È innegabile che le donne debbano affrontare specifiche barriere strutturali, culturali ed economiche per riuscire ad essere parte attiva della società. Uno degli approcci a favore della parità di genere è quello delle cosiddette "azioni positive", cioè delle "discriminazioni al contrario" volte a ridurre gli effetti negativi delle disuguaglianze di fatto. Nello specifico, una di queste misure è la legge Golfo Mosca, che nel 2011 ha introdotto le quote di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa e delle società a partecipazione pubblica, stabilendo inizialmente una quota minima del 20%. L'emendamento alla legge di bilancio 2020 ha prorogato le disposizioni previste dalla norma, portando la quota di genere al 40%. Anche l'Unione europea si è mossa nella stessa direzione, introducendo nel 2022 la direttiva nota come "Women on Boards", che stabilisce che entro giugno 2026 il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e il 33% di tutti i posti di amministratore dovranno essere occupati da donne, sulla base del merito. Questo approccio sembra dare i suoi frutti: secondo le ultime statistiche della Consob, nel 2023 le donne nei consigli d'amministrazione delle società italiane quotate in borsa costituiscono il 43% del totale. Tracciando un quadro della situazione delle donne in Italia e nell'Unione europea, osserviamo una sistematica discriminazione nei loro confronti, e la loro assenza nei processi decisionali. Ma nonostante tutti gli ostacoli, un ristretto numero di donne sono riuscite a rompere il soffitto di cristallo e ad affiancare gli uomini nelle posizioni di vertice. L'implementazione di politiche che promuovono la presenza delle donne nei consigli di amministrazione ha dimostrato effetti positivi sulle aziende, come un miglioramento delle performance finanziarie e una maggiore attenzione ai temi della sostenibilità. Ma non solo: l'inclusione delle donne ha impatto sulla società nel suo complesso. È stato ipotizzato che se le donne partecipassero nell’economia allo stesso modo degli uomini, il PIL mondiale aumenterebbe fino al 26%. Inoltre, la parità è anche strettamente legata alla pace: gli Stati che investono nel progresso delle donne sono più prosperi, più stabili e governati in maniera democratica. La presente tesi intende contribuire alla comprensione dell'importanza della parità di genere nei consigli d'amministrazione, attraverso l'analisi della normativa europea e italiana a favore delle donne, e illustrando i benefici derivanti dalla loro inclusione nei processi decisionali.
Donne al Vertice: La Parità di Genere nei Consigli d'Amministrazione
TOPORCEAN, LUDMILA-ANDREEA
2022/2023
Abstract
È innegabile che le donne debbano affrontare specifiche barriere strutturali, culturali ed economiche per riuscire ad essere parte attiva della società. Uno degli approcci a favore della parità di genere è quello delle cosiddette "azioni positive", cioè delle "discriminazioni al contrario" volte a ridurre gli effetti negativi delle disuguaglianze di fatto. Nello specifico, una di queste misure è la legge Golfo Mosca, che nel 2011 ha introdotto le quote di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa e delle società a partecipazione pubblica, stabilendo inizialmente una quota minima del 20%. L'emendamento alla legge di bilancio 2020 ha prorogato le disposizioni previste dalla norma, portando la quota di genere al 40%. Anche l'Unione europea si è mossa nella stessa direzione, introducendo nel 2022 la direttiva nota come "Women on Boards", che stabilisce che entro giugno 2026 il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e il 33% di tutti i posti di amministratore dovranno essere occupati da donne, sulla base del merito. Questo approccio sembra dare i suoi frutti: secondo le ultime statistiche della Consob, nel 2023 le donne nei consigli d'amministrazione delle società italiane quotate in borsa costituiscono il 43% del totale. Tracciando un quadro della situazione delle donne in Italia e nell'Unione europea, osserviamo una sistematica discriminazione nei loro confronti, e la loro assenza nei processi decisionali. Ma nonostante tutti gli ostacoli, un ristretto numero di donne sono riuscite a rompere il soffitto di cristallo e ad affiancare gli uomini nelle posizioni di vertice. L'implementazione di politiche che promuovono la presenza delle donne nei consigli di amministrazione ha dimostrato effetti positivi sulle aziende, come un miglioramento delle performance finanziarie e una maggiore attenzione ai temi della sostenibilità. Ma non solo: l'inclusione delle donne ha impatto sulla società nel suo complesso. È stato ipotizzato che se le donne partecipassero nell’economia allo stesso modo degli uomini, il PIL mondiale aumenterebbe fino al 26%. Inoltre, la parità è anche strettamente legata alla pace: gli Stati che investono nel progresso delle donne sono più prosperi, più stabili e governati in maniera democratica. La presente tesi intende contribuire alla comprensione dell'importanza della parità di genere nei consigli d'amministrazione, attraverso l'analisi della normativa europea e italiana a favore delle donne, e illustrando i benefici derivanti dalla loro inclusione nei processi decisionali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/55068