La ricerca approfondisce, da un lato, il divieto dei patti successori e, dall’altro, la disciplina relativa alla sorte delle partecipazioni societarie alla morte di un socio, focalizzandosi precipuamente su quella convenzionale, e dunque sulle clausole statutarie attraverso le quali i paciscenti regolano detto profilo. Lo scopo del lavoro è volto all’analisi delle norme di diritto commerciale che hanno ad oggetto il trasferimento (o, comunque, il destino) mortis causa delle azioni o quote partecipative alla luce dei principi di diritto successorio, e segnatamente del divieto dei patti successori ex art. 458 cod. civ., il quale - in particolare nella parte in cui si focalizza su quelli istitutivi - prescrive la nullità di ogni contratto con cui taluno dispone di beni inerenti alla sua futura successione. Sotto questo profilo, le intersezioni tra gli ampi spazi concessi all’autonomia privata dalla prima normativa ed i limiti imposti alla libertà negoziale dalla seconda sono molteplici ed inevitabili, mentre il nuovo diritto delle società di capitali non risolve espressamente il punto d’incontro tra le due. A tal fine, l’indagine ripercorre anzitutto il concetto di atto mortis causa, distinguendolo da quello di atto funzionalmente non mortis causa ad effetti post mortem o trans mortem, per trarne un criterio in base al quale comprendere la natura giuridica degli atti posti in essere dai privati, e soprattutto quella delle clausole statutarie di predisposizione successoria. In secondo luogo, analizza le diverse rationes del divieto dei patti successori - dalla libertà testamentaria alla tutela dei legittimari -, facendo emergere una prima conclusione, ossia che l’art. 458 cod. civ., anche alla luce del mutato contesto socio-economico, è una norma priva di fondamento. La ricerca prosegue esaminando la disciplina legale della sorte delle partecipazioni sociali nelle società di persone e nelle società di capitali, ed infine quella convenzionale, con particolare riguardo agli artt. 2355-bis e 2469 cod. civ. Le convenzioni prese in considerazione sono quelle che derogano alla libera trasmissibilità a causa di morte di azioni e quote, e specificamente le clausole di consolidazione a favore dei soci superstiti, quelle di opzione o riscatto successorie, le clausole di gradimento e quelle di prelazione. Per ciascuno di questi patti statutari è vagliato il meccanismo operativo, e dunque la natura giuridica, ed analizzata la loro riconducibilità alle norme summenzionate, le quali - si è assunto - essere deroghe al divieto dei patti successori, considerando particolarmente la tutela che - ai fini della validità o meno di dette clausole - va apprestata alle ragioni economiche dei successori mortis causa del socio premorto.

Le clausole statutarie di predisposizione successoria alla luce del divieto dei patti successori

FRITSCH, ALICE
2022/2023

Abstract

La ricerca approfondisce, da un lato, il divieto dei patti successori e, dall’altro, la disciplina relativa alla sorte delle partecipazioni societarie alla morte di un socio, focalizzandosi precipuamente su quella convenzionale, e dunque sulle clausole statutarie attraverso le quali i paciscenti regolano detto profilo. Lo scopo del lavoro è volto all’analisi delle norme di diritto commerciale che hanno ad oggetto il trasferimento (o, comunque, il destino) mortis causa delle azioni o quote partecipative alla luce dei principi di diritto successorio, e segnatamente del divieto dei patti successori ex art. 458 cod. civ., il quale - in particolare nella parte in cui si focalizza su quelli istitutivi - prescrive la nullità di ogni contratto con cui taluno dispone di beni inerenti alla sua futura successione. Sotto questo profilo, le intersezioni tra gli ampi spazi concessi all’autonomia privata dalla prima normativa ed i limiti imposti alla libertà negoziale dalla seconda sono molteplici ed inevitabili, mentre il nuovo diritto delle società di capitali non risolve espressamente il punto d’incontro tra le due. A tal fine, l’indagine ripercorre anzitutto il concetto di atto mortis causa, distinguendolo da quello di atto funzionalmente non mortis causa ad effetti post mortem o trans mortem, per trarne un criterio in base al quale comprendere la natura giuridica degli atti posti in essere dai privati, e soprattutto quella delle clausole statutarie di predisposizione successoria. In secondo luogo, analizza le diverse rationes del divieto dei patti successori - dalla libertà testamentaria alla tutela dei legittimari -, facendo emergere una prima conclusione, ossia che l’art. 458 cod. civ., anche alla luce del mutato contesto socio-economico, è una norma priva di fondamento. La ricerca prosegue esaminando la disciplina legale della sorte delle partecipazioni sociali nelle società di persone e nelle società di capitali, ed infine quella convenzionale, con particolare riguardo agli artt. 2355-bis e 2469 cod. civ. Le convenzioni prese in considerazione sono quelle che derogano alla libera trasmissibilità a causa di morte di azioni e quote, e specificamente le clausole di consolidazione a favore dei soci superstiti, quelle di opzione o riscatto successorie, le clausole di gradimento e quelle di prelazione. Per ciascuno di questi patti statutari è vagliato il meccanismo operativo, e dunque la natura giuridica, ed analizzata la loro riconducibilità alle norme summenzionate, le quali - si è assunto - essere deroghe al divieto dei patti successori, considerando particolarmente la tutela che - ai fini della validità o meno di dette clausole - va apprestata alle ragioni economiche dei successori mortis causa del socio premorto.
2022
Statutory succession arrangement clauses in the light of the prohibition of covenants of inheritance
Clausole statutarie
Patti successori
Art. 458 c.c.
Art. 2355-bis c.c.
Art. 2469 c.c.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/54763