Il captatore informatico "atipico"

This study aims to analyze the critical issues that characterize the atypical use of the “captatore informatico”, a fundamental tool for new informatic investigations. The technological footprint of today's society has also involved the criminal investigation sector, providing on the one hand cutting-edge investigative tools but also making necessary a revision of the principles and rules governing the search for evidence in the pre-digital age. In fact, the new means used by the authorities make it possible to carry out increasingly extensive and widespread investigations, but clash in a very profound way with rights and freedoms protected constitutionally and internationally. Among these, the computer catcher or Trojan horse plays a fundamental role in criminal investigations because it offers an extraordinary range of features in accessing information relating to suspects. From a technical point of view, it is malware that is secretly installed on the devices of the target subjects, taking full control of them. With a recent intervention (so-called Orlando Reform, 2017), the Italian legislator has limited itself to regulating only the use of the interceptor to carry out interception of communications, without defining the lawfulness or otherwise of other uses much more invasive for the private sphere of individuals, which are therefore defined as atypical. The admissibility in court of the atypical uses and investigative results of the collector is the subject of a heated debate between doctrine and jurisprudence, also fueled by the political world: a challenge for the Italian legislator still far from being resolved both for the diversity of positions and for the bureaucratic delay in the assimilation of technological evolution.

Questo studio si propone di analizzare le criticità che caratterizzano l’uso atipico del captatore inforamtico, uno strumento fondamentale per le nuove indagini informatiche. L’impronta tecnologica della società odierna ha coinvolto anche il settore dell’indagine penale, fornendo da un lato strumenti investigativi all’avanguardia ma rendendo anche necessaria una revisione dei principi e delle norme che disciplinavano le attività di ricerca della prova in età predigitale. Infatti, i nuovi mezzi utilizzati dalle autorità permettono di svolgere indagini sempre più vaste e capillari, scontrandosi tuttavia in modo molto profondo con diritti e libertà tutelati costituzionalmente e a livello internazionale. Tra questi, il captatore informatico o trojan horse ha un ruolo fondamentale nelle indagini penali perché offre un ventaglio di funzionalità straordinario nell’accesso alle informazioni relative agli indagati. Dal punto di visto tecnico si tratta un malware che viene installato segretamente nei dispositivi dei soggetti target, assumendone il pieno controllo. Con un recente intervento (c.d. Riforma Orlando, 2017), il Legislatore italiano si è limitato a disciplinare solamente l’utilizzo del captatore per effettuare intercettazioni di comunicazioni, senza definire la liceità o meno degli altri usi molto più invasivi per la sfera privata degli individui, che quindi vengono definiti atipici. L’ammissibilità in giudizio degli usi atipici e delle risultanze investigative del captatore è oggetto di un acceso dibattito tra dottrina e giurisprudenza, alimentato anche dal mondo politico: una sfida per il Legislatore italiano ancora lontana dall’essere risolta sia per la diversità delle posizioni, sia per il ritardo burocratico nell’assimilazione dell’evoluzione tecnologica.