Background: La percezione dei movimenti attivi fetali (MAF) da parte della donna è da sempre considerato un indice di benessere del feto. Per questo motivo la riduzione dei movimenti fetali è causa frequente di visite prenatali non programmate e di preoccupazione materna. Ciò sottolinea la necessità di una maggior consapevolezza a riguardo, soprattutto perché questa condizione è associata a rischio di parto pretermine, ritardo di crescita, morte endouterina fetale ed un aumentato rischio di ricorso ad induzione o taglio cesareo, Apgar <7 a 5 minuti e ricovero nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale. Scopo dello studio: L’obiettivo dello studio è quello di analizzare il tipo di valutazione clinica a cui vengono sottoposte le gravide che effettuano un accesso in Pronto Soccorso per ridotti movimenti attivi fetali e successivamente valutare gli outcome materno-perinatali Materiali e metodi: Lo studio è stato condotto nell’Ospedale San Bortolo di Vicenza nel periodo di tempo tra gennaio ed agosto 2023. Per la raccolta dei dati sono state consultate le cartelle cliniche di tutte le donne con gravidanza singola e di epoca superiore alla 23° settimana gestazionale che, in questa finestra temporale, hanno effettuato un accesso al Pronto Soccorso Ostetrico-Ginecologico per ridotti movimenti attivi fetali. Sono stati raccolti i dati relativi all’accesso, alla modalità del parto, agli esiti materni e quelli perinatali. Risultati: Le gravide che si sono presentate per ridotta percezione dei movimenti fetali erano per lo più primipare con storia di precedenti aborti spontanei o multipare i cui pregressi parti hanno comportato degli esiti sfavorevoli per la madre. Tutte le donne sono state sottoposte a controllo ecografico con valutazione del liquido amniotico mentre il tracciato cardiotocografico è stato eseguito a partire dalla 27° settimana gestazionale. Alcune sono state invitate a tornare nei giorni successivi per un ulteriore controllo del benessere fetale tramite tracciato cardiotocografico. Dagli accertamenti eseguiti sono stati riscontrati diversi casi di morte endouterina fetale e di anomalie del liquido amniotico. Motivo per cui queste donne sono state sottoposte ad induzione e ricoverate. La maggior parte delle gestanti ha partorito a termine senza complicazioni od esiti matero-perinatali sfavorevoli. Tuttavia, alcune di esse sono andate incontro a taglio cesareo o parto operativo per distocia dinamica o meccanica o tracciato cardiotocografico non rassicurante. Conclusioni: La percezione materna di una riduzione dei movimenti fetali è una condizione che deve essere indagate attentamente, in quanto correlata ad un aumentato rischio di esiti perinatali sfavorevoli, primo tra tutti la morte endouterina fetale. La percezione materna di un cambiamento qualitativo dei movimenti fetali dovrebbe avere la precedenza su qualsiasi definizione numerica di riduzione dei movimenti attivi fetali. Vi è la necessità di creare delle linee guida per definire quali sono le modalità più appropriate di valutazione dei casi di ridotti movimenti attivi fetali e il relativo management per migliorare gli outcome materno-perinatali. Lo studio inoltre evidenzia la necessità di favorire la consapevolezza riguardo alle alterazioni dei movimenti fetali sia nelle donne che negli operatori sanitari.
Ridotti movimenti attivi fetali ed outcome materno-perinatale
BITTOLO, ALESSIA
2022/2023
Abstract
Background: La percezione dei movimenti attivi fetali (MAF) da parte della donna è da sempre considerato un indice di benessere del feto. Per questo motivo la riduzione dei movimenti fetali è causa frequente di visite prenatali non programmate e di preoccupazione materna. Ciò sottolinea la necessità di una maggior consapevolezza a riguardo, soprattutto perché questa condizione è associata a rischio di parto pretermine, ritardo di crescita, morte endouterina fetale ed un aumentato rischio di ricorso ad induzione o taglio cesareo, Apgar <7 a 5 minuti e ricovero nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale. Scopo dello studio: L’obiettivo dello studio è quello di analizzare il tipo di valutazione clinica a cui vengono sottoposte le gravide che effettuano un accesso in Pronto Soccorso per ridotti movimenti attivi fetali e successivamente valutare gli outcome materno-perinatali Materiali e metodi: Lo studio è stato condotto nell’Ospedale San Bortolo di Vicenza nel periodo di tempo tra gennaio ed agosto 2023. Per la raccolta dei dati sono state consultate le cartelle cliniche di tutte le donne con gravidanza singola e di epoca superiore alla 23° settimana gestazionale che, in questa finestra temporale, hanno effettuato un accesso al Pronto Soccorso Ostetrico-Ginecologico per ridotti movimenti attivi fetali. Sono stati raccolti i dati relativi all’accesso, alla modalità del parto, agli esiti materni e quelli perinatali. Risultati: Le gravide che si sono presentate per ridotta percezione dei movimenti fetali erano per lo più primipare con storia di precedenti aborti spontanei o multipare i cui pregressi parti hanno comportato degli esiti sfavorevoli per la madre. Tutte le donne sono state sottoposte a controllo ecografico con valutazione del liquido amniotico mentre il tracciato cardiotocografico è stato eseguito a partire dalla 27° settimana gestazionale. Alcune sono state invitate a tornare nei giorni successivi per un ulteriore controllo del benessere fetale tramite tracciato cardiotocografico. Dagli accertamenti eseguiti sono stati riscontrati diversi casi di morte endouterina fetale e di anomalie del liquido amniotico. Motivo per cui queste donne sono state sottoposte ad induzione e ricoverate. La maggior parte delle gestanti ha partorito a termine senza complicazioni od esiti matero-perinatali sfavorevoli. Tuttavia, alcune di esse sono andate incontro a taglio cesareo o parto operativo per distocia dinamica o meccanica o tracciato cardiotocografico non rassicurante. Conclusioni: La percezione materna di una riduzione dei movimenti fetali è una condizione che deve essere indagate attentamente, in quanto correlata ad un aumentato rischio di esiti perinatali sfavorevoli, primo tra tutti la morte endouterina fetale. La percezione materna di un cambiamento qualitativo dei movimenti fetali dovrebbe avere la precedenza su qualsiasi definizione numerica di riduzione dei movimenti attivi fetali. Vi è la necessità di creare delle linee guida per definire quali sono le modalità più appropriate di valutazione dei casi di ridotti movimenti attivi fetali e il relativo management per migliorare gli outcome materno-perinatali. Lo studio inoltre evidenzia la necessità di favorire la consapevolezza riguardo alle alterazioni dei movimenti fetali sia nelle donne che negli operatori sanitari.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/57793