L’elaborato si propone di esaminare le dinamiche in atto a livello europeo nella gestione del fenomeno migratorio. Obiettivo è dimostrare come gli interessi nazionali e la logica intergovernativa impediscano l’elaborazione di politiche basate sulla condivisione della responsabilità tra Stati membri e sull’accoglienza dei migranti che arrivano ai confini dell’Unione europea. Divenuta territorio attrattivo in particolare verso la fine del XX secolo, nel 2015 l’Europa ha affrontato la “crisi dei rifugiati”, che ha messo in evidenza la necessità di unire gli sforzi e collaborare a livello europeo per gestire gli arrivi. Attori governativi, non governativi, nazionali e sovranazionali si sono attivati con approcci e modalità differenti. A livello europeo, la difesa degli interessi nazionali perpetuata nelle sedi intergovernative ha comportato la realizzazione di risposte caratterizzate da forti limiti ed evidenti criticità. Dal malfunzionamento del Sistema Dublino, all’ambiguità dell’azione dell’Agenzia Frontex, ai controversi accordi coi Paesi terzi d’origine e di transito dei migranti, queste politiche rispecchiano a livello europeo la logica securitaria adottata dagli Stati in difesa della loro identità nazionale. Per sopprimere tale tendenza, la Commissione europea già nel 2016 aveva presentato valide proposte di riforma. Bloccate da un’eccessiva spinta sovranazionale in sede parlamentare e da freni intergovernativi in seno al Consiglio dell’Unione europea, queste sono state sostituite da un nuovo progetto di riforma presentato nel 2020. Il Nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo rappresenta un pacchetto di riforme che sostanzialmente mantiene in vita le problematiche attuali, in particolare riguardo al Sistema Dublino. La Commissione ha svolto un lavoro di compromesso che, se da una parte sta significando la possibilità di realizzare un accordo tra i due co-legislatori europei – Parlamento e Consiglio – dall’altra rischia di non comportare alcun reale miglioramento nella costruzione di una politica migratoria europea. È quanto sostenuto, fra gli altri, dal Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (ECRE), il quale auspicherebbe a scelte non improntate sulla sicurezza dei confini e sui rimpatri, ma sull’accoglienza di chi arriva nel continente europeo in cerca di una vita migliore.
LA DIFFICILE COSTRUZIONE DI UNA POLITICA MIGRATORIA EUROPEA: TRA SPINTE SOVRANAZIONALI E FRENI INTERGOVERNATIVI
BRAGAGNOLO, ALESSANDRA
2022/2023
Abstract
L’elaborato si propone di esaminare le dinamiche in atto a livello europeo nella gestione del fenomeno migratorio. Obiettivo è dimostrare come gli interessi nazionali e la logica intergovernativa impediscano l’elaborazione di politiche basate sulla condivisione della responsabilità tra Stati membri e sull’accoglienza dei migranti che arrivano ai confini dell’Unione europea. Divenuta territorio attrattivo in particolare verso la fine del XX secolo, nel 2015 l’Europa ha affrontato la “crisi dei rifugiati”, che ha messo in evidenza la necessità di unire gli sforzi e collaborare a livello europeo per gestire gli arrivi. Attori governativi, non governativi, nazionali e sovranazionali si sono attivati con approcci e modalità differenti. A livello europeo, la difesa degli interessi nazionali perpetuata nelle sedi intergovernative ha comportato la realizzazione di risposte caratterizzate da forti limiti ed evidenti criticità. Dal malfunzionamento del Sistema Dublino, all’ambiguità dell’azione dell’Agenzia Frontex, ai controversi accordi coi Paesi terzi d’origine e di transito dei migranti, queste politiche rispecchiano a livello europeo la logica securitaria adottata dagli Stati in difesa della loro identità nazionale. Per sopprimere tale tendenza, la Commissione europea già nel 2016 aveva presentato valide proposte di riforma. Bloccate da un’eccessiva spinta sovranazionale in sede parlamentare e da freni intergovernativi in seno al Consiglio dell’Unione europea, queste sono state sostituite da un nuovo progetto di riforma presentato nel 2020. Il Nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo rappresenta un pacchetto di riforme che sostanzialmente mantiene in vita le problematiche attuali, in particolare riguardo al Sistema Dublino. La Commissione ha svolto un lavoro di compromesso che, se da una parte sta significando la possibilità di realizzare un accordo tra i due co-legislatori europei – Parlamento e Consiglio – dall’altra rischia di non comportare alcun reale miglioramento nella costruzione di una politica migratoria europea. È quanto sostenuto, fra gli altri, dal Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (ECRE), il quale auspicherebbe a scelte non improntate sulla sicurezza dei confini e sui rimpatri, ma sull’accoglienza di chi arriva nel continente europeo in cerca di una vita migliore.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/57426