Toccare vuol dire “essere con”: Paterson, Dodge e MacKian dichiarano che il tocco è la relazione spaziale più intima tra persone e una pratica vitale e sottile di comunicazione; non esiste un altro senso che ci attiva così come il tocco perché esso coinvolge l’intera superficie del nostro corpo. Il tocco, spesso chiamato “la madre dei sensi”, è il primo a svilupparsi ancora prima della nascita (Montagu, 1978) e costituisce per il 70% la principale modalità di interazione tra madre e bambino (Simpson et al., 2019): ancora prima degli occhi e delle orecchie, l’embrione umano risponde alla stimolazione della pelle attraverso il liquido amniotico così come al tocco e alla pressione dell’addome. La nascita intensifica questo legame e l’attaccamento è rinforzato attraverso l’allattamento al seno e il contatto pelle-a-pelle, al punto che il neonato riesce a distinguere se è tenuto da un genitore o da un estraneo (Aguirre, Couderc, Epinat-Duclos e Mascaro, 2019). Un tipo specifico di tocco che nel campo delle neuroscienze è chiamato “tocco affettivo”, è necessario per la promozione dell’attaccamento sicuro ed è un fattore di protezione nello sviluppo della resilienza (McGlone, 2014). Due diverse classi di fibre nervose mediano gli aspetti del tocco: gli afferenti alfabeta che sono larghi e mielinati danno rapide informazioni rispetto alla locazione del tocco, mentre quelli CTs producono l’attivazione del sistema della ricompensa e dell’area del cervello legata all’affetto (Kidd et al.,2022). Viste le loro caratteristiche, quando il tocco, dato alla temperatura della pelle, li stimola, viene chiamato “affettivo” ed ha una velocità compresa tra 1 e 10cm/s (Loken et al., 2009). Il tocco affettivo produce un aumento nella variabilità della frequenza cardiaca (Tiscoli et al., 2017) ed in particolare le carezze materne sono particolarmente implicate in questo processo, suggerendo una correlazione tra la stimolazione tattile e il processo di autoregolazione fisiologica (Van Puyvelde et al., 2019). All’interno della seguente ricerca, andremo ad indagare se il tocco affettivo, somministrato con le setole di un pennello sulle braccia di bambini dai tre ai sei anni, ha effetti sulla capacità di autoregolazione fisiologica in seguito all’esposizione ad uno stimolo stressante che, nel nostro caso, è il pianto. In particolare, al fine di valutare le risposte fisiologiche abbiamo registrato l’attività cardiaca dei bambini mentre guardavano dei cartoni animati. Il tocco subentrava sia dopo una scena neutra sia dopo quella attivante del pianto, a seguito della quale seguiva uno spezzone di cartone volto a ripristinare lo stato emotivo positivo.

Le mani della madre: come il tocco influenza i livelli di arousal del bambino.

ABALSAMO, MARTINA
2022/2023

Abstract

Toccare vuol dire “essere con”: Paterson, Dodge e MacKian dichiarano che il tocco è la relazione spaziale più intima tra persone e una pratica vitale e sottile di comunicazione; non esiste un altro senso che ci attiva così come il tocco perché esso coinvolge l’intera superficie del nostro corpo. Il tocco, spesso chiamato “la madre dei sensi”, è il primo a svilupparsi ancora prima della nascita (Montagu, 1978) e costituisce per il 70% la principale modalità di interazione tra madre e bambino (Simpson et al., 2019): ancora prima degli occhi e delle orecchie, l’embrione umano risponde alla stimolazione della pelle attraverso il liquido amniotico così come al tocco e alla pressione dell’addome. La nascita intensifica questo legame e l’attaccamento è rinforzato attraverso l’allattamento al seno e il contatto pelle-a-pelle, al punto che il neonato riesce a distinguere se è tenuto da un genitore o da un estraneo (Aguirre, Couderc, Epinat-Duclos e Mascaro, 2019). Un tipo specifico di tocco che nel campo delle neuroscienze è chiamato “tocco affettivo”, è necessario per la promozione dell’attaccamento sicuro ed è un fattore di protezione nello sviluppo della resilienza (McGlone, 2014). Due diverse classi di fibre nervose mediano gli aspetti del tocco: gli afferenti alfabeta che sono larghi e mielinati danno rapide informazioni rispetto alla locazione del tocco, mentre quelli CTs producono l’attivazione del sistema della ricompensa e dell’area del cervello legata all’affetto (Kidd et al.,2022). Viste le loro caratteristiche, quando il tocco, dato alla temperatura della pelle, li stimola, viene chiamato “affettivo” ed ha una velocità compresa tra 1 e 10cm/s (Loken et al., 2009). Il tocco affettivo produce un aumento nella variabilità della frequenza cardiaca (Tiscoli et al., 2017) ed in particolare le carezze materne sono particolarmente implicate in questo processo, suggerendo una correlazione tra la stimolazione tattile e il processo di autoregolazione fisiologica (Van Puyvelde et al., 2019). All’interno della seguente ricerca, andremo ad indagare se il tocco affettivo, somministrato con le setole di un pennello sulle braccia di bambini dai tre ai sei anni, ha effetti sulla capacità di autoregolazione fisiologica in seguito all’esposizione ad uno stimolo stressante che, nel nostro caso, è il pianto. In particolare, al fine di valutare le risposte fisiologiche abbiamo registrato l’attività cardiaca dei bambini mentre guardavano dei cartoni animati. Il tocco subentrava sia dopo una scena neutra sia dopo quella attivante del pianto, a seguito della quale seguiva uno spezzone di cartone volto a ripristinare lo stato emotivo positivo.
2022
The mother's hands: how the touch influences the arousal levels of the child.
tocco
attaccamento
autoregolazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/54214