Nel diritto internazionale la frontiera è intesa come luogo tangibile e statico. Essa, infatti, demarca il confine dentro al quale lo Stato ha diritto di esercitare la propria sovranità. Ciò differisce da quanto ha luogo nel contesto europeo, i cui confini sembrano essere liquidi ed in continuo mutamento, determinati non tanto dai limiti territoriali effettivi degli Stati, quanto più dallo status degli individui che intendono attraversarli. L’attuale politica sulle migrazioni dell’Unione Europea si basa sul principio cardine di esternalizzazione delle frontiere, un approccio fondato sulla stipulazione di accordi – contraddistinti da un insieme di azioni giuridiche, militari e finanziarie – con Stati terzi volti a contrastare la mobilità delle persone migranti provenienti da Paesi terzi. Ciò avviene tramite il trasferimento delle procedure di identificazione, registrazione ed accoglienza al di fuori del territorio comunitario; “delocalizzando” quindi la responsabilità della gestione dei flussi migratori in capo a soggetti terzi, sia statali che non. Fulcro delle politiche di esternalizzazione delle frontiere sono gli accordi di riammissione e rimpatrio, stipulati dai Paesi membri con Paesi terzi autoritari o lacerati da conflitti interni. Tali accordi testimoniano una rinuncia collettiva nei confronti del mandato europeo di tutela dei diritti umani e fondamentali, con corrispondente violazione di norme costituzionali, sovranazionali ed internazionali. La forma di cooperazione elaborata nei partenariati con Paesi terzi si basa spesso su accordi che prevedono il pagamento di somme di denaro in cambio della gestione ed il contenimento dei flussi migratori. Simili accordi espongono la natura mercantile di tali relazioni, che sono solitamente vantaggiose per i Paesi terzi che ne beneficiano economicamente. A partire dal 2015 questo tipo di accordi sono spesso conclusi in sedi para-istituzionali ed attraverso forme iper-semplificate: agende, partenariati, dichiarazioni, scambi di note o memorandum. La convenienza dell’informalità deriva da una maggior facilità nella stipulazione e gestione dell’accordo, dall’impossibilità di discussione e critica pubblica e dall’elusione degli strumenti di controllo predisposti dai vari ordinamenti. Attori chiave per l’implementazione delle politiche di esternalizzazione e riammissione sono le forze di polizia e di frontiera degli Stati interessati dalle rotte migratorie. Esse assolvono compiti in materia di controllo e limitazione dei flussi migratori quali la verifica dell’identità dei migranti, il pattugliamento dei confini, il respingimento o fermo dei migranti alle frontiere. Ciò avviene anche tramite l’utilizzo di pratiche che si collocano al di fuori del diritto internazionale, tra cui utilizzo di violenza sproporzionata, forme di tortura, respingimenti collettivi, restrizioni e detenzioni arbitrarie.

Fortezza Europa: processi di esternalizzazione delle frontiere nelle politiche europee di asilo ed accoglienza: il caso bosniaco

COSSU, SOFIA
2022/2023

Abstract

Nel diritto internazionale la frontiera è intesa come luogo tangibile e statico. Essa, infatti, demarca il confine dentro al quale lo Stato ha diritto di esercitare la propria sovranità. Ciò differisce da quanto ha luogo nel contesto europeo, i cui confini sembrano essere liquidi ed in continuo mutamento, determinati non tanto dai limiti territoriali effettivi degli Stati, quanto più dallo status degli individui che intendono attraversarli. L’attuale politica sulle migrazioni dell’Unione Europea si basa sul principio cardine di esternalizzazione delle frontiere, un approccio fondato sulla stipulazione di accordi – contraddistinti da un insieme di azioni giuridiche, militari e finanziarie – con Stati terzi volti a contrastare la mobilità delle persone migranti provenienti da Paesi terzi. Ciò avviene tramite il trasferimento delle procedure di identificazione, registrazione ed accoglienza al di fuori del territorio comunitario; “delocalizzando” quindi la responsabilità della gestione dei flussi migratori in capo a soggetti terzi, sia statali che non. Fulcro delle politiche di esternalizzazione delle frontiere sono gli accordi di riammissione e rimpatrio, stipulati dai Paesi membri con Paesi terzi autoritari o lacerati da conflitti interni. Tali accordi testimoniano una rinuncia collettiva nei confronti del mandato europeo di tutela dei diritti umani e fondamentali, con corrispondente violazione di norme costituzionali, sovranazionali ed internazionali. La forma di cooperazione elaborata nei partenariati con Paesi terzi si basa spesso su accordi che prevedono il pagamento di somme di denaro in cambio della gestione ed il contenimento dei flussi migratori. Simili accordi espongono la natura mercantile di tali relazioni, che sono solitamente vantaggiose per i Paesi terzi che ne beneficiano economicamente. A partire dal 2015 questo tipo di accordi sono spesso conclusi in sedi para-istituzionali ed attraverso forme iper-semplificate: agende, partenariati, dichiarazioni, scambi di note o memorandum. La convenienza dell’informalità deriva da una maggior facilità nella stipulazione e gestione dell’accordo, dall’impossibilità di discussione e critica pubblica e dall’elusione degli strumenti di controllo predisposti dai vari ordinamenti. Attori chiave per l’implementazione delle politiche di esternalizzazione e riammissione sono le forze di polizia e di frontiera degli Stati interessati dalle rotte migratorie. Esse assolvono compiti in materia di controllo e limitazione dei flussi migratori quali la verifica dell’identità dei migranti, il pattugliamento dei confini, il respingimento o fermo dei migranti alle frontiere. Ciò avviene anche tramite l’utilizzo di pratiche che si collocano al di fuori del diritto internazionale, tra cui utilizzo di violenza sproporzionata, forme di tortura, respingimenti collettivi, restrizioni e detenzioni arbitrarie.
2022
Fortress Europe: frontier's externalization processes in the european asylum and immigration policies: the bosnian case
Esternalizzazione
Migrazione
Diritti umani
Europa
Bosnia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/57437