Pratiche rituali nella medicina buddista tibetana: studio preliminare del capitolo XC del Rgyud bzhi e il relativo commento nel Bai ḍūr ya sngon po

La medicina buddista tibetana, grazie al suo ampio patrimonio testuale, fornisce una grande mole di conoscenze e saperi. Il testo fondamentale, unanimemente riconosciuto dalle varie scuole del buddismo tibetano, è il Rgyud bzhi, la cui origine viene fatta risalire al “padre della medicina tibetana” Yuthog Yonten Gonpo (XII d.C.). Il Rgyud bzhi si compone di quattro parti (tantra) che trattano differenti tematiche e pongono le basi delle teorie del pensiero medico tibetano, dalla fisiologia ai metodi di diagnosi del paziente. In questo lavoro viene preso in analisi solo il Capitolo XC che tratta della cura delle patologie inerenti all’invecchiamento. Il Rgyud bzhi è un testo che tradizionalmente richiede anche istruzioni orali fornite da un maestro, necessarie alla comprensione del testo. Per questa ragione esistono innumerevoli commentari a quest’opera, che spiegano e definiscono più chiaramente quello che il testo scritto non rivela. In questo lavoro viene preso in analisi il commentario più celebre: il Bai ḍūr ya sngon po di Sangye Gyatso (1653-1705), reggente del V Dalai Lama (1617-1682). L’opera assunse subito un’importanza rilevante tra i vari commentari dell’epoca. L’analisi testuale svolta passa attraverso una traduzione completa del Capitolo XC del Rgyud Bzhi e poi del rispettivo capitolo del Bai ḍūr ya sngon po, sviluppando i temi trattati e argomentando quello che i testi vogliono trasmettere. Questo rimane pur sempre uno studio preliminare poiché di queste due fonti primarie esistono più manoscritti, che non sono stati portati ad un confronto filologico. Altrettanto preliminare è lo sviluppo delle argomentazioni che i testi trasmettono poiché, come in precedenza anticipato, il Rgyud bzhi rimane pur sempre un testo che deve essere necessariamente spiegato da un maestro interno alla dottrina.