Despite the adoption of the United Nations convention against the taking of hostages in 1979 and its ratification by 176 countries, the kidnapping of citizens abroad by non-state actors remains a widespread phenomenon. In these circumstances, where negotiation operations show a limited efficacy, states’ practice has consisted - and still does - in resorting to force to save its own citizens. Nonetheless, these actions are not exempt from criticism in consideration of the absolute prohibition of threat or use of force in international relations posed by the U.N Charter. Having documented states’ behavior in different times in history and the evolution of the phenomenon, it will be possible to analyze the compatibility of this particular use of force with the prohibition set by the above-mentioned article 2.4 of the Charter. Is the intervention to protect nationals abroad possible? If so, is this ascribable to and in compliance with the different uses of force allowed by the U.N Charter, the most important of which is self-defense? Finally, it will be necessary to analyze the theories aimed at defining these interventions as an autonomous and distinct exception to the prohibition of the use of force.

Nonostante l’adozione nel 1979 di un’apposita convenzione delle Nazioni Unite contro la presa d’ostaggi, ormai ratificata da 176 Paesi, il rapimento di cittadini all’estero ad opera di attori non statali continua a costituire un fenomeno diffuso e su vasta scala. In tali circostanze, laddove le operazioni negoziali mostrano un’efficacia limitata, la prassi degli stati è consistita e tuttora consiste nel ricorrere alla forza mirata per portare in salvo i propri cittadini. Queste azioni spesso non sono esenti da critiche anche in considerazione del divieto assoluto della minaccia e della pratica della forza introdotto dalla Carta delle Nazioni Unite nelle relazioni internazionali. Documentato dunque il comportamento degli stati nei diversi momenti della storia e le evoluzioni del fenomeno, ciò che ci si prefigge di analizzare è la compatibilità di questo particolare uso della forza con il sopracitato divieto posto dall’articolo 2 paragrafo 4. L’intervento volto alla protezione dei connazionali all’estero in situazioni di pericolo è possibile? Se sì, è esso riconducibile e conforme ai casi di uso della forza previsti dalla Carta, il più noto dei quali la legittima difesa ex articolo 51? Si procederà, infine, ad analizzare alcune teorie tese a definire questi interventi nei termini di eccezione autonoma e distinta al divieto dell’uso della forza.

LA PROTEZIONE DEI CONNAZIONALI ALL'ESTERO NEL DIRITTO INTERNAZIONALE

CIVIERO, MICHELE
2022/2023

Abstract

Despite the adoption of the United Nations convention against the taking of hostages in 1979 and its ratification by 176 countries, the kidnapping of citizens abroad by non-state actors remains a widespread phenomenon. In these circumstances, where negotiation operations show a limited efficacy, states’ practice has consisted - and still does - in resorting to force to save its own citizens. Nonetheless, these actions are not exempt from criticism in consideration of the absolute prohibition of threat or use of force in international relations posed by the U.N Charter. Having documented states’ behavior in different times in history and the evolution of the phenomenon, it will be possible to analyze the compatibility of this particular use of force with the prohibition set by the above-mentioned article 2.4 of the Charter. Is the intervention to protect nationals abroad possible? If so, is this ascribable to and in compliance with the different uses of force allowed by the U.N Charter, the most important of which is self-defense? Finally, it will be necessary to analyze the theories aimed at defining these interventions as an autonomous and distinct exception to the prohibition of the use of force.
2022
THE PROTECTION OF CITIZENS ABROAD ACCORDING TO INTERNATIONAL LAW
Nonostante l’adozione nel 1979 di un’apposita convenzione delle Nazioni Unite contro la presa d’ostaggi, ormai ratificata da 176 Paesi, il rapimento di cittadini all’estero ad opera di attori non statali continua a costituire un fenomeno diffuso e su vasta scala. In tali circostanze, laddove le operazioni negoziali mostrano un’efficacia limitata, la prassi degli stati è consistita e tuttora consiste nel ricorrere alla forza mirata per portare in salvo i propri cittadini. Queste azioni spesso non sono esenti da critiche anche in considerazione del divieto assoluto della minaccia e della pratica della forza introdotto dalla Carta delle Nazioni Unite nelle relazioni internazionali. Documentato dunque il comportamento degli stati nei diversi momenti della storia e le evoluzioni del fenomeno, ciò che ci si prefigge di analizzare è la compatibilità di questo particolare uso della forza con il sopracitato divieto posto dall’articolo 2 paragrafo 4. L’intervento volto alla protezione dei connazionali all’estero in situazioni di pericolo è possibile? Se sì, è esso riconducibile e conforme ai casi di uso della forza previsti dalla Carta, il più noto dei quali la legittima difesa ex articolo 51? Si procederà, infine, ad analizzare alcune teorie tese a definire questi interventi nei termini di eccezione autonoma e distinta al divieto dell’uso della forza.
Forza
Legalità
Ostaggio
Raid
Connazionale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/54999