A partire dal secolo scorso sono state sviluppate molte tecniche scientifiche per la rilevazione di una memoria colpevole, sia di tipo fisiologico e neurologico sia di tipo comportamentale, quali i tempi di reazione. Tali tecniche possono però essere influenzate dall’uso di contromisure e ciò costituisce un’importante limitazione per le applicazioni pratiche in contesti forensi. Tra le tecniche comportamentali, una delle più utilizzate in ambito forense è l’autobiographical Implicit Association Test (aIAT), che ha lo scopo di distinguere quale tra due versioni di un evento autobiografico è presente nella memoria dell’interrogato. L’aIAT ha un alto tasso di accuratezza (91%) ed è già stato utilizzato in casi reali in cui è necessario individuare se un accusato possieda il ricordo del reato. Ci sono però evidenze che suggeriscono che la creazione di un alibi da parte dei colpevoli possa alterare la performance all’aIAT e ridurre la sensibilità del test. In questo studio ci proponiamo in primo luogo di valutare l’impatto della familiarità con un alibi sulla performance all’aIAT. In secondo luogo, vogliamo testare l’ipotesi che la combinazione di aIAT e rilevazione dei movimenti oculari possa migliorare le prestazioni del solo aIAT nell’identificare il ricordo vero. A tale scopo abbiamo reclutato un campione di 120 partecipanti, che sono stati suddivisi in colpevoli e innocenti. I colpevoli dovevano compiere un mock crime, mentre gli innocenti svolgevano un’attività alternativa. I primi sono stati a loro volta assegnati a dei sottogruppi in base al livello di familiarità con un alibi: uno a cui non veniva assegnato l’alibi, uno che doveva ripetere l’alibi una volta e uno che doveva ripetere l’alibi cinque volte. A distanza di una settimana tutti i partecipanti hanno svolto un aIAT con la simultanea rilevazione dei movimenti oculari. I risultati mostrano un lieve impatto della familiarizzazione con un alibi sulla performance all’aIAT, in termini di accuratezza nell’identificazione dei colpevoli. Un modello statistico che combina aIAT e movimenti oculari è risultato più accurato nell’individuare chi possieda il ricordo colpevole rispetto al solo aIAT. Questi risultati suggeriscono quindi che l’effetto compatibilità evocato dall’aIAT è resistente alla familiarità con un alibi in un mock crime e che i movimenti oculari sono un indice potenzialmente utile per integrare l’aIAT e migliorarne sensibilmente l’accuratezza.

Familiarizzare con un alibi ha un impatto sull’autobiographical Implicit Association Test? Uno studio sulla combinazione di aIAT e eyetracking

LANFRANCHI, VIRGINIA
2022/2023

Abstract

A partire dal secolo scorso sono state sviluppate molte tecniche scientifiche per la rilevazione di una memoria colpevole, sia di tipo fisiologico e neurologico sia di tipo comportamentale, quali i tempi di reazione. Tali tecniche possono però essere influenzate dall’uso di contromisure e ciò costituisce un’importante limitazione per le applicazioni pratiche in contesti forensi. Tra le tecniche comportamentali, una delle più utilizzate in ambito forense è l’autobiographical Implicit Association Test (aIAT), che ha lo scopo di distinguere quale tra due versioni di un evento autobiografico è presente nella memoria dell’interrogato. L’aIAT ha un alto tasso di accuratezza (91%) ed è già stato utilizzato in casi reali in cui è necessario individuare se un accusato possieda il ricordo del reato. Ci sono però evidenze che suggeriscono che la creazione di un alibi da parte dei colpevoli possa alterare la performance all’aIAT e ridurre la sensibilità del test. In questo studio ci proponiamo in primo luogo di valutare l’impatto della familiarità con un alibi sulla performance all’aIAT. In secondo luogo, vogliamo testare l’ipotesi che la combinazione di aIAT e rilevazione dei movimenti oculari possa migliorare le prestazioni del solo aIAT nell’identificare il ricordo vero. A tale scopo abbiamo reclutato un campione di 120 partecipanti, che sono stati suddivisi in colpevoli e innocenti. I colpevoli dovevano compiere un mock crime, mentre gli innocenti svolgevano un’attività alternativa. I primi sono stati a loro volta assegnati a dei sottogruppi in base al livello di familiarità con un alibi: uno a cui non veniva assegnato l’alibi, uno che doveva ripetere l’alibi una volta e uno che doveva ripetere l’alibi cinque volte. A distanza di una settimana tutti i partecipanti hanno svolto un aIAT con la simultanea rilevazione dei movimenti oculari. I risultati mostrano un lieve impatto della familiarizzazione con un alibi sulla performance all’aIAT, in termini di accuratezza nell’identificazione dei colpevoli. Un modello statistico che combina aIAT e movimenti oculari è risultato più accurato nell’individuare chi possieda il ricordo colpevole rispetto al solo aIAT. Questi risultati suggeriscono quindi che l’effetto compatibilità evocato dall’aIAT è resistente alla familiarità con un alibi in un mock crime e che i movimenti oculari sono un indice potenzialmente utile per integrare l’aIAT e migliorarne sensibilmente l’accuratezza.
2022
Does familiarizing with an alibi impact the autobiographical Implicit Association test? A study on the combination of aIAT and eye-tracking
aIAT
movimenti oculari
alibi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/56096