo iodio è un micronutriente essenziale ed è coinvolto nella biosintesi degli ormoni tiroidei. Le linee guida raccomandano un intake iodico in gravidanza di 250 μg/die e l’assunzione di un integratore di iodio. Tuttavia, non sono presenti ancora indicazioni concordi nel raccomandare l’integrazione in gravide affette da tiroidite di Hashimoto e sottoposte a terapia con levotiroxina (LT4). Scopo dello studio: indagare lo status iodico in un campione di gravide affette da tiroidite autoimmune rapportandolo alle condizioni socioeconomiche, alle abitudini alimentari, ai parametri di funzionalità tiroidea, all’assunzione o meno di terapia con LT4 e agli outcomes neonatali. Materiali e metodi: si sono arruolate in modo consecutivo 81 gravide affette da tiroidite di Hashimoto, sottoposte o meno a terapia con LT4. I criteri di inclusione prevedevano la maggiore età, la residenza in Veneto e il consenso alla partecipazione allo studio, mentre i criteri di esclusione erano la presenza di barriera linguistica, di ipertiroidismi o ipotiroidismi di natura non autoimmune e la pregressa tiroidectomia o terapia ablativa con iodio-131. In sede ambulatoriale era somministrato un questionario per indagare l’intake iodico giornaliero. In seguito, era prescritta l’esecuzione di un prelievo venoso per la valutazione del TSH e dell’FT4 e di un esame delle urine spot del primo mattino, per la determinazione del rapporto tra ioduria e creatinuria (UI/Creat). Post-partum, si sono raccolti i dati antropometrici del bambino e il valore del TSH neonatale. Risultati: il campione presentava un valore di UI/Creat mediana di 276 μg/g. Nelle pazienti sottoposte a terapia con LT4 il valore di ioduria mediana era di 286 μg/g rispetto a 168 μg/g tra le donne che non assumevano terapia. La campagna di iodoprofilassi era ignorata dall’ 87,6% delle gravide. D’altra parte, il sale iodato era consumato dall’ 82,7% del campione ed era associato al titolo di studio (p=0,02), ma non alla ioduria mediana. Quest’ultima si associava al regolare consumo di formaggio (364 μg/g versus 238 μg/g, p=0,03). L’assunzione dell’integratore è risultata associata ad un titolo di studio più elevato (p<0,0001) e alla ioduria dicotomizzata secondo i range di iodosufficienza e di status iodico più che adeguato, mostrando una ioduria insufficiente (<150 μg/g) nel 66,7% delle gravide che non utilizzavano l’integratore rispetto al 23,9% in chi l’utilizzava. L’analisi multivariata ha confermato l’importanza dell’assunzione dell’integratore che è risultata essere l’unica variabile in grado di influenzare indipendentemente il raggiungimento della iodosufficienza. Un maggiore peso neonatale si è associato, ai limiti della significatività statistica (p=0,056), a una UI/Creat ≥250 μg/g e, in gravide che assumevano l’integratore, si sono riscontrati valori maggiori di TSH neonatale (2,5 mIU/L versus 1,2 mIU/L).Conclusioni: il presente studio è il primo svoltosi in Veneto su un campione di donne gravide affette da tiroidite di Hashimoto, popolazione che si è dimostrata avere uno status iodico più che adeguato. La conoscenza della campagna di iodoprofilassi è ancora carente, l’utilizzo del sale iodato coinvolge meno del 90% della popolazione e il suo consumo è correlato a fattori socioeconomici. Sebbene, nel nostro campione, la contemporanea assunzione di LT4 e di integratore abbia contribuito all’innalzamento dei livelli di ioduria mediana, il mancato utilizzo dello stesso ha determinato la comparsa di iodocarenza. Viceversa, l’integrazione con iodio non si è dimostrata dannosa, ma ha determinato dei valori di TSH neonatale maggiori, sebbene nel range di normalità, mostrando la maggior suscettibilità della tiroide fetale ai carichi di iodio. Quanto ricavato può suggerire l’attuazione di un’integrazione a dosaggio iodico minore in donne affette da tiroidite autoimmune sottoposte a terapia con LT4.
2022
Iodine status in pregnant women with chronic autoimmune thyroiditis: a monocentric and consecutive experience
Iodine
Pregnancy
Thyroid
Thyroiditis
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